Ho ascoltato Fausto Bertinotti alle Cantelmo. Presentava il
suo libro “Chi comanda
qui? Come e perché si è smarrito il senso della Costituzione”.
Interessante la prima parte del suo intervento in cui ha raccontato come sono nate le Costituzioni
e come quella Italiana, giudicata da moltissimi e non solo in Italia una vera e
propria carta pilota per le democrazie avanzate, sia riuscita a coniugare
diritti e doveri.
Il primo articolo in particolare che non parla, come quasi
tutte le Costituzioni, di “sovranità” che appartiene al popolo, ma introduce,
unica al mondo, un concetto che coniuga diritti e dignità: “L’Italia è una
Repubblica Democratica fondata sul lavoro”, sancendo l’importanza del lavoro
stesso per la crescita etica, culturale e politica di un popolo. E qui troviamo
il primo stravolgimento della Carta: quale lavoro? Quello precario senza
garanzie? Quello che fa del precariato stesso uno status normale?
E gli stravolgimenti della Carta quasi nel suo insieme li
troviamo praticamente in ogni articolo. La Costituzione detta “materiale” sta
prendendo il sopravvento e scardinando quella reale. Parliamo dell’articolo 11?
L’Italia è un paese in guerra nei fatti. La falsità delle missioni di pace è
palese. Parliamo dell’articolo 9? “L’Italia promuove lo sviluppo della cultura e
la ricerca scientifica e tecnica…” che dire dei continui e reiterati definanziamenti
alla cultura e alla ricerca?
Che la scuola debba essere “pubblica e gratuita” è ormai un
clamoroso falso. Non è un caso che le
università pubbliche e statali siano considerate di serie B. Emblematica la formazione
del “governo dei tecnici” che arrivano in blocco dalla Bocconi piuttosto che
dalla Luiss, oltre che da rinomati Istituti Bancari ovviamente. Si coniugano
così perfettamente le filosofie guida delle nuove classi dirigenti.
Clamoroso il tentativo fatto dal governo del “peggiore” di
cambiare l’articolo 41 sull’iniziativa privata che: “è libera”, aggiungendo
(neppure Benigni avrebbe fatto di meglio) una frase che dice che:
l’imprenditore può agire in ogni modo non vietato dalle leggi. Detta così è
assolutamente ridicola, un ossimoro, ripensata alla luce della marchionnate e
dello scardinamento dei contratti collettivi diventa inquietante.
Ora a stravolgere le carte in tavola non ci pensa più il
Parlamento nazionale da solo, ma i nuovi equilibri: la BCE e gli investitori che
dettano le regole del gioco.
E lo fanno anche imponendo un’aberrazione della quale si sta
discutendo e su cui c’è, a quanto pare, approvazione trasversale. Mettere in
Costituzione l’obbligo di pareggio in bilancio è uno scempio vero e proprio.
L’hanno detto otto economisti e cinque premi nobel ad Obama. Non ci sarebbe
stato New Deal se ci fosse stata questa norma ignobile. “Obbligo di pareggio in
bilancio significa semplicemente eliminare servizi per fare cassa in primo
luogo e non poter agire per la crescita in caso di emergenza poi” è stato
detto. Stiamo vedendo i danni che provoca il patto di stabilità per gli enti
locali che, anche se hanno quattrini da spendere, non possono farlo, neppure
per i servizi o per opere pubbliche che porterebbero lavoro.
Il problema è proprio nelle sovranità limitate in cui i
governi europei si trovano ad agire. La comunità delle banche e degli affari sta
mostrando il suo vero volto.
Se nel mondo esiste denaro sufficiente ad acquistare dieci
volte le merci prodotte, a che serve il rimanente se non alle speculazioni per
tenere sotto scacco le economie nazionali?
La sovranità delle nazioni è assolutamente limitata in
mancanza di una carta costituzionale europea.
La Grecia propone un referendum per decidere il suo futuro?
Non se ne parli proprio, non hanno il diritto di farlo.
L’Italia è in crisi? Inviano una letterina con una trentina
di punti in cui dicono la manovra economica da fare, impongono le dimissioni
del governo e la sua sostituzione con uno chiamato di emergenza, il tutto
lasciando da parte la politica, quindi gli eletti, sia pure con una infame
legge elettorale. Il popolo non è sovrano e non ha alcun diritto di essere
ascoltato.
I Parlamentari, già ridotti a passacarte senza capacità
negli ultimi 15 anni, di fare proposte di legge, piuttosto solo di votare
fiducie e decreti governativi, ora è ancora meno. Non abbiamo ancora ascoltato
una voce che contesti forte e chiaro il pareggio di bilancio, per esempio.
Il governo Monti sembra la prosecuzione della filosofia del “peggiore”.
La risposta ai “temi svolti” dai nostri governanti non si è
fatta attendere, gli speculatori se ne fregano e continuano a lavorare per
colpire duramente un’Europa indifesa e non ancorata ad una banca centrale che
acquisti titoli di stato e ne controlli il mercato come le sue sorelle mature
statunitensi, inglesi e giapponesi. Il problema è questa Europa che non sa
funzionare sui diritti e sui doveri ma solo sui bilanci. Un’Europa senza una
Costituzione è inconsistente ed è in mano ai più forti.
Quello che invece non mi ha convinto del discorso di
Bertinotti è stata la seconda parte, il “Che fare?”
«I partiti sono inadeguati, occorre guardare con attenzione
ai movimenti mondiali, dall’Africa agli USA e deideoligizzarci tutti quanti».
«E’ dai primi anni ’80 del secolo scorso che seguiamo i
movimenti e siamo sempre fermi qui» mi dice l’amico che sta con me.
Al momento ribadisco la mia impotente ignoranza rubando una
frase ascoltata in qualche posto “Non so più che mondo voglio, so solo che
questo è il peggiore”.
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