Commenti

Non pubblicheremo commenti anonimi.

sabato 26 aprile 2014

25 aprile, i ragazzi che contestano, la polizia dal volto duro....

Piazza Partigiani



gli armati
Passato il 25 aprile. Passata la manifestazione in ricordo della lotta di liberazione. In piazza Partigiani erano in tanti: quelli  che blaterano di Costituzione e stanno nei partiti che vogliono annullarla,  quelli che da decenni vogliono trasformare la giornata delle Liberazione in giornata del ricordo e metterci dentro Partigiani, Foibe, e magari le vittime degli incidenti stradali, quelli che sono di destra, quelli di sinistra, quelli post tutto, quelli in buona fede, che erano lì per ricordare i partigiani., quelli che dicono che Giorgio Bocca  ha ragione (pochi) e quelli che dicono che è un revisionista.
In piazza Partigiani c'era anche un mini corteo di ragazzi che contestavano tutto e tutti. Da una parte con giusta ragione. Non è facilmente digeribile vedere gomito a gomito il deputato di SEL  e quello di forza Italia. sembrano quei riti che si contestavano già nel '68 e egli anni a seguire. Così i ragazzi hanno fischiato anche l'ANPI. Così è, ma avevano poi tutto il torto?. Almeno loro c'erano in piazza Partigiani  dove l'età media degli altri era "non esattamente adolescenziale" come diceva qualcuno. 
Pericolosi sovversivi
La cosa che è risultata incredibile è stato l'atteggiamento della polizia che invece di trattare e lasciar vivere i ragazzi  li ha esiliati oltre le transenne opponendo uno schieramento di armati antisommossa degno di più nobili cause, magari dei teppisti dello stadio. sono stati ghettizzati invece di essere messi di fronte  a responsabilità che forse li avrebbero portati a discutere. Magari (e qui eccedo)  offrendo loro il microfono per dire le loro ragioni. L'ottusità genera mostri a volte. Non è stato un bello spettacolo vedere i "buoni" di qua e i "cattivi" relegati e fronteggiati da caschi blu.   



L'intervento di Serena Colazzo per l'ANPI di Lecce in piazza Partigiani

Signora Sottosegretaria On. Teresa Bellanova,
Signora Prefetto di Lecce,
Autorità politiche, amministrative e religiose, uomini e donne delle Forze Armate, cittadini, vecchi e nuovi partigiani e partigiane, democratici, quest’anno ricorre il 69° anniversario della Liberazione nazionale dal nazifascismo e il 69° della lotta di Resistenza. Ricorre altresì il 66° anniversario della promulgazione della Carta fondamentale dello Stato, la Costituzione repubblicana italiana.
Le fondamentali date che ricordiamo oggi sono:
25 LUGLIO 1943: caduta del fascismo mussoliniano. 
8 SETTEMBRE 1943: armistizio tra le forze monarco-badogliane e antifascisti e data d’inizio della lotta di Resistenza armata alle truppe d’occupazione naziste.
1944: Patto di Salerno tra i partiti antifascisti per la ricostruzione del Paese.
25 APRILE 1945: la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e dai repubblichini.
2 GIUGNO 1946: primo referendum popolare, la prima volta delle donne al voto e vittoria delle forze politiche repubblicane.
13 GIUGNO 1946: fine della monarchia. Elezione dell’Assemblea Costituente.
25 GIUGNO 1946: inizio dell’attività dell’Assemblea Costituente.
1 GENNAIO 1948: Promulgazione della Carta fondamentale del nostro Stato.

