Ma la lingua italiana non era (è) la più bella del mondo? Utilizzandola come si deve, con conoscenze
anche minime, si sente una vera e propria musica. Invece assistiamo ad un
fenomeno bizzarro che va sempre più facendosi regola di vita. Sembra che molti
italiani (a partire dai piani alti delle istituzioni) si vergognino della loro
lingua.
Quando ci fu l’emergenza AIDS, in Spagna, dove la lingua è
apprezzata, lo chiamarono SIDA (Sindrome da Immuno Deficenza Acquisita), da noi
no, noi siamo ammmericani. E quando qualche esponente del governo va all’estero
e tenta di parlare in inglese o francese, i pateracchi sono evidenti al mondo
intero. Spocchiosi e tronfi al punto di non voler parlare italiano pur non
conoscendo le altre lingue (inglese maccheronico e matteo renzi ). Forse,
chissà, ci s isente poverelli, il risultato finale è quello di quando, in
america, si diceva “Italians macaroni”. Non sbagliavano poi molto, solo che gli
immigrati italiani avrebbero voluto parlare la loro lingua, i loro dialetti,
questi sono improvvisatori che giocano a fare gli statisti facendo fare
all’Italia figure di palta.
In patria il governo dei belli chiama jobs act una cosa che,
se letta come forma ufficiale, si chiama “Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la
semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese”. Tutta un’altra cosa
il testo inglese e il contenuto reale, però bene sappiamo, il popolo è bue e
tale occorre tenerlo, facciamo vedere che siamo ammmericani. (Noio vulevom
savuar…)
Le truppe stanno all’estero
non già in missione di pace, piuttosto in Peace-keeping.
E il fenomeno dilaga anche fuori dal palazzo, un tempo c’era
il parrucchiere (per uomo o donna) oggi c’è l’hair system. C’è la Baby sitter e
il dog sitter, anglomania all’amatriciana in sostanza.
E la cosa mica finisce qui, anche all’expo che deve essere
la vetrina
dell’Italia nel mondo intero . Più che di esposizione universale si
potrebbe parafrasare Alberto Sordi “macaroni, m’hai provocato e io te
distrugo”.
Parliamo del famigerato e tristissimo Very Bello pescato
direttamente dagli emigrati che in America dicevano di Bruchellino songo.
E negli atti ufficiali ci si spreca:
Acquatic Education, visto negli spot di una campagna
sociale italiana su acquaticità e sicurezza promossa da un’associazione
italiana e
patrocinata dal Ministero della Salute e da altre istituzioni
italiane. In inglese però aquatic si scrive senza C.
E, alla
fondazione fiera di Milano, il
terrificante inglesismo exhibitionist come nome di un sito,exhibitionist.it su twitter, in vari eventi e per un premio,
L’Exhibitionist Award. A quanto pare nessuno si è reso conto che in inglese
exhibitionist vuol dire “esibizionista”. In inglese L’Exhibitionist Award fa
pensare ad un riconoscimento per chi ha problemi di esibizionismo. (fonte: http://blog.terminologiaetc.it/tag/inglese-farlocco/).
Un interessante articolo su Internazionale
conclude con queste parole:
La nostra lingua al momento sembra di fatto
interessare più gli altri. Sono loro che la amano, la scrivono, la diffondono.
E forse non è un caso che il primo ambasciatore della lingua sia proprio papa Francesco
che con la sua simpatia sta spingendo più di una persona a iscriversi a un
corso d’italiano. Purtroppo in Italia manca un serio investimento sulla lingua
e il paese rischia di perdere anche il treno dell’Expo. Una fragilità che ci
costerà molto in futuro, se non troveremo presto una soluzione.
Eppure l’italiano è la quarta lingua più studiata al
mondo. Dagli altri, noi englisci speakiamo.
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