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mercoledì 19 marzo 2014

19 marzo 1994 - Viene assassinato Don Giuseppe Diana

Ph: Contro la disinformazione (pag. facebook)


« Siamo preoccupati!
Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra. Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere “segno di contraddizione”. Coscienti che come chiesa “dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.
Sono le parole contenute in un documento diffuso nel Natale 1991 nelle parrocchie di Casal Di Principe.

Erano le 7,20 del 19 marzo  1994, era il suo onomastico. Don Giuseppe (Peppe) Diana era in sacrestia, si preparava a dire messa, entrò il sicario, i cinque colpi andarono tutti a segno. “Per amore del mio popolo non tacerò”, aveva detto. Il sicario mandato da De Falco, collega e rivale di Francesco Schiavone, detto Sandokan, se ne andò.  

Immediata partì l’ignobile macchina del fango “ucciso per questioni di donne” “Aevava due amanti”.  E ad infangare ci furono anche nomi illustro come riportato da Saviano in un articolo su Le repubblica in cui riporta la domanda di due ragazzi  a Gaetano Pecorella, come mai fosse contemporaneamente Presidente della Commissione giustizia alla Camera e difensore di Nunzio De Falco, poi condannato come mandante dell’omicidio Diana. Ed ho letto che lui, Pecorella, rispose che i possibili moventi non sono mai stati provati, “ce ne sono tanti”.   Compreso, si sottintende, quello del prete con due amanti, evidentemente. Già, come può uno essere nelle commissioni giustizia e difendere camorristi e mafiosi? Questione di etica, solo quello. 

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