E così Silvio il breve
è stato condannato per la seconda volta in primo grado. Non riesco a gioire per
questa sentenza. Non ci riesco perché banalmente prendo atto che i giudici
hanno fatto il loro dovere, tutto lì. E non riesco a gioire per la carcerazione
di chiunque, allo stesso modo inorridisco quando qualcuno chiede giustizia
sommaria o forche in piazza. Una condanna è sempre, piaccia o meno, la riprova
che la società non potrà mai essere perfetta, se ci sono malfattori vuol dire
che una parte del corpo sociale è malata. Ai
giudici ci si deve presentare sempre, lo insegnò Enzo Tortora che si dimise da
parlamentare europeo per affrontare i processi (questione di etica) ce lo
insegnò Adriano Sofri che inghiottì una sentenza definitiva a suo dire ingiusta,
e gli credo veramente, fino al rifiuto di chiedere la grazia perché non si
chiede per un crimine non commesso.
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Allo stesso modo non
mi associo a chi si stupisce per le dimissioni del ministro Idem, a fronte di
un sospetto di evasione (forse solo elusione) dell’ICI, il ministro ha
tracchieggiato qualche giorno, poi si è dimessa. Ha fatto banalmente ciò che
fanno i politici nei paesi civili. L’Italia è altra cosa evidentemente. Anche
se, annotiamo, qualche politico saccente (penso alla signora Moplen Santanchè)
dice che la ministra si deve dimettere. Ecco, la stessa politica che votò
convinta che Ruby è la nipote di Mubarak e che Silvio al massimo è un
utilizzatore finale (di minorenni) ora si sbraccia perché la ministra non è
degna di stare dove sta. Mah! Neppure mi associo con chi dice che quello della
Idem è un peccato veniale. Chi rappresenta lo Stato deve essere specchiato e
limpido, un uomo di Stato non è uguale a tutti gli altri cittadini, deve avere
un valore aggiunto che gli impedisca di commettere peccati e peccatucci. Anche
chi ha a che fare con la cosa pubblica a qualunque titolo deve essere
specchiato, un bidello deve avere la fedina penale pulita, da pochi giorni per
far parte del CDA di un’azienda la legge prevede che non si abbiano condanne neppure
in primo grado. Per fare il premier
questo in Italia non vale, ovviamente.
Purtroppo negli ultimi
vent'anni il concetto di etica in politica è andato a farsi friggere, infatti
assistiamo alla volgarizzazione dei comportamenti, all'avere Deputati e Senatori
condannati e corrotti esattamente come nella libera Repubblica di Bananas.
Assieme all'arroganza esternata a piene mani, vediamone solo alcuni esempi: un
parlamentare che va a disinfettare treni con immigrati, un ministro che ha una
casa pagata da altri e dice che gli è stata regalata “a mia insaputa”, un primo
ministro che nelle riunioni con capi di stato stranieri fa le corna dietro la
testa di suoi colleghi, ragazzini semianalfabeti diventati per nomina
consiglieri regionali a 12.000 euro al mese che si fanno pagare i video giochi
con i soldi pubblici, consiglieri regionali che mettono nella lista spesa i
gratta e vinci, voli di Stato utilizzati per portare puttane in Sardegna, un
consigliere del re (Dell’Utri), più che
sospettato di essere parte attiva delle mafie che diventa senatore per pararsi
le terga dai processi, e potremmo proseguire a lungo. Tutto questo scempio
delle vita democratica è iniziato con l’avvento di una visione distorta della Democrazia
stessa, con il calpestare la Carta Costituzionale dicendo che è un inutile e
dannoso orpello “di stampo sovietico”, anziché darle il giusto peso di Carta fondante
della Repubblica fondata sul lavoro. Parallelamente a ciò, abbiamo assistito
all'evaporare di quanto stava “a sinistra”, tranne esilissimi tentativi di
rifondare un soggetto che sapesse tornare a parlare il linguaggio della
politica, siamo passati dell’edonismo veltroniano ad uno stato di litigiosità
permanente che ha fatto in modo di non riuscire a fare un governo neppure ad
elezioni vinte. In tutto questo obbrobrio della Democrazia il governo attuale è
saldamente nelle mani e nei voleri di un personaggio che è appena stato
condannato per prostituzione minorile e concussione a sette anni di galera e
all'interdizione permanente dai pubblici uffici. Dove diamine stiamo vivendo?
In quale incubo?
La condanna di Silvio
il breve non mi fa gioire. Perché avrebbe dovuto essere sconfitto con le armi della
politica e della Democrazia, anziché con quelle della magistratura, sono cose
decisamente differenti, anche se legate a filo doppio: un condannato, un
inquisito, dovrebbe farsi da parte finchè la sua posizione è chiarita e senza
discussione alcuna, la politica invece dovrebbe fare il suo lavoro e tornare ad
essere etica, mandare al governo chi lo
sa fare, far giudicare il suo operato con libere elezioni, possibilmente senza
acquisti di voti. Questo in Italia non è avvenuto, forse i partiti dovrebbero
riflettere su questi percorsi, sul perché siamo finiti in questo baratro, sul
perché molti, compreso il sottoscritto, non hanno più stimoli sufficienti per
andare a votare, vista la pochezza della politica. Il mantenere equilibri
precari è diventato uno sport ambito a destra come a sinistra. Ultimo esempio è
la vicenda degli F35, il ministro della guerra dice che dobbiamo acquistarli ad
ogni costo perché “sono utili strumenti di pace”, detta così è come se il
ministro della salute ci venisse a raccontare che le sigarette servono a
combattere il cancro. Il PD si spacca in due fra chi crede al ministro
guerreggiante e a chi pensa che a tutto c’è un limite, un partito democratico
(non dico di sinistra, non mi viene proprio) a fronte della crisi economica e
della mancanza di quattrini per tenere aperto il Colosseo, farebbe una scelta
decisa: No agli aerei “da pace”, finanziamo cultura, scuole a sanità. Il PD
invece che fa? Dice di rimandare la decisione, una specie di “ci dobbiamo
pensare”. Se questa è la parte avversa a quella del condannato, dove vogliamo
andare?
No, non mi riesce di
gioire per una condanna, sarebbe bello farlo per una sconfitta alle elezioni,
magari con la certezza che ha vinto il migliore, non il male minore.
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