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venerdì 28 ottobre 2011

regione Salento 2


La regione Salento è stata archiviata dalla civiltà e dalla Costituzione che, al momento, gode ottima salute. Anche se viene attaccata da chi vuole annullare le conquiste delle democrazia, parliamo di opportunismi localisti, personalismi che  mirano al disfacimento dello stato nazionale. L’antistoricismo del tentativo di dividere l’Italia da una parte, una regione dall’altra, non sono che il risultato dell’antipolitica che arriva da lontano e che ha trovato il suo apice più alto dopo l’affaire chiamato tangentopoli. Da allora i “ladroni” sono tutti coloro che fanno politica. “Tutti tranne noi” sembrano dire i celoduristi. La loro filosofia è infatti mutuata direttamente dalle vulgate popolari “le donne, tutte p… tranne mia madre, mia figlia e mia sorella”. Però la storia insegna che quando arrivano alle comode poltrone romanladrone si accomodano felicemente ed elevano dita medie verso il cielo con voluttà.
Il fatto che la Corte Costituzionale abbia negato il referendum per il distacco del Salento dalla Puglia non vuol dire, tuttavia, che le pulsioni populiste e secessioniste siano finite. Mai come in un periodo di crisi valoriale ed economica il “padroni a casa nostra” rischia di fare proseliti. Mi inquieta non poco l’atteggiamento di chi dice “quelli non sono un problema”. Possono diventarlo veramente.  Ho visto nascere la lega nord, in poco più di dodici mesi passò dal destare curiosa ironia con i suoi elmi cornuti, il suo linguaggio privo di congiuntivi, il suo dialetto e il suo razzismo, a governare città come Alessandria, saldamente in mano ad amministrazioni di sinistra (sindaco socialista e vicesindaco comunista) dal 46 al 92.  E fu debacle.
Non si debbono fare sconti di sorta a nessuno per il malgoverno. Lo stato maggiore alessandrino socialista dell’epoca finì in galera o davanti ai giudici. Ne uscì pulito ed indenne il PCI, però ancora mi chiedo come mai dopo tanto governo assieme, nessuno si fosse mai accorto di nulla. Rimane un mistero. La neonata lega nord vinse la mano e si prese e il cucuzzaro intero andando a muovere i bassi istinti delle persone. Ricordo, dopo tangentopoli, amici che votavano tiepidamente a sinistra dire “votiamo Bossi, così i partiti capiranno il segnale, poi torneremo a votare a sinistra”. La storia sappiamo com’è andata. L’atto ufficiale della nascita della lega nord data 10 febbraio 1991 a Pieve Emanuele in provincia di Milano, con il primo Congresso Federale. Era costituita dalla federazione fra Lega Lombarda, Liga Veneta, Piemont Autonomista, Uniun Ligure, Lega Emiliano-Romagnola, Alleanza Toscana. Movimenti autonomisti di impatto elettorale poco superiore allo zero che viravano dal razzismo sfegatato della liga veneta, al Piemont autonomista di Gipo Farassino. Mi raccontano amici che parteciparono a quella prima fase, di una cena in cui si confrontarono due posizioni. Una che guardava con simpatia alla democrazia e a sinistra, l’altra decisamente di destra estrema. Vinsero i secondi, i Maroni, i Borghezio, i Castelli. Farassino si defilò prestissimo e di lui non abbiamo più sentito parlare se non come cantautore di ballate in piemontese. In soli tre anni questi figuri diventarono forza di governo, presero città come Milano e moltissime amministrazioni locali. Il tutto avendo nello statuto, al primo punto, la richiesta di secessione. Una domanda inquieta non poco, come fanno politici del sud a governare fianco a fianco con questi figuri che li chiamano terroni nei loro comizi? Sarebbe interessante arrivasse una risposta da Maglie, piuttosto che da Lecce o da Gallipoli. Caduta dei valori, dicevamo, a questo facevamo riferimento.  In quegli anni la sinistra tutta sