Un pezzo scritto nel 2012…
I lamponi non sono lampi grandi, però per la lingua italiana potrebbero esserlo!
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L’orizzonte verso est era illuminato l’altra notte. Lampi e
altri lampi. Arrivavano da là, da est, forse sbarcavano a Otranto come i
turchi. Tutta merce da esporazione insomma, un tempo le fedi, oggi le
democrazie, con strumenti simili.
Storia di lampi, di democrazia e di religioni nella notte
dei temporali leccesi. “Credo….” A che credo? Mah, forse ai lampi che quando
ero piccolo qualcuno mi disse che sono inviati da Dio, ma si confondeva, un
altro Dio mandava strali, lo dipingono con un fascio di lampi in mano da
mandare giù, ai mortali che lo meritano. Altro Dio… altr’odio… metti un
apostrofo e cambia la vita, bizzarra davvero la lingua italiana. C’era sereno
sopra la testa ieri notte. Là in fondo una muraglia di nuvole nere come la
notte di notte, dietro le nuvole quei chiarori improvvisi, impudichi,
irriverenti, maestosi, inquietanti. Una sigaretta fumata mentre passa la
polizia a vigilare la notte, passa in auto e se ne frega dei lampi e lamponi.
Su Otranto, forse sul mare, scaricavano i lampi, ed io pensavo alla chiesa di
Santu Mauru là, fra Gallipoli e Lido Conchiglie, qualcuno un anno fa la dipinse
di rosa. Si inalberarono in molti per
quel tetto rosa confetto. Si alzarono voci roboanti come tuoni di
puristi dell’arte trafitta. Ancora si intravede il rosa in realtà. Ci pensavo
guardando lampi, e se nessuno fa nulla per quella chiesa, se nessuno dice ai
turisti (non solo a loro in realtà) di cosa si tratta, chi ha il diritto di
scandalizzarsi per un po’ di rosa? E se lo lasciassimo per un secolo almeno,
quel rosa, non diventerebbe testimonianza di (in)civiltà passate? Strana cosa
l’arte, strani i lampi che scaricano luce nella notte. Camminavo nella mattina
leccese, lei aveva forse quattro anni, stava per mano alla madre verso la
scuola materna, lei dice indicando le piastrelle quadrate del marciapiedi “sono
triangoli” “veramente sono quadrati” risponde saggiamente la madre “No! Sono
tri - an – go – li”. Ecco, la bimba di quattro anni aveva le idee chiarissime,
se ha memorizzato il triangolo come forma, perché debbono esisterne altre? In
fondo era un lampetto (lampino?) anche lei, sconvolgeva la notte della
monotonia. Ma poi perché se uno è insonne e naviga la notte con i suoi silenzi
poi finisce che si lascia andare a pensieri strambi? Che c’entrano i lampi
(lamponi?) con la bimba e con gli dei (il Dio?). Il fatto è che nella notte
navigano guerrieri, ubriaconi, guidatori stanchi, quella che corre a piedi alle
cinque di mattino così poi si sente in forma, passano poliziotti e carabinieri
che vigilano le notti e poi ci fanno sapere
che ci sono le signorine vicino alla stazione che stazionano aspettando
un mezzo su cui salire. E poi il sale che manca sempre, la via del sale che si
inerpica sull’Appennino ligure e sugli scogli del basso Salento. Nella notte ci
si lascia andare ad aspettare l’alba che arriva da dietro quelle nuvole nere
con lampi, e dove il cielo è sereno si vede anche una falce di luna,
ammonizione! Da qualche parte si discute
su chi sarà il segretario cittadino del PD. “Caffè e cornetto per favore”, non
per insolenza, per carità, è proprio che non me ne può fregare di meno.
Lampi… pioveva su Brest, diceva Prevert. E pioveva anche sul
mare sotto i lampi… forse.
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