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sabato 19 settembre 2015

Il 20 settembre a Nardò: schiavitù schiavo io. Salento come Piemonte, caporali e schiavi

“Schiavitù. Schiavo io” per dire “no” al caporalato e ad ogni forma di schiavitù e sfruttamento dei lavoratori.


Siamo arrivati, la “provocazione” lanciata da Mino De Santis, cantautore salentino, di fare una giornata per ricordare il caporalato e a riduzione in schiavitù sta per arrivare.

Sarà giornata di musica e parole in una piazza, quella di Nardò, già centro di manifestazioni contro il caporalato e per la dignità dei lavoratori immigrati trattati come bestie da organizzazioni (possiamo chiamarle mafiose?) composte da proprietari terrieri, coltivatori e portatori di voti, un sottobosco di complicità, caporali che girano con la pistola alla cinta, donne e uomini che debbono lavorare e poi pagare al caporale il panino, l’acqua per bere, il trasporto nei campi. Il tutto in un territorio che spesso non sapeva vedere, con un’amministrazione che allarga le braccia e dice che non può aprire una masseria perché non ha i soldi per farlo. E nessuno, tranne la DIA, che chieda conto ai proprietari terrieri. Il procuratore Cataldo Motta, quando fece una retata di criminali, compresi alcuni latifondisti, nel corso della conferenza stampa disse: “all’università non studiai molto il reato di riduzione in schiavitù, mi sembrava cosa antica, oggi debbo incriminare persone per questo infame reato”. Vedremo come finiranno i processi.
Oggi arrivano molti, moltissimi nuovi immigrati, e domenica le note di piazza Salandra, in Nardò dovrebbero arrivare fino nell’estremo nord, in Piemonte per esempio. Il bel Monferrato ferito a morte dagli stessi reati commessi in Salento, in Calabria, in Campania, in Emilia, in Veneto.  Il caporalato nei vigneti del barbera, del barbaresco, del dolcetto. Lo denuncia un articolo inchiesta su L’Espresso e lo verificano indagini dei carabinieri. A Canelli come in tutto il Monferrato la corsa è a chi paga meno la mano d’opera, a chi evade il fisco, a chi non assicura i lavoratori, a chi tiene in condizioni disumane donne, bimbi e uomini deportati dalle organizzazioni mafiose dei caporali  di cui i vignaioli piemontesi  utilizzano l’offerta diventandone nei  fatti complici, correi. Diventando mafiosi!
Il problema è anche di chi non vede non sente e non parla. Dei sindaci che non sanno che nei campi dei loro territori dormono persone senza acqua e senza luce elettrica, che nulla fanno per capire dove lavorano, a chi appartengono i vigneti che vendemmiano. 
Le mafie iniziano così la conquista dei territori, piano piano, con metodo. Successe in Emilia dove arrivarono piccole aziendine del movimento terra che praticavano prezzi bassi e radicarono la ndrangheta. Successe altrove dove piccoli artigiani semianalfabeti improvvisamente aprivano una finanziaria con chissà quali quattrini da gestire. Il passo successivo era acquistare case, prestare soldi, gestire aziende più grandi. Piano piano, con metodo e precisione. Nessuna città è mafiosa di per sé, un vigneto però può diventare reddito per la mafia, omertoso, non vede non sente non parla.
Quelli di schiavitù sono reati contro l’umanità contro i quali, con condanna definitiva, il legislatore dovrebbe prevedere la confisca dei beni a chi ha fatto lavorare nei suoi campi Persone gestite dai suoi complici.
Non stupisce che nella traquilla città di Alessandria un consigliere comunale finisca in galera per mafia. Non stupisce che Bardonecchia sia stata commissariata, soprattutto non stupiscono i beni confiscati in province del nord sedicente produttivo. Non stupisce perché le mafie (n’drangheta, cosa nostra, camorra) in quei luoghi sono ormai radicati a livelli alti.
Da Nardò a Canelli, Alba, Asti, Alessandria… note di musica contro!

Le adesioni alla giornata di Nardò, ad oggi, sono state numerosissime, citiamo:
 Mino De Santis, Rachele Andrioli, Davide Qba Apollonio, Giuseppe Apollonio, Antonio Aprile, Raffaella Aprile, Stefano Armirotta, Andrea Baccassino e Bashaka Indie, Marco Bardoscia, Leone Marco Bartolo, Sergio Bellavita, Irene Bello, Tiziana Buccarella, Alessandra Caiulo, Alessandro Calabrese, Antonio Calò, Toto Cavalera, Antonella Cazzato, Salvatore Ciriolo, Vittorio Ciurlia, Alessandro Colazzo, Alessandro Colonna, Emanuele Coluccia, Salvatore Coluccia, Daniele Coricciati, Valerio Daniele, Marcello De Carli, Giuseppe delle Donne, Pino De Luca, Raoul De Razza, Gianni De Santis, Rocco De Santis, Massimo Donno, Andrea Doremi, Alessandro Dreker Pheeore, Mauro Durante, Andrea Episcopo, Andrea Favatano, Enzo Fina, Simone Fracasso, Simone Franco, Emanuela Gabrieli, Rocco Gennaro, Alessio Giaffreda, Saverio Giaffreda, Zaira Giangrieco, Ninfa Giannuzzi, Gian Maria Greco, Marina Greco, Stefania Greco, Agostino Indennitate, Marta Innocente, Giancarlo Leuzzi, Marina Leuzzi, Emanuele Licci, Angelo Litti, Gianluca Milanese, Graziano Mandolfo, Roberto Marangone, Luigi Mariano, Salvatore Marra, Valentina Marra, Nadia Martina, Carmen Maruccio, Egidio Marullo, Patrizia Massafra, Francesco Massaro, Massimo Minutello, Gabriele Molendini, Ada Moschettini, Anna Nacci, Lara Napoli, Fulvio Palese, Morris Pellizzari, Enzo Petrachi, Donatello Pisanello, Adriano Piscopello, Gabriele Polimeno, Nando Popu, Biagio Prete, Claudio Prima, Maria Profico, Raf Qu, Franck Quaranta, Emanuele Rag, Piero Rapanà, Maria Renna, Papa Ricky, Danilo Rizzo, Antonio Romano, Fabrizio Saccomanno, Giorgia Santoro, Ilaria Seclì, Pantaleo Sergio, Giuseppe Tarantino, Alessia Tondo, Stefano Torsello, Treble, Aurelia Trianni, Roberto Vantaggiato, Cristiana Verardo, Daniele Vigna, Max Vigneri, Daniele Vitali, Ciccio Zabini, Marcello Zappatore, Ar10, Canto da Sud, Camden, Canzoniere Grecanico Salentino, Duo Sciatrì, Ensemble Terra D'Otranto, gruppo Incanto Copertino, La Rocha, Minosound Farmers, Resina Sonora, Respiro, Salento all stars, Tarantula Rubra, Teatrino Due pollici, Arci Lecce, Arci Eutopia, Arci Nardò Centrale, Arci Nova Acquarica del Capo, Associazione Mujmuné, Fondazione Ant Italia, Ciclofficina, Csv, Diritti a Sud, Onlus Don Tonino Bello Nardò, Associazione culturale Vittorio Bachelet Taviano, Fondo Verri, Guerriglia culturale, Piazza Baratto.
(Fonte Ufficio stampa Alessio Giaffreda a Marina Greco)



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