“Con tutto il cielo in gola” è il nuovo romanzo di Daniela
Palmieri. L'autrice è libraia nell’antica libreria di famiglia in Lecce, dalla
fanciullezza vive “dentro” i libri, dentro nel senso più letterale del termine,
li legge, li ama.
Come scrittrice è alla sua quarta pubblicazione, con Besa editore ha
pubblicato “la Cerva” e “l’ultima volta che sono stato felice”. Con i Quaderni
del Bardo “Parole in prestito” e quest’ultimo romanzo.
Già il titolo, che è un verso della poesia “L’allodola e la
luna” di Vittorio Bodini, lascia immaginare una sorta di travaglio,
un cielo in gola che riempie, toglie il fiato, e alla fine ti lascia, come si
legge nel testo di Bodini:
“In una stanza in
fondo, la memoria,
di te non si informava, fine d’ un grande giorno: Giorno da meditare
davanti a una
finestra, con il silenzio alle spalle”.
Le storie che si intrecciano nel libro sono quelle di
Matilda, Antonio, Anna, Nerone (il senegalese che vende la sua merce), e ancora
mamme, nonne ed altri personaggi della periferia cittadina. Una storia che pare partire al maschile ma che vede protagoniste
le donne. La periferia è quella di Lecce, ma potrebbe essere coniugata in
qualsiasi città del sud e del nord estremo. Periferie come luoghi di confine, fuori dalle luci della città, paesi non/paesi. Facciate di
palazzi tristemente scalfite da scritte e da scorticature sull’intonaco, ragazzi
che sciamano, appartamenti occupati e sgomberati. Storie di ordinario degrado
insomma, di povertà antiche e nuove. Di migrazioni in Svizzera e Germania o
semplicemente al nord di questa Italia. Quello che colpisce nella scrittura della
Palmieri è il linguaggio lento, pacato, descrittivo. Leggendo ho provato le
stesse sensazioni che anni addietro sentivo leggendo Cesare Pavese, storie di altri paesi, che lasciavano e lasciano dentro una malinconia simile a quella della
periferia raccontata da Daniela. Forse il paragone è azzardato, là si parlava di
microcosmi, i paesi appunto, con loro storie secolari, qui siamo in
periferie che nella loro apparente inclusività tendono ad escludere. Così la
giovanissima Matilda percorre quelle strade, quei sogni che sembrano già
infranti nell’adolescenza. Quella disillusione che la pervade. Così Antonio,
ruvido ex calciatore, ex sognatore, rassegnato, vive la sua idea di “essere
comunista”, di manifestazioni in giro per l’Italia con una verve d’altri tempi,
quando i sogni, veramente, “occupavano le strade” che la realtà e l’oggi ci
hanno fatto scordare. Il romanzo non è “facile”, ci mette di fronte a realtà
dure, inquietanti. Le stesse che viviamo ogni giorno e alle quali forse
sembriamo abituarci, finchè non arriva Daniela Palmieri a spalmarle sui nostri
cammini, quasi a dire “parliamone”. Anche gli abitanti di quella 167 che
vogliono opporsi ad uno sgombero e dovrebbero essere l’altra società possibile, sembrano far parte di un
mondo altro, diverso, lontano. Dal benessere della famiglia di Matilda alla
caduta verso un basso al quale si deve abituare, dalla perdita del padre, alle
sconfitte di una vita che sembra non dare pace.
E i ragazzi, quelli per i quali “… non c’è rivolta, non c’è ideale, è solo tristezza di gente che è
diventata povera o se già lo era lo è ancora di più, povera e disperata… la
maggior parte dei ragazzi non sa cos’è il lavoro, è passata dalla scuola al non
fare nulla..”
Tutto si sussegue in un racconto scritto ottimamente, "orizzontale" e da
leggere, per quanto mi riguarda, con estrema lentezza. Non se ne esce con
leggerezza, e questo è un pregio.
Daniela Palmieri – Con tutto il cielo
in gola – Ed. Quaderni Del Bardo – Salento d’esportazione - € 15.00
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