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sabato 8 febbraio 2014

Chi brucia i libri?

La rete ha riportato con giusto rilievo la notizia del signor Francesco Neri che ha messo la fotografia di un libro di Augias al rogo nel suo caminetto. La prima cosa che mi è venuta in mente è la storiella, in realtà non provata ma plausibilissima, dei soldati di Pinochet che, inviati a bruciare tutti i libri “comunisti” non trovarono di meglio che dare fuoco anche a quelli sul cubismo, nel timore che inneggiassero a Cuba. 
Ecco, il signor Neri avrebbe probabilmente fatto la stessa cosa. Nessuna persona con una coscienza minima e con basilari informazioni e dotazioni culturali elementari oserebbe mai bruciare un libro nella speranza, magari, di poter un giorno mettere al rogo il suo autore. Augias è infatti, secondo il piromane, colpevole di non essere un seguace di Casaleggio e del suo factotum, il comico genovese. D’altra parte la natura del loro movimento la dice lunga, chi non pensa come i capi è cacciato via, fuori. Con buona pace dei parlamentari eletti che dovrebbero poter pensare ed agire con la loro testa, se dissentono però diventano immediatamente dei traditori, a loro ci penserà un Neri qualunque, non prima di essersi iscritto ai pompieri di Farheneith 451, che avevano il compito di incendiare i libri per volere dei loro capi.
In realtà la pratica di dar fuoco ai libri è stata, ahinoi, diffusissima. Le date più importanti in questo senso sono elencate su Wikipedia, ed è bene prenderne visione.

212 a.c.  

Rogo dei libri ed assassinio degli accademici nella Cina di                 Qin Shi Huang.

292

Diocleziano ordina il rogo dei libri di alchimia nella biblioteca di Alessandria.

367

Atanasio, vescovo di Alessandria, ordina la distruzione dei  libri non accettabili.

                                                  642

Il generale Amr ibn al es, comandante delle truppe arabe  in Egitto, distrusse la biblioteca di Alessandria per ordine del califfo Omar. La motivazione fu la seguente: «In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno  parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte».

XV sec. 

A Firenze vennero bruciati libri, opere d’arte ed oggetti di pregio dopo la caduta del Medici, Savonarola diede vita al Falò delle vanità.

XVI sec.

Diego de Landa, inquisitore, ordinò la distruzione dei libri Maya ed Aztechi in Messico.

XVI sec.

Gli andalusi in Spagna dovettero consegnare tutti i libri scritti in arabo, vennero bruciati tutti tranne quelli di medicina, filosofia e storia.

1930/1945 

Hitler mandò al rogo tutte le opere degli autori “sconvenienti”, immorali ed oppositori.

1958

Nel cortile della procura di Varese avvenne il rogo ordinato dal tribunale, dell’opera del Marchese De Sade: Storielle racconti e raccontini (ed. Luigi Veronelli) per oscenità.

1973

Cile, i militari sequestrano a danno alle fiamme migliaia di libri di politica.

1976

Luciano Benjamin Menédez dell’esercito argentino, ordinò il rogo dei libri di: Proust, Garcia Márquez, Cortázar, Neruda, Vargas Llosa, Saint-Exupéry, Galeano... Disse che lo faceva "con il fine che non rimanga nessuna parte di questi libri, opuscoli, riviste... perché con questo materiale non continui ingannando i nostri figli". Ed aggiunse: "Nello stesso modo in cui distruggemmo con il fuoco la documentazione perniciosa che influisce l'intelletto e la nostra    cristianità, saranno distrutti i nemici dell'anima argentina".

Sigmund Freud, venendo a conoscenza che suoi libri erano stati bruciati esclamò: «Come è avanzato il mondo: nel medioevo avrebbero bruciato me!»



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