Appena tre anni prima di cadere sotto il piombo della brigate rosse, il 21 dicembre 1975, il salentino Aldo Moro pronunciò un Discorso a Bari, nel teatro Petruzzelli, in occasione del Trentennale della Resistenza.
Disse: «La Resistenza fu uno dei momenti esaltanti. […] fu lo scatto ribelle di un popolo oppresso, teso alla conquista della sua libertà. Ma essa non fu solo un moto patriottico-militare contro l'occupante tedesco, destinato, perciò, ad esaurirsi con la fine del conflitto mondiale. La Resistenza viene da lontano e va lontano. Affonda le sue radici nella storia del nostro Stato risorgimentale. È destinata a caratterizzare l'epoca della rinnovata democrazia italiana. A lungo si è ripetuto che alla piena esplicazione della Resistenza ha nociuto il peso negativo rappresentato dal Mezzogiorno, che non ha compiuto l'esperienza della lotta partigiana del Nord Italia. […] Non va dimenticato, però, nello sfondo, ciò che pagarono le campagne del Mezzogiorno al fascismo. […] Crollato il fascismo e liberato il Mezzogiorno […] il Sud ha dato con profonda convinzione il suo apporto alla guerra di Liberazione e ai primi atti dei governi della coalizione antifascista; ha contribuito al crollo degli eserciti nazifascisti, facilitando l'avanzata di quelli alleati; ha visto la nascita e l'affermarsi delle prime libere manifestazioni politiche dei partiti antifascisti; ha scritto con l’insurrezione napoletana una tra le pagine più belle della Resistenza. […]. Indubbiamente fu molto di più di una operazione patriottico-militare. Essa agì in profondità nella vita politica del nostro Paese, dando una nuova dimensione allo Stato, arricchendo la vita democratica e creando un’originale mentalità antifascista. Sono questi i momenti della nostra vicenda sui quali è ancora aperto il giudizio storico, aperta la valutazione politica. Credo tuttavia che, pur partendo da punti di vista diversi e nella comprensibile divergenza d'opinioni, una cosa si possa dire e cioè che i partiti i quali si richiamano alla Resistenza e si riconoscono nella Costituzione repubblicana, ciascuno secondo la propria responsabilità ed il proprio ruolo, hanno guardato alle istituzioni democratiche, da presidiare ed accreditare nella coscienza del Paese. […] Nella Resistenza, uomini di diversa età ed anche giovanissimi, di diversa origine ideologica, culturale, politica, sociale, provenienti sovente dall'esilio, dalla prigione, dall'isolamento; ciascuno portando il patrimonio della propria esperienza, hanno combattuto, per restituire all'Italia l'indipendenza nazionale e la libertà./ Questo è stato il nostro grande esodo dal deserto del fascismo; questa è stata la nostra lunga marcia verso la democrazia». ALDO MORO.
Questo l’insegnamento che ci viene da un grande Uomo di Stato, il quale diede la vita per difendere le istituzioni democratiche, che a oggi continuano a essere minacciate da rigurgiti neonazifascisti. Movimenti che stanno interessando molti paesi d’Europa, dove in questo momento, assistiamo al risorgere di movimenti xenofobi, razzisti, neonazisti e neofascisti, movimenti di un nazionalismo becero e fuori dalla storia. È paradossale, settant’anni dopo la seconda guerra mondiale e la sconfitta del fascismo e del nazismo, assistere in quasi tutta Europa all’ascesa dell’estrema destra. Il fenomeno più inquietante è vedere come a destra di questa estrema destra si sviluppino forze direttamente neonaziste che, in certi casi, si radicano nella società formando dei veri e propri movimenti popolari di massa, radicali, ultraviolenti, omofobi, sciovinisti e militaristi, cultori della violenza cieca e dell’apologia delle camere a gas di Auschwitz, il cui obiettivo dichiarato è la distruzione di ogni organizzazione sindacale, politica e culturale dei lavoratori, l’appiattimento di qualsiasi resistenza civile, la negazione del diritto alla differenza