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martedì 14 ottobre 2014

14 ottobre 1980 la marcia dei quarantamila.

Il 14 ottobre 1980 si può definire come l'ultimo atto del lunghissimo '68 italiano. Finiti da tempo i movimenti e i gruppi non parlamentari, si respirava aria di riflusso. Le grandi industrie rialzavano la posta, FIAT in particolare mise in cassa integrazione 24.669 operai. 

E. Berlinguer ai cancelli FIAT 
Nel luglio precedente Umberto Agnelli si ritirò e lasciò campo libero al co/amministratore Cesare Romiti il quale adottò la linea dura contro i sindacati. nel settembre FIAT annuncia cassa integrazione, quindi rilancia con 14000 licenziamenti. Arrivano i picchetti e lo sciopero, nessuno può entrare o uscire dalla FIAT. Il 26 settembre Enrico Berlinguer davanti alla Fabbrica annuncia il pieno appoggio del PCI alla lotta operaia e all'eventuale occupazione della FIAT. Il 27 settembre cado il governo Cossiga, le trattative si bloccano, FIAT annuncia la cassa integrazione per 24.000 operai. Seguono altri scioperi e picchetti. Un caporeparto muore per infarto tentando di forzare il blocco. Il 14 ottobre, capeggiati da Luigi Arisio, il Coordinamento Capi e Quadri FIAT convoca un'assemblea al Teatro Nuovo di Torino. A seguire un corteo silenzioso per le vi e del centro cittadino. Ai pochi quadri FIAT si aggiungono molte persone lungo il percorso, la marcia diventa, appunto dei quarantamila (12.000 secondo i sindacati). 
Da allora non fu più come prima, il sindacato chiuse in fretta le trattative, riuscì a trasformare i licenziamenti in cassa integrazione, ma perse parte dell'appeal che aveva con gli operai. 
Cesare Romiti rimase imperatore assoluto della FIAT. Forse anticipando il potere, altrettanto assoluto, di Marchionne. Ma questa è altra storia, ora di operai non ce ne sono più. Neppure la FIAT esiste più. 

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