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sabato 11 aprile 2015

Parigi e i selfie

Denunciamoli per induzione all'ignoranza! 
Basta con i produttori di telefoni che fanno fotografie, basta con gli spacciatori di quelle strambe prolunghe per fare i selfie! Uno Stato etico deve difendere i più deboli anche dalla loro stessa imbecillità.
Si fanno chilometri, si spendono quattrini per vedere un museo o una scultura, per ammirare dal vero quello che su un computer puoi tranquillamente osservare da casa, però un quadro appeso o una scultura destano emozioni diverse,  hanno le loro rotondità, asprezze, espressioni ruvidità o morbidezza che puoi accarezzare con lo sguardo quando non addirittura sfiorare  con una mano. Le emozioni stanno lì, nel vedere quella pennellata che in fotografia difficilmente si nota, e, diciamolo, nella possibilità di dire finalmente, dopo anni di aspettative, “io ho visto il pensatore di Rodin o la Gioconda, e li ho ammirati nella loro completezza”.
Loro no, loro arrivano, immediatamente voltano le spalle all'opera senza degnarla di uno sguardo neppure di sfuggita, si piantano in faccia sorrisi idioti e fanno il selfie. Per carità, poi anche loro diranno di aver visto opere d'arte, ma è falso!
Salviamoli dalla loro stupidità per favore!
Fra qualche tempo fotograferanno i Promessi Sposi e diranno di averlo letto tutto in un fiato.
E poi trilioni di scatti di cellulari per fare fotografie che, scaricate da internet, hanno qualità sicuramente più dignitosa.
Ma di selfie si vive, ahinoi. Lo fanno anche noti primi ministri italici, con lo stesso sorriso idiota. Ma questo è altro discorso.
Parigi val bene un selfie, anche i corvi che volano nei suoi cieli, anche quel tramonto sulla Senna e le baguette. Anche i clochards che dormono sugli scalini di edifici pubblici, troppi per Parigi e troppi per ogni città italiana anche di media grandezza.
Parigi con i suoi bistrot e le centinaia di italiani che incontri in ogni dove. D'altronde Ryan air costa poco se prenotata per tempo. Basta avere qualche accortezza tipo l’evitare di acquistare qualcosa che ti vogliono propinare. Un caffè “espresso signore?” “certo che si” ti viene servito in un bicchiere di dimensioni ciclopiche e con le istruzioni per l’uso: “tolga il coperchio, metta lo zucchero, rimetta il coperchio per bere il caffè” un gioco di retine che bloccano la solidità di una poltiglia simil fango. Poi comprendi il perché tante parole e tanta attenzione, il caffè costa tre euro.
Italiani quindi, moltissimi, molti gli spagnoli, poca lingua inglese e tedesca in giro, forse non hanno vacanze di Pasqua, chissà. Poi la Tour Eiffell avvolta dalla pioggia e in lontananza sotto una velatura appannante, nebbiosa, triste. “E’ smog, non è nebbia” mi si dice. Pare che Parigi sia inquinata all'eccesso. Passeggiate sotto il cielo di Parigi, in spianate verdi immense, Champs-Élysées, altri giardini, tutto bello, lindo. Moltissime le biciclette in bike sharing, tutte belle, pulite, funzionanti. Piste ciclabili ovunque, il ricordo di Lecce con le biciclettine disegnate su marciapiedi in promiscuità con i pedoni è inquietante. Parigi è capitale però…
  
  




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