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giovedì 7 febbraio 2013

leggendo il rapporto Caritas sulle povertà


E’ stato presentato in gennaio, se ne è parlato in un impulso di frenetico stupore per un paio di giorni, poi il vuoto, il nulla, poi si scorda. Viene da pensare che l’Italia soffra di una strana sindrome, ci si scorda facilmente. Succede in politica e in altri ambienti, stucchevole da questo punto di vista il dibattito elettorale in corso. Il passato è solo quello prossimo, di un anno fa si tende a rimuovere tutto.
“Non uno di più” è il titolo che Caritas Lecce ha voluto dare al suo secondo rapporto sulla povertà a Lecce, il quadro è desolante, le miserie aumentano a dismisura. Nella città bella del Salento le mense Caritas hanno sempre più clienti (forse di questi parlava quello che diceva che i ristoranti sono pieni?). Poi la disoccupazione, e i ragazzi che tornano a migrare e l’abbandono scolastico dovuto anche se non soprattutto alla mancanza di prospettive, di futuro. E c’è qualche ministressa che parla di choosy, e qualche premier che parla di sacrifici, anche se, leggendo il rapporto, da sacrificare non rimane poi molto. Un quadro desolante che vede il silenzio di una politica e di amministratori che paiono lontani, esageratamente lontani dalle persone. Lecce bella e barocca decade inesorabilmente.
All’interno del rapporto, di cui abbiamo riferito nelle pagine del giornale del 25 gennaio, in occasione della presentazione, esiste un settore di “testimonianze”, sono interviste a utenti italiani e stranieri colpiti dalla crisi economica, ma soprattutto sociale ed etica. Sono tutte senza nome per questioni di privacy, in alcuni casi senza nominare il paese d’origine, sono vere coltellate per chi legge. Albanesi, senegalesi, molti i leccesi, storie che si intrecciano con un rosario di miserie e di vergogna. La vedova salentina pensionata al minimo con i figli a nord che hanno problemi lavorativi anche loro: “li aiuto quando posso”, ma le spese incombono e la pensione minima non basta, poi ci sono le medicine da pagare. Per mangiare e per i capi d’abbigliamento la Caritas aiuta,  anche per sapere dove rivolgersi per la burocrazia che non guarda in faccia la miseria, e anche per offrire ascolto in una società, questa si pericolosamente barocca, che non vede. C’è la storia di D. separato con lavoretti saltuari “Io e mia moglie ci volevamo bene, poi con i figli sono aumentate le spese ed è crollato tutto” e l’inizio della sua vita in affitto, poi con amici a condividere miserie ed affitti, poi le nottate a dormire in auto e il fondo toccato, la pietas di un sacerdote che lo mette in contatto con la caritas. E ancora la vedova 74 enne che, dopo la morte del marito si ritrova con i figli disoccupati, la figlia che le affida i nipotini mentre cerca lavoro, “altrimenti i bambini vengono sottratti dagli assistenti sociali”. Dove diavolo sono quei politici che difendono la famiglia? E la miseria  si insinua:  “spero che i miei figli e mio genero trovino qualche lavoro, così i nipotini potranno tornare a casa loro e vivremo tutti meglio”. E ancora storie di vedove con pensioni sociali, sfrattate per morosità, perché gli affitti sono esosi, e fallimenti di matrimoni e di attività di piccoli padroncini che improvvisamente vengono risucchiati dalla crisi economica ed etica, morale. E il 55 enne licenziato per esubero che non trova più lavoro e si sente umiliato a passare da un discreto benessere alla povertà più nera, che si vergogna perché  poveri  prima erano invisibili anche per lui,  ora frequenta ed aiuta quando può, come può.
Problemi sociali che dalla società non hanno risposte, solo da enti caritatevoli.  Il rapporto evidenzia  undici macro aree:
  1. Alloggio
  2. Ascolto
  3. Beni e servizi materiali
  4. Coinvolgimenti
  5. Consulenza professionale
  6. Lavoro
  7. Orientamento
  8. Sanità
  9. Scuola
  10. Sostegno socio assistenziale
  11. Sussidi economici

In queste aree si trova di tutto veramente, si tocca il disagio profondo dalla mancanza di casa come l’impossibilità di acquistare farmaci, ed esiste il padre di tutti i problemi: la mancanza di lavoro, il lavoro sottopagato, sfruttamento oltre ogni limite. Non scordiamo che in Salento si parla del 15,7% di disoccupati (12,8% uomini – 20,2% donne).
E’ pubblicato inoltre un settore dedicato alle interviste agli operatori, anche queste sono storie da raccontare una ad una, da comprendere.
Ed esiste nel sottofondo il non detto, la politica e l’amministrazione della cosa pubblica che deve porsi il problema grande anche dell’impoverimento dei cosiddetti “ceti medi”, i proprietari di una casa che non riescono più a farcela, a pagare la scuola ai figli, a mangiare. Una società che si sta involvendo anziché progredire. Da questo punto di vista le promesse elettorali possono diventare vere e proprie coltellate se troppo ridondanti e se non troveranno riscontro dopo il voto. L’etica in politica dovrebbe essere anche questo. Chi dorme in auto non avrà diritto ad alcun rimborso IMU per la prima casa, né gli può fregare di meno delle due aliquote promesse.




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