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mercoledì 30 novembre 2011

Bertinotti, costituzione e banche




Ho ascoltato Fausto Bertinotti alle Cantelmo. Presentava il suo libro “Chi comanda qui? Come e perché si è smarrito il senso della Costituzione”. Interessante la prima parte del suo intervento in cui  ha raccontato come sono nate le Costituzioni e come quella Italiana, giudicata da moltissimi e non solo in Italia una vera e propria carta pilota per le democrazie avanzate, sia riuscita a coniugare diritti e doveri.
Il primo articolo in particolare che non parla, come quasi tutte le Costituzioni, di “sovranità” che appartiene al popolo, ma introduce, unica al mondo, un concetto che coniuga diritti e dignità: “L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro”, sancendo l’importanza del lavoro stesso per la crescita etica, culturale e politica di un popolo. E qui troviamo il primo stravolgimento della Carta: quale lavoro? Quello precario senza garanzie? Quello che fa del precariato stesso uno status normale?
E gli stravolgimenti della Carta quasi nel suo insieme li troviamo praticamente in ogni articolo. La Costituzione detta “materiale” sta prendendo il sopravvento e scardinando quella reale. Parliamo dell’articolo 11? L’Italia è un paese in guerra nei fatti. La falsità delle missioni di pace è palese. Parliamo dell’articolo 9?  “L’Italia promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica…” che dire dei continui e reiterati definanziamenti  alla cultura e alla ricerca? 
Che la scuola debba essere “pubblica e gratuita” è ormai un clamoroso falso.  Non è un caso che le università pubbliche e statali siano considerate di serie B. Emblematica la formazione del “governo dei tecnici” che arrivano in blocco dalla Bocconi piuttosto che dalla Luiss, oltre che da rinomati Istituti Bancari ovviamente. Si coniugano così perfettamente le filosofie guida delle nuove classi dirigenti.   
Clamoroso il tentativo fatto dal governo del “peggiore” di cambiare l’articolo 41 sull’iniziativa privata che: “è libera”, aggiungendo (neppure Benigni avrebbe fatto di meglio) una frase che dice che: l’imprenditore può agire in ogni modo non vietato dalle leggi. Detta così è assolutamente ridicola, un ossimoro, ripensata alla luce della marchionnate e dello scardinamento dei contratti collettivi diventa inquietante.
Ora a stravolgere le carte in tavola non ci pensa più il Parlamento nazionale da solo, ma i nuovi equilibri: la BCE e gli investitori che dettano le regole del gioco.
E lo fanno anche imponendo un’aberrazione della quale si sta discutendo e su cui c’è, a quanto pare, approvazione trasversale. Mettere in Costituzione l’obbligo di pareggio in bilancio è uno scempio vero e proprio. L’hanno detto otto economisti e cinque premi nobel ad Obama. Non ci sarebbe stato New Deal se ci fosse stata questa norma ignobile. “Obbligo di pareggio in bilancio significa semplicemente eliminare servizi per fare cassa in primo luogo e non poter agire per la crescita in caso di emergenza poi” è stato detto. Stiamo vedendo i danni che provoca il patto di stabilità per gli enti locali che, anche se hanno quattrini da spendere, non possono farlo, neppure per i servizi o per opere pubbliche che porterebbero lavoro.
Il problema è proprio nelle sovranità limitate in cui i governi europei si trovano ad agire. La comunità delle banche e degli affari sta mostrando il suo vero volto.
Se nel mondo esiste denaro sufficiente ad acquistare dieci volte le merci prodotte, a che serve il rimanente se non alle speculazioni per tenere sotto scacco le economie nazionali?
La sovranità delle nazioni è assolutamente limitata in mancanza di una carta costituzionale europea.
La Grecia propone un referendum per decidere il suo futuro? Non se ne parli proprio, non hanno il diritto di farlo.
L’Italia è in crisi? Inviano una letterina con una trentina di punti in cui dicono la manovra economica da fare, impongono le dimissioni del governo e la sua sostituzione con uno chiamato di emergenza, il tutto lasciando da parte la politica, quindi gli eletti, sia pure con una infame legge elettorale. Il popolo non è sovrano e non ha alcun diritto di essere ascoltato.   
I Parlamentari, già ridotti a passacarte senza capacità negli ultimi 15 anni, di fare proposte di legge, piuttosto solo di votare fiducie e decreti governativi, ora è ancora meno. Non abbiamo ancora ascoltato una voce che contesti forte e chiaro il pareggio di bilancio, per esempio.
Il governo Monti sembra la prosecuzione della filosofia del “peggiore”.
La risposta ai “temi svolti” dai nostri governanti non si è fatta attendere, gli speculatori se ne fregano e continuano a lavorare per colpire duramente un’Europa indifesa e non ancorata ad una banca centrale che acquisti titoli di stato e ne controlli il mercato come le sue sorelle mature statunitensi, inglesi e giapponesi. Il problema è questa Europa che non sa funzionare sui diritti e sui doveri ma solo sui bilanci. Un’Europa senza una Costituzione è inconsistente ed è in mano ai più forti.
Quello che invece non mi ha convinto del discorso di Bertinotti è stata la seconda parte, il “Che fare?”
«I partiti sono inadeguati, occorre guardare con attenzione ai movimenti mondiali, dall’Africa agli USA e deideoligizzarci tutti quanti».
«E’ dai primi anni ’80 del secolo scorso che seguiamo i movimenti e siamo sempre fermi qui» mi dice l’amico che sta con me.
Al momento ribadisco la mia impotente ignoranza rubando una frase ascoltata in qualche posto “Non so più che mondo voglio, so solo che questo è il peggiore”. 

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