E’ stato presentato in gennaio, se ne è parlato in un
impulso di frenetico stupore per un paio di giorni, poi il vuoto, il nulla, poi
si scorda. Viene da pensare che l’Italia soffra di una strana sindrome, ci si
scorda facilmente. Succede in politica e in altri ambienti, stucchevole da
questo punto di vista il dibattito elettorale in corso. Il passato è solo
quello prossimo, di un anno fa si tende a rimuovere tutto.
“Non uno di più” è il titolo che Caritas Lecce ha voluto
dare al suo secondo rapporto sulla povertà a Lecce, il quadro è desolante, le
miserie aumentano a dismisura. Nella città bella del Salento le mense Caritas
hanno sempre più clienti (forse di questi parlava quello che diceva che i
ristoranti sono pieni?). Poi la disoccupazione, e i ragazzi che tornano a
migrare e l’abbandono scolastico dovuto anche se non soprattutto alla mancanza
di prospettive, di futuro. E c’è qualche ministressa che parla di choosy, e
qualche premier che parla di sacrifici, anche se, leggendo il rapporto, da
sacrificare non rimane poi molto. Un quadro desolante che vede il silenzio di
una politica e di amministratori che paiono lontani, esageratamente lontani
dalle persone. Lecce bella e barocca decade inesorabilmente.
All’interno del rapporto, di cui abbiamo riferito nelle pagine
del giornale del 25 gennaio, in occasione della presentazione, esiste un
settore di “testimonianze”, sono interviste a utenti italiani e stranieri
colpiti dalla crisi economica, ma soprattutto sociale ed etica. Sono tutte
senza nome per questioni di privacy, in alcuni casi senza nominare il paese
d’origine, sono vere coltellate per chi legge. Albanesi, senegalesi, molti i
leccesi, storie che si intrecciano con un rosario di miserie e di vergogna. La vedova
salentina pensionata al minimo con i figli a nord che hanno problemi lavorativi
anche loro: “li aiuto quando posso”, ma le spese incombono e la pensione minima
non basta, poi ci sono le medicine da pagare. Per mangiare e per i capi
d’abbigliamento la Caritas aiuta, anche
per sapere dove rivolgersi per la burocrazia che non guarda in faccia la
miseria, e anche per offrire ascolto in una società, questa si pericolosamente
barocca, che non vede. C’è la storia di D. separato con lavoretti saltuari “Io
e mia moglie ci volevamo bene, poi con i figli sono aumentate le spese ed è
crollato tutto” e l’inizio della sua vita in affitto, poi con amici a
condividere miserie ed affitti, poi le nottate a dormire in auto e il fondo
toccato, la pietas di un sacerdote che lo mette in contatto con la caritas. E
ancora la vedova 74 enne che, dopo la morte del marito si ritrova con i figli
disoccupati, la figlia che le affida i nipotini mentre cerca lavoro, “altrimenti
i bambini vengono sottratti dagli assistenti sociali”. Dove diavolo sono quei
politici che difendono la famiglia? E la miseria si insinua: “spero che i miei figli e mio genero trovino
qualche lavoro, così i nipotini potranno tornare a casa loro e vivremo tutti
meglio”. E ancora storie di vedove con pensioni sociali, sfrattate per
morosità, perché gli affitti sono esosi, e fallimenti di matrimoni e di
attività di piccoli padroncini che improvvisamente vengono risucchiati dalla
crisi economica ed etica, morale. E il 55 enne licenziato per esubero che non
trova più lavoro e si sente umiliato a passare da un discreto benessere alla
povertà più nera, che si vergogna perché poveri prima
erano invisibili anche per lui, ora
frequenta ed aiuta quando può, come può.
Problemi sociali che dalla società non hanno risposte, solo
da enti caritatevoli. Il rapporto
evidenzia undici macro aree:
- Alloggio
- Ascolto
- Beni e servizi materiali
- Coinvolgimenti
- Consulenza professionale
- Lavoro
- Orientamento
- Sanità
- Scuola
- Sostegno socio assistenziale
- Sussidi economici
In queste aree si trova di tutto veramente, si tocca il
disagio profondo dalla mancanza di casa come l’impossibilità di acquistare
farmaci, ed esiste il padre di tutti i problemi: la mancanza di lavoro, il
lavoro sottopagato, sfruttamento oltre ogni limite. Non scordiamo che in
Salento si parla del 15,7% di disoccupati (12,8% uomini – 20,2% donne).
E’ pubblicato inoltre un settore dedicato alle interviste
agli operatori, anche queste sono storie da raccontare una ad una, da
comprendere.
Ed esiste nel sottofondo il non detto, la politica e l’amministrazione
della cosa pubblica che deve porsi il problema grande anche dell’impoverimento
dei cosiddetti “ceti medi”, i proprietari di una casa che non riescono più a farcela,
a pagare la scuola ai figli, a mangiare. Una società che si sta involvendo anziché
progredire. Da questo punto di vista le promesse elettorali possono diventare
vere e proprie coltellate se troppo ridondanti e se non troveranno riscontro
dopo il voto. L’etica in politica dovrebbe essere anche questo. Chi dorme in
auto non avrà diritto ad alcun rimborso IMU per la prima casa, né gli può
fregare di meno delle due aliquote promesse.
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