e lo sterminio – anche fisico – dei “diversi” e dei più deboli. L’ascesa impetuosa dell’estrema destra e l’emergenza di un neofascismo razzista ultraviolento di massa obbligano gli antifascisti europei a mobilitarsi per impedire un nuovo immane olocausto, questa volta totale per la stessa intera umanità. Gli antifascisti devono opporsi a questa nuova orda barbarica, riproponendo ancora una volta, come fecero i partigiani nel 1943-45, gli ideali della solidarietà, della tolleranza e della fratellanza, il rifiuto del maschilismo, il rifiuto dell’oppressione delle donne e il rispetto del diritto alla differenza, la protezione scrupolosa della natura e la difesa dei valori umanistici e democratici.
Non ci sono dubbi nel ritenere che il risorgere di queste nuove orde neonaziste sia dovuto alla profonda crisi economica, sociale, politica, ecologica ed etica in cui si stanno dibattendo molti paesi del mondo, ma questa non può e non deve essere un alibi per ricorrere alla violenza e alla negazione delle libertà democratiche. Ecco allora perché la lotta democratica antinazifascista deve essere strettamente legata alla lotta quotidiana per la difesa dei valori fondamentali sanciti dalle Nazioni Unite che, ribadisco, sono quelli portatori di un nuovo umanesimo, caratterizzato soprattutto dalla volontà dei popoli alla pace.
Oltre al martire delle libertà citato, l’on. Aldo Moro, in questi anni, a noi dell’Anpi di Lecce, è stato molto vicino anche un altro grande leccese, l’on. GIACINTO URSO, più volte parlamentare e già
Presidente della nostra Provincia. Egli è uno strenuo difensore dei valori della Resistenza e le sue parole
sono di guida al nostro agire politico. Eccole: «La Liberazione d'Italia rese vittoriosi la Resistenza all'oppressione nazifascista, l'insurrezione popolare contro l'invasore e il faticoso avvento delle libertà democratiche, determinando la proclamazione della Repubblica e l'entrata in vigore della nuova Costituzione. Si costruirono, così, i fondamentali presupposti del nostro vivere civile, su cui si impiantarono, nel tempo, la ricostruzione, anche materiale, dell'Italia, la pluralità delle opzioni politiche, il prestigio di libera Nazione e altre scelte di spessore storico./ Particolarmente scossi e sconvolti da guerre infauste, da sanguinosi scontri anche fratricidi, da pesanti retaggi dittatoriali, dalla alterazione dei patri confini e da mille arretratezze sociali, si puntò, pur con posizioni diverse sul piano politico-parlamentare, ad esaltare la Pace, a inculcare amore per le Libertà, a preservare l'Unità d'Italia e a promuovere riforme epocali di equità sociale» (v. «Quotidiano di Lecce», 26 aprile 2004)
Tra i nostri protagonisti di quella stagione storica oggi vogliamo ricordare una figura importante della Resistenza del Sud Italia, il prof. Salvatore Sicuro, partigiano, nostro presidente provinciale dal 1993 ad oggi, nonché membro del Consiglio dell’Anpi nazionale, spentosi il 20 aprile scorso. Impegnato politicamente sin dal suo ritorno dalla guerra di Liberazione, non ha mai abiurato ai suoi principi di Libertà, Democrazia, Solidarietà e Socialità concreta. Nel febbraio 1944, assieme al suo compagno di sempre Gianni Giannoccolo, suo compaesano, nel campo militare di Gravina in Puglia partecipò alla costituzione e organizzazione della compagnia partigiana “Antonio Gramsci”, aggregata alla “Trecia Prekomorska Brigada” (Terza Brigata d’Oltremare), sbarcata poi in Dalmazia (Lissa) ed ampliata in battaglione con l’adesione di soldati italiani liberati dai partigiani jugoslavi o fuggiti dalla prigionia dei tedeschi. In ogni compagnia partigiana Salvatore Sicuro ricoprì sempre il ruolo di commissario politico a riprova delle sue capacità e delle sue doti strategiche. Rientrato a Martano nell’aprile del 1945, svolse attività politica e sindacale a Lecce e provincia, dedicandosi a tempo pieno ai suoi interessi culturali e scientifici che, a oggi, lo annoverano tra i maggiori linguisti e glottologi salentini in quanto instancabile studioso della lingua grika e delle tradizioni popolari di Terra d’Otranto. All’Anpi di Lecce, Salvatore Sicuro, ha dedicato tutt’intera la sua vita, organizzando e partecipando a tutte le iniziative che dal 1946 in poi si sono svolte a Lecce e provincia. Nel 1993 fu eletto presidente del Comitato provinciale, continuando e sviluppando l’opera di costruzione dell’Anpi di Lecce del fondatore e presidente Enzo Sozzo (1917-1993).
