"Ha fatto fuori più comunisti Renzi in due mesi che io in vent'anni" (S. Berlusconi)
L’Italia non è un Paese governabile, perché il nostro sistema istituzionale lo impedisce: il presidente del Consiglio ha meno poteri del sindaco del più piccolo comune, non può sostituire un ministro, il governo può usare il decreto legge solo con il consenso del Presidente della Repubblica. Cambieremo la Costituzione, per far eleggere direttamente dai cittadini il Presidente della Repubblica e dare al premier gli stessi poteri delle democrazie occidentali. I disegni di legge saranno approvati da una sola Camera in un massimo di 90-120 giorni. Modificheremo composizione e sistema di voto della Corte Costituzionale.
Così diceva il pieghevole del Popolo delle Libertà nel
programma elettorale del febbraio 2013.
«Dobbiamo eliminare il senato per come lo
conosciamo. Questa riforma è la chiave di tutto e qui mi gioco la
vittoria di una scommessa...Non mi dispiacerebbe passare alla storia come
ultimo presidente di questo tipo di senato, ma… staremo a vedere».
Così dice Matteo Renzi dopo l’accordo con Berlusconi.
La parte che riguarda l’abolizione del Senato è praticamente stata
copia/incollata dal programma di Berlusconi, pari pari. Il primo dubbio che
sorge è capire quale levata di scudi ci sarebbe stata se a proporre questa
porcata fosse stato un PDL ipoteticamente uscito vincente dalle elezioni. Sembra quasi che
Renzi sia il cavallo di troia per portare pregiudicati e i loro programmi in Parlamento, la spocchia e l'arroganza che utilizza con tutto ciò che non si chiama Berlusconi parlano da sole. L'immagine più cattiva (forse) che viene in mente è quella dei i pizzini che i capi in galera inviano ai loro
subalterni fuori.
Gustavo Zagrebelsky
in un’intervista a il fatto quotidiano sostiene:
E l’idea di “diminuire” il Senato?
Vedremo la proposta. Fin da ora, vorrei dire
che piuttosto che un pasticcio – interessi frammentati di politici locali
con una spruzzata di cultura –, piuttosto che una cosa indefinita, senza una
funzione, una propria ragion d’essere stabile e continuativa, meglio
l’abolizione radicale. Meglio il nulla, piuttosto che l’umiliazione. Esistono
già commissioni paritetiche, per la bisogna. Si cerchi di non trattare le
istituzioni come merce vile che si vende al qualunquismo antiparlamentare al
prezzo di qualche piccolo risparmio sul ‘costo della politica’. I Senati, o
‘seconde Camere’, o ‘Camere alte’ hanno profonde ragioni d’esistenza. Le loro
funzioni, quali che esse specificamente siano, si giustificano con l’esigenza
di introdurre nei tempi brevi della democrazia rappresentativa la
considerazione d’interessi di più lunga durata, che riguardano – come si dice –
le generazioni future. Sono assemblee moderatrici rispetto all’incalzare del
consenso elettorale che deve essere incassato a intervalli brevi dall’altra
assemblea. La prima Camera è necessariamente miope; la seconda Camera deve
essere presbite. Deve far valere le ragioni della durata su quelle
dell’immediatezza. La sua composizione e le sue funzioni dovrebbero tener conto
di questa vocazione, essenziale affinché la democrazia rappresentativa non
dilapidi in tempo breve le risorse di tutti, nell’interesse elettorale di
qualcuno. Mi pare che i discorsi dei nostri riformatori restino molto in
superficie, rispetto alla profondità della questione.
Con lui concorda anche Rino Formica secondo cui una
revisione simile comporterebbe il superamento dell’articolo 138 che parla di
possibili “revisioni” della Carta, qui ci troveremmo di fronte ad uno
stravolgimento vero e proprio.
E che gli impianti delle riforme targate Renzi siano di
stampo decisamente berlusconiano, con radici affondate in un altro ventennio lo sostiene ancora Zagrebelsky in un’altra parte
dell’intervista, parlando della legge elettorale:
Il sistema italiano è perfettamente riassunto dal
rapporto tra Rai e politica: è una commissione parlamentare che vigila sul
servizio pubblico – e sull’informazione che produce – e non il contrario. Ben
più che un paradosso.
È uno dei grandi rovesciamenti che ci tocca osservare in
questi tempi. Non l’unico. Pensiamo ad esempio al sistema elettorale. Dovrebbe
garantire che la base della vita politica stia presso i cittadini elettori. La
logica della legge che abbiamo avuto fino a ora e, con ogni probabilità, di
quella che avremo se la riforma andrà in porto, è invece quella della nomina
dall’alto (delle segreterie dei partiti), con ratifica degli elettori. Uno dei
principi del Fascismo era: ‘il potere procede dall’alto ed è acconsentito dal
basso’.
Insomma, le grandi intese non possono che produrre mostri, i
frutti avvelenati del ventennio dal quale non riusciamo ad uscire stanno
proprio nella scelta dell’uomo forte al comando, con tutta evidenza voluta anche nelle ultime
primarie del PD che a fronte di una ventaglio di proposte ha voluto il
decisionista, non il politico. La trasformazione in Repubblica presidenziale è nei fatti. Ora queste immonde intese ampie, fatte con il torcicollo (non riesco a guardare a sinistra, povero me) stanno nel consegnare riforme epocali e di
importanza esiziale per il futuro stesso della Democrazia ad un Parlamento
formato non da eletti, ma da nominati, un Parlamento anticostituzionale, come
dice la stessa Suprema Corte. Quando si parla di Democrazia bloccata si intende
proprio questa deriva. La caduta verticale dell’etica in politica lascerà
macerie. Ad una legge elettorale che nomina dall'alto se ne sostituisce una che
nomina dall'alto. L’Italia non è un paese presidenzialista, secondo la
Costituzione, lo è però nei fatti. Anche se questo simil presidenzialismo ha
necessità di mettere assieme diavolo ed acqua santa per poter governare. Tenuto
conto che il 25% degli elettori ha scelto il neoleghismo casaleggiano, forse
proprio per la mancanza di etica, dialogo, interazione fra eletti ed elettori.
Forse proprio per il maledetto profumo di presidenzialismo che fa sognare di
liberarsi di troppe voci. Occorrerebbero riforme che rispettano in
ogni sua parte la Costituzione, occorrerebbe andare al voto prestissimo ed
eleggere rappresentanti degli elettori, non delle segreterie dei partiti. Poi
si torni a rispettare la Carta Costituzionale e si governi.
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