Commenti

Non pubblicheremo commenti anonimi.

mercoledì 12 marzo 2014

le riforme di Renzisconi

"Ha fatto fuori più comunisti Renzi in due mesi che io in vent'anni" (S. Berlusconi)


L’Italia non è un Paese governabile, perché il nostro sistema istituzionale lo impedisce: il presidente del Consiglio ha meno poteri del sindaco del più piccolo comune, non può sostituire un ministro, il governo può usare il decreto legge solo con il consenso del Presidente della Repubblica. Cambieremo la Costituzione, per far eleggere direttamente dai cittadini il Presidente della Repubblica e dare al premier gli stessi poteri delle democrazie occidentali. I disegni di legge saranno approvati da una sola Camera in un massimo di 90-120 giorni. Modificheremo composizione e sistema di voto della Corte Costituzionale.

Così diceva il pieghevole del Popolo delle Libertà nel programma elettorale del febbraio 2013.

«Dobbiamo eliminare il senato per come lo conosciamo.  Questa riforma è la chiave di tutto e qui mi gioco la vittoria di una scommessa...Non mi dispiacerebbe passare alla storia come ultimo presidente di questo tipo di senato, ma… staremo a vedere».

Così dice Matteo Renzi dopo l’accordo con Berlusconi.

La parte che riguarda l’abolizione del Senato è praticamente stata copia/incollata dal programma di Berlusconi, pari pari. Il primo dubbio che sorge è capire quale levata di scudi ci sarebbe stata se a proporre questa porcata fosse stato un PDL ipoteticamente uscito vincente dalle elezioni. Sembra quasi che Renzi sia il cavallo di troia per portare pregiudicati e i loro programmi in Parlamento, la spocchia e l'arroganza che utilizza con tutto ciò che non si chiama Berlusconi parlano da sole. L'immagine più cattiva (forse) che viene in mente è quella dei i pizzini che i capi in galera inviano ai loro subalterni fuori.

Gustavo Zagrebelsky in un’intervista a   il fatto quotidiano sostiene:
  
E l’idea di “diminuire” il Senato?

Vedremo la proposta. Fin da ora, vorrei dire che piuttosto che un pasticcio – interessi frammentati di politici locali con una spruzzata di cultura –, piuttosto che una cosa indefinita, senza una funzione, una propria ragion d’essere stabile e continuativa, meglio l’abolizione radicale. Meglio il nulla, piuttosto che l’umiliazione. Esistono già commissioni paritetiche, per la bisogna. Si cerchi di non trattare le istituzioni come merce vile che si vende al qualunquismo antiparlamentare al prezzo di qualche piccolo risparmio sul ‘costo della politica’. I Senati, o ‘seconde Camere’, o ‘Camere alte’ hanno profonde ragioni d’esistenza. Le loro funzioni, quali che esse specificamente siano, si giustificano con l’esigenza di introdurre nei tempi brevi della democrazia rappresentativa la considerazione d’interessi di più lunga durata, che riguardano – come si dice – le generazioni future. Sono assemblee moderatrici rispetto all’incalzare del consenso elettorale che deve essere incassato a intervalli brevi dall’altra assemblea. La prima Camera è necessariamente miope; la seconda Camera deve essere presbite. Deve far valere le ragioni della durata su quelle dell’immediatezza. La sua composizione e le sue funzioni dovrebbero tener conto di questa vocazione, essenziale affinché la democrazia rappresentativa non dilapidi in tempo breve le risorse di tutti, nell’interesse elettorale di qualcuno. Mi pare che i discorsi dei nostri riformatori restino molto in superficie, rispetto alla profondità della questione.

Con lui concorda anche Rino Formica secondo cui una revisione simile comporterebbe il superamento dell’articolo 138 che parla di possibili “revisioni” della Carta, qui ci troveremmo di fronte ad uno stravolgimento vero e proprio.
E che gli impianti delle riforme targate Renzi siano di stampo decisamente berlusconiano, con radici affondate in un altro ventennio lo sostiene ancora Zagrebelsky in un’altra parte dell’intervista, parlando della legge elettorale:

Il sistema italiano è perfettamente riassunto dal rapporto tra Rai e politica: è una commissione parlamentare che vigila sul servizio pubblico – e sull’informazione che produce – e non il contrario. Ben più che un paradosso.



È uno dei grandi rovesciamenti che ci tocca osservare in questi tempi. Non l’unico. Pensiamo ad esempio al sistema elettorale. Dovrebbe garantire che la base della vita politica stia presso i cittadini elettori. La logica della legge che abbiamo avuto fino a ora e, con ogni probabilità, di quella che avremo se la riforma andrà in porto, è invece quella della nomina dall’alto (delle segreterie dei partiti), con ratifica degli elettori. Uno dei principi del Fascismo era: ‘il potere procede dall’alto ed è acconsentito dal basso’.

Insomma, le grandi intese non possono che produrre mostri, i frutti avvelenati del ventennio dal quale non riusciamo ad uscire stanno proprio nella scelta dell’uomo forte al comando, con tutta evidenza voluta anche nelle ultime primarie del PD che a fronte di una ventaglio di proposte ha voluto il decisionista, non il politico. La trasformazione in Repubblica presidenziale è nei fatti. Ora queste immonde intese ampie, fatte con il torcicollo (non riesco a guardare a sinistra, povero me) stanno nel consegnare riforme epocali e di importanza esiziale per il futuro stesso della Democrazia ad un Parlamento formato non da eletti, ma da nominati, un Parlamento anticostituzionale, come dice la stessa Suprema Corte. Quando si parla di Democrazia bloccata si intende proprio questa deriva. La caduta verticale dell’etica in politica lascerà macerie. Ad una legge elettorale che nomina dall'alto se ne sostituisce una che nomina dall'alto. L’Italia non è un paese presidenzialista, secondo la Costituzione, lo è però nei fatti. Anche se questo simil presidenzialismo ha necessità di mettere assieme diavolo ed acqua santa per poter governare. Tenuto conto che il 25% degli elettori ha scelto il neoleghismo casaleggiano, forse proprio per la mancanza di etica, dialogo, interazione fra eletti ed elettori. Forse proprio per il maledetto profumo di presidenzialismo che fa sognare di liberarsi di troppe voci. Occorrerebbero riforme che rispettano in ogni sua parte la Costituzione, occorrerebbe andare al voto prestissimo ed eleggere rappresentanti degli elettori, non delle segreterie dei partiti. Poi si torni a rispettare la Carta Costituzionale e si governi.


Nessun commento:

Posta un commento