La rete ha riportato
con giusto rilievo la notizia del signor Francesco Neri che ha messo la
fotografia di un libro di Augias al rogo nel suo caminetto. La prima cosa che
mi è venuta in mente è la storiella, in realtà non provata ma plausibilissima,
dei soldati di Pinochet che, inviati a bruciare tutti i libri “comunisti” non
trovarono di meglio che dare fuoco anche a quelli sul cubismo, nel timore che
inneggiassero a Cuba.
Ecco, il signor Neri
avrebbe probabilmente fatto la stessa cosa. Nessuna persona con una coscienza
minima e con basilari informazioni e dotazioni culturali elementari
oserebbe mai bruciare un libro nella speranza, magari, di poter
un giorno mettere al rogo il suo autore. Augias è infatti, secondo il piromane, colpevole di non
essere un seguace di Casaleggio e del suo factotum, il comico genovese. D’altra
parte la natura del loro movimento la dice lunga, chi non pensa come i capi è
cacciato via, fuori. Con buona pace dei parlamentari eletti che dovrebbero
poter pensare ed agire con la loro testa, se dissentono però diventano
immediatamente dei traditori, a loro ci penserà un Neri qualunque, non prima di
essersi iscritto ai pompieri di Farheneith 451, che avevano il compito di
incendiare i libri per volere dei loro capi.
In realtà la pratica di
dar fuoco ai libri è stata, ahinoi, diffusissima. Le date più importanti in
questo senso sono elencate su Wikipedia, ed è bene prenderne visione.
212 a.c.
Rogo dei libri ed assassinio degli accademici
nella Cina di Qin Shi Huang.
292
Diocleziano ordina il rogo dei libri di
alchimia nella biblioteca di Alessandria.
367
Atanasio, vescovo di Alessandria,
ordina la distruzione dei libri non accettabili.
642
Il generale Amr ibn al es, comandante
delle truppe arabe in Egitto, distrusse la biblioteca di Alessandria per
ordine del califfo Omar. La motivazione fu la seguente: «In quei libri o ci sono cose già
presenti nel Corano, o ci sono cose che del
Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non
sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte».
XV sec.
A Firenze vennero bruciati
libri, opere d’arte ed oggetti di pregio dopo la caduta del Medici, Savonarola diede vita al
Falò delle vanità.
XVI sec.
Diego
de Landa, inquisitore, ordinò la distruzione dei libri Maya ed Aztechi in Messico.
XVI sec.
Gli
andalusi in Spagna dovettero consegnare tutti i libri scritti in arabo, vennero bruciati tutti tranne quelli di medicina,
filosofia e storia.
1930/1945
Hitler mandò
al rogo tutte le opere degli autori “sconvenienti”, immorali ed oppositori.
1958
Nel
cortile della procura di Varese avvenne il rogo ordinato dal tribunale, dell’opera del Marchese De Sade: Storielle
racconti e raccontini (ed. Luigi Veronelli) per oscenità.
1973
Cile, i militari sequestrano a danno alle
fiamme migliaia di libri di politica.
1976
Luciano
Benjamin Menédez dell’esercito argentino, ordinò il rogo dei libri di: Proust, Garcia Márquez, Cortázar, Neruda,
Vargas Llosa, Saint-Exupéry, Galeano... Disse che lo faceva
"con il fine che non rimanga nessuna parte di questi libri, opuscoli,
riviste... perché con questo materiale non continui ingannando i nostri figli".
Ed aggiunse: "Nello stesso modo in cui distruggemmo con il fuoco la documentazione
perniciosa che influisce l'intelletto e la nostra cristianità, saranno distrutti i nemici
dell'anima argentina".
Sigmund Freud, venendo
a conoscenza che suoi libri erano stati bruciati esclamò: «Come è avanzato il
mondo: nel medioevo avrebbero bruciato me!»
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