Agosto se ne va, si porta dietro un’estate afosa e bizzarra,
mare, dialisi, non mangiare questo, non mangiare quello, e ancora mare e poi un
governo che cade, uno che si forma per ricadere fra qualche mese. Un girotondo
istituzionale in pratica. Estate calda come mi piace, quando il sole ti avvolge
e il mare ti accoglie come liquido fetale, mentre i ragazzi camminano in città,
ridono, scherzano, sono seri. Mentre passa quella con un seno prorompente e
loro guardano facendo finta di guardare altrove. E’ passata anche la festa del
santo patrono, con le bancarelle, le luminarie, Bennato in concerto il sindaco in proceessione con gl iassessori, i papaveri alti alti che camminano dietro la statua
del santo che nel frattempo è sceso dalla sua colonna per fare lifting. E i ristoranti
sono pieni, e sono piene di depliant le buche delle lettere, e il postino che
un tempo portava lettere d’amore ora è travolto dalla e - mail e porta solo
bollette. Un tempo lo aspettavo con ansia e lui mi urlava per strada “Gianni,
è arrivata”, con buona pace della privacy. Però avevo 18 anni, chi se ne fregava della privacy. Un tempo, ora lo si vede da lontano
e si dice “cazzo, arriva”, e fai finta di guardare altrove come i ragazzi fanno
con quella col seno prorompente. Però lei se ne va, il postino è inesorabile,
arriva e basta.
Ricordi di campagne assolate in Piemonte quando nel primo
pomeriggio si andava in bicicletta verso Tanaro, detto Beach, con Carlone e il suo
mangiadischi e tutto l’armamentario da spiaggia come fosse un mare. E mosche e
tafani e zanzare, ma chi se ne fregava allora, eravamo ragazzi, si pedalava
sotto il sole delle 14 per un paio di Km su strade sterrate, e quando passavano
i grandi in auto sollevavano un polverone che rimaneva sospeso nell’aria un
tempo infinito perché non c’era un alito di vento. Ma si andava e si spiava
quella più carina. Di solito era un folle amore platonico adolescenziale, poi passava
in settembre.
Eggià, passa l’estate calda e afosa, ci aspetta un
lunghissimo, infinito autunnoinverno magari senza nebbia, ma con molte rotture
di scatole. E, diciamolo, al Natale preferisco il ferragosto. Meno panettoni,
meno volemose bene, ma sguardi oltre il mare.
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