Ho avuto la fortuna di conoscere approfonditamente Salvatore Sicuro e di apprendere da lui quel giacimento storico che portava con sé e che non perdeva occasione per trasferire agli altri, agli studenti in particolar modo. A questi il prof. Sicuro amava parlare durante le varie iniziative organizzate nelle scuole in occasione dell’anniversario della Liberazione. Fino a soli due anni fa egli partecipava alle assemblee d’istituto con grande entusiasmo e vigore intonando con gli studenti canti partigiani e incoraggiando questi a custodire la memoria della Guerra di Liberazione e a coltivare gli imperituri valori della nostra Costituzione.
Egli si richiamava spesso alle parole del suo predecessore Enzo Sozzo che ne Il Salento per la libertà e la pace scriveva: «I giovani devono conoscere quanto sacrificio di sangue e di eroismo hanno offerto i loro padri sui vari fronti di guerra. Devono conoscere e custodire questo grande patrimonio di gloria; essi scelsero la via più difficile, quella di combattere l'invasore nazista e mettere fine al regime della vergogna, mettere fine al fascismo. Quanti dei nostri compagni sono caduti, quanti sono stati decorati, su quanti fronti hanno combattuto [...]. Quanti deportati ed eliminati nei campi di sterminio nazista! Oggi, […] vogliamo ricordarli, perché dobbiamo a loro la vita. Essi sono morti per noi, per l'Italia, per la Libertà! È un dovere di tutti valorizzare questo glorioso patrimonio. Noi passeremo da questa vita, ma la storia deve ricordare chi sono stati gli eroi del Salento. […] Quello di tutti i Caduti e Combattenti nella guerra di Liberazione e nella Resistenza sia l’esempio per insegnarci la via della pace e della libertà».
Nel recente censimento del prof. Ippazio Luceri abbiamo letto gli ultimi dati relativi al contributo dato alla Resistenza dai salentini di Lecce e provincia. Tale apporto è impressionante. Si tratta di 8745 tra Partigiani, Patrioti, Deportati, Cooperatori e Antifascisti. Di questi 660 furono complessivamente i nostri Caduti sia sui campi di battaglia, sia nei lager nazisti; 59 invece furono i feriti. E permettetemi di chiudere qui citando le nostre donne che parteciparono alla Resistenza. Si tratta di ben 11 donne che cito:
Sieve Luigina ALFARANO, di Casarano;
Aida CAGGIULA, di Parabita;
Antonietta FAZZINI SOZZO (nata a Imperia, ma sposata a Enzo Sozzo, e residente a Lecce);
Annunziata FIORE (nata ad Avellino, ma sposata e residente a Lecce. Si tratta della più giovane donna di tutta la Resistenza, aveva solo 13 anni quando impugnò il fucile per combattere i nazifascisti in Albania);
Antonia MAGGIORE, di Lecce;
Adele MILEO, di Lecce;
Amelia MILEO, sorella di Adele, di Lecce;
Giulia MOSCO, di Lecce;
Carmela SCRIMIERI, di Novoli;
Maria Teresa SPANO, di Melissano;
e infine l’ultima, la cui storia è leggenda:
Maria Teresa SPARASCIO, di Caprarica del Capo – Tricase, staffetta partigiana, che fu torturata, seviziata e colpita da una raffica di mitra a soli 38 anni per rappresaglia dai nazisti a Langhirano (Parma) il 24 settembre 1944, mentre si trovava a casa ad accudire i 4 figli piccoli (è qui presente oggi la figlia della Sparascio, Maria Idria).
Questo è stato il grande contributo dato dai figli di questa nostra terra.
Viva la Resistenza.






Nessun commento:

Posta un commento