Guardando il cielo, nuvole basse,
tramontana leggera. Rondini qua e là, sorrisi dei ragazzi che passano. Ricordi
che si rincorrono nella testa. Chi fotografa il mondo da dietro una lente vede
pezzi di realtà, cerca il particolare e solo quello, cerca quella luce e solo
quella. Il fotografo sta dentro una lente… (lente lenta?). Chi scrive invece guarda la fotografia, poi guarda la realtà, la trasforma in parole, a volte la
deforma per meglio dirne.
Ho conosciuto un pittore daltonico, mi mancava. Il
fotografo daltonico come vede le rosse rose del fioraio? E lo scrittore miope
come dice la realtà dipinta dal pittore daltonico? Lui non saprà mai se quel
verde che vede dipinto voleva essere proprio verde… Lui no, neppure il pittore. Però lo scrittore ne dirà.
In fondo è una grande bugia dire “il verde” guardando foreste o prati. Esistono mille verdi in natura, nessuna foglia è identica all’altra.
Come non è azzurro il mare, Dalla diceva che è profondo, ma è altra cosa. Il mare si colora di mille tonalità.
Il
signore che alle sette di mattino sorseggia il suo cocktail al bar dove io a volte prendo un caffè, come vede i verdi? “Lei di dov’è?” mi chiede con voce
impastata dal troppo bere, “Piemonte” “Ah, Barbera, Barolo, Grignolino…” non è daltonico, neppure miope, neppure cerca
il particolare, lui alle sette del mattino beve liquori dei quali probabilmente
(altro daltonismo) non riconosce il sapore. Basta che sballino a sufficienza. E
del Piemonte conosce il Barbera. Non è molto, neppure poco però. Ci sono mille piemontesi che non conoscono il negramaro.
Il cielo là sopra continua a dire che lui potrebbe far piovere,
solo se vuole però, deciderà come e quando gli farà comodo. Probabilmente nel
momento stesso in cui uscirò di casa, o in cui il fotografo non daltonico vedrà
quel particolare sotto quella luce che immediatamente cambia e il fregio
diventa sfregio. Sorriderà… Lo so che
sorriderà, perché ci sarà un altro tempo ed un'altra luce. Mentre scrivo di daltonismo, fotografia e ubriachi
il pensiero naviga, ora è affondato in una maestosa pasta con le cozze. Sarà la
fame?
Però è bello di tanto in tanto spegnere il filo diretto con
l’informazione e non pensare se vincerà la Raggi o l’Appendino. Appendino però
è un cognome bizzarro, ammettiamolo, se vincerà… povero Fassino… Appeso
all’appendino? Steso ad asciugare sull’appendino? “Cittu” mi direbbero a Lecce,
noi a Solero siamo più parchi e dicamo “cito” una sola t per risparmiare.
A ben pensare Fassino fa rima con Appendino, non è così per
la capitale, Raggi non somiglia neppure di profilo a Giachetti.
Basta politica per carità, parliamo di adolescenti? Sono
quelli che hanno alcune caratteristiche tipiche:
- Sanno tutto e quando scoprono una cosa qualunque ti dicono
“ma cosa vuoi sapere tu?” senza curarsi del fatto che i 50 anni in più qualcosa
hanno insegnato.
- Sono il centro del mondo, tutto è loro dovuto.
- Passano ore a farsi tagli di capelli che chiamare
“bizzarri” è un sottile eufemismo, e pensano di suscitare interesse smodato.
Poi l’adolescenza passa, crescono e maturano, è parte di un
percorso e sta bene così. Il problema sono gli adolescenti quarantenni, hanno
gli stessi atteggiamenti e tatuaggi dei primi, ma un’età in cui il recupero non è più possibile. E va bene
così. Il cielo è sempre fra il biancastro e il grigio, anche le rondini si
sono rotte i maroni e non svolazzano più. In compenso passa quello con la moto
più rumorosa e il proprietario del clacson al semaforo fa sentire la sua voce.
Bene, chiudiamo queste elucubrazioni, con il pensiero alla
pasta con le cozze, ai fotografi, ai pittori (daltonici e meno), ai poeti che
devono scrivere di sentimenti, ai
cantanti che cantano, alla notte della taranta. In attesa dei ballottaggi e
dello scoprire quale coccodrillo dovrà gettare via Mentana, quello per il PD o
quello per i grillini? Poche ore e sapremo.
Au revoir. (Come si evince dai ballottaggi in corso, lo scritto risale alla domenica
quasi sera, del 19 giungo 2016)
P.S. – alle 21 il cielo si è aperto ed è comparsa una
meravigliosa luna piena. Sta guardando qui sotto e (forse) si dice “mah, che
strambo mondo”.
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