Ė andata a fuoco Notre Dame de Paris. Uno scempio per l’umanità
intera, non solo per il cattolicesimo. Quando viene distrutta un’opera d’arte
che è anche simbolo per il mondo, di bellezza, di grandezza, di come l’uomo
possa essere immenso e creare capolavori, solo allora ci si rende conto di
quanto stiamo perdendo in arte, ma soprattutto in umanità. Quando il fuoco
distrugge è necessario chiedersi dove viviamo. In altri tempi molto cupi,
qualcuno pensò di bruciare i libri, forse credendo che senza leggere il popolo
sarebbe stato più assoggettabile e gregge, è un gioco che molto è piaciuto ai
più crudeli dittatori, da Hitler a Pinochet.
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In questi giorni, di fronte allo scempio di Parigi, ci sono
state reazioni a livello globale, anche nei nostri TG RAI, dove qualche
(sedicente) giornalista, solo perché al soldo di un ministro che ama la nutella
e adora veder lasciati in mare dei profughi, fa un intero telegiornale tentando
di convincere il popolo che lui considera gregge (quello che non legge neppure
la pubblicità) che la colpa di tutto ciò è del jiadismo. Immediata arriva l’eco
di uno dei capi di casa pound, altro schiera di ipoleggenti, assolutamente
digiuni di nozioni di storia, per non dire della geografia, a dargli man forte dicendo che al posto della cattedrale che brucia qualcuno vuole una moschea.
Altri si affannano a ricordare al mondo intero che va a fuoco solo una chiesa, però muoiono migliaia di persone per fame, guerre, stermini,
genocidi. Quasi il dolore per la perdita del bello offuscasse quello della
perdita di humanitas.
Eppure ogni pezzo di bellezza che perdiamo è un
impoverimento, ogni libro bruciato è uno scempio, ogni volta che sappiamo di
non poter più vedere, anche da non credenti, Notre Dame com’era, dobbiamo
indignarci, esattamente come di fronte agli scempi dell’umanità, ai barconi
lasciati in mare, alle urla razziste sui
bus e per le strade italiane. O riprendiamo la capacità dell’indignazione,
della difesa dell’umanità e del bello in ogni sua forma, oppure saremo
costretti ad una caduta nel profondo più tetro e buio, quello dell’assuefazione
al peggio, a governanti sciatti, a guerrafondai, ai veri terroristi, i più
criminali, quelli che bruciano libri.
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