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martedì 22 ottobre 2013

Ricordi, Alpi e famiglie buone

La casa sui confini del ricordo canta Guccini.  Confini, barriere, travasi, travalicamenti. Trovato un altro cadavere nei fondali a Lampedusa... Il mare nostrum, un grande cimitero en plein air. Il confine e il finis terrae, da qui sul capo si vede oltre, nitidi i monti d’Albania al di là del mare. Mi ricordano le Alpi come le vedevo in Piemonte, contro sole. Anche là vedevo oltre. Come si vede quando il tramonto acceca e come quando le vedevo stagliarsi nette, pulite contro il rosso arancio là in fondo. Erano tramonti (a ovest, a ovest) erano sere che stavano arrivando con la loro carica di parole non dette prima, erano l’anticamera delle riflessioni e dei pensieri solo pensati fino ad allora. Poi la sera, un bicchiere di vino e qualcosa da mangiare, le stelle nelle notti d’inverno, quando il cielo è gelido e terso come non può essere in estate, senza foschia quasi il congelamento lassù bloccasse quello spettacoloso nero pieno di punti luminosi. “Come stai oggi?” e un sorso di barbera che scendeva come era sceso il sole rosso arancio. “I bimbi hanno sonno” loro sapevano le stelle che raccontavamo, loro sapevano che nonna Maria era diventata stella, perché hanno diritto a credere che un’altra vita sia possibile, perché non possono, bimbi, sapere che esiste il nulla dopo il troppo di questa vita. E come spiegare il nulla? Il sole rotto da una nube sottile, lunga come un sigaro cubano. Il mare e le Alpi, estremo nord, sud estremo, in mezzo un’Italia che arranca, annaspa, non si scuote, galleggia, non si scuote, tenta di nuotare. Non si scuote!  Leggevo di ragazzi che hanno violentato una ragazza. Leggevo commenti di amici on line, i ragazzi, secondo i giornali  erano “di buona famiglia”. Cosa diamine sono le famiglie “buone”? E cosa sono le famiglie “non buone”?  Sembra quasi sia una pacca sulla spalla ai ragazzi con famiglie “buone”. Bricconcelli, non fatelo più! Se a violentare la ragazza, scrive un altro amico, fosse stato un immigrato, quali commenti avrebbe fatto il giornalista? Nulla avrebbe potuto dire sulla famiglia, perché non la conosce, non sa le sofferenze, non sa il passato, non ha uno straccio di fedina penale da consultare. E se dentro le famiglie “buone” ci fosse una storia di disprezzo verso le ragazze che, quando si fanno violentare, ben sappiamo, “se la sono cercata”. Magari aveva la minigonna, magari aveva ammiccato!
Alpi e mare nostrum, nord e sud si rincorrono nella testa e nei pensieri. Maria, nonna Maria, che diventa una stella. Lei era di famiglia “buona” avrebbero detto i giornalisti, in fondo aveva lavorato una vita intera, aveva sopportato, supportato, accarezzato, sorriso, pianto, cucinato, gestito un negozio. Ora è solo una banalissima stella. Ora è una stella di una bellezza infinita. Peccato che i bimbi siano cresciuti troppo e non credano più alle anime mutate in stelle.  Questa vita e questa società spesso vogliono ridurre il sogno a banalità. Bisogna aumentare il PIL e ridurre il debito pubblico, diamine! Altro che sogni, contiamo gli immigrati ripescati dal fondo del mare, facciamoci cullare dalle famiglie “buone”. Giochiamoci cinque euro al gratta e vinci, magari diventiamo ricchi alla faccia degli immigrati, del mare e delle stelle che guardano. Anche se sappiamo che non è possibile arricchirsi così.  No no, non parlo di Letta, neppure di Cuperlo e Civati, non mi interessa, davanti al mare. Non mi riguarda quando penso alle Alpi che spezzano l’orizzonte e distinguevo il Cervino e il Gran Sasso da centinaia di chilometri di distanza. Come distinguo le montagne albanesi al di là del mare. Giochi di guerra da qualche parte del mondo, non importa ci sono le Alpi. Giochi di famiglie “buone” al di qua del mare. I confini del ricordo tornano alla mente, come quelli della battigia bagnata da onde di un mare mai fermo, mai immobile, mai silenzioso. Come quelle piccole nubi che passano leggere, spinte, avvolte, sconvolte dal vento, coprono, poco però, il cielo, sembra stiano lì a farsi i fatti loro. Leggo che in uno stato nordico (Svezia forse?) hanno fatto dei simil skylift per biciclette, per aiutare i pedalatori ad affrontare le salite più faticose, il ciclista appoggia il piede su un tapis roulant e procede agilmente, poi esco ed affronto le simil piste ciclabili, evitando pedoni che camminano, auto in sosta, signore che non sanno dove mettere i piedi, perché le sedicenti piste ciclabili sono marciapiedi con disegnate biciclettine. Leggo e imparo. Meglio, molto meglio, stare a pensare a stelle, nubi, mare e cielo. Meglio ascoltare il signore che si lamenta del governo e della pensione e poi si beve un rabarbaro caldo, perché arriva l’inverno e ci si scalda così, e poi è domenica, diamine. Lo beve giocando il re di denari a scopone, seduto al tavolo del bar del paesino nel basso salento, di fianco al castello che ora è B&B e l’intruso che arriva da fuori è osservato, sezionato. “Buon giorno...”
Parlavo con un conoscente, insegna a Lecce, forte accento veneto, gli dico “tu non sei di qui” “Perché, tu si?” è la laconica risposta, abbiamo riso, in fondo si può.
Sul capo di Leuca vivono persone che parlano tedesco, altre che parlano con accenti del nord, forse pensano alle Alpi che si vedono, lassù. Chissà se sono venuti a vivere qui per vedere l’Albania, chissà se fra un pò qualcuno di loro salirà su un gommone che lo porti di là dal mare, emigrazione forzosa in fuga da un’Italia che si sta disgregando, fatta di famiglie “buone” che allevano figli che poi, bricconcelli, violentano una coetanea, e qualcuno pensa “ah se fossero stati immigrati, che botta di culo avremmo avuto per tentare di cacciarli e gridare “all’untore all’untore”. “Benedetta ragazza, scegli meglio chi ti deve violentare un’altra volta! Mica siamo qui a smacchiare giaguari”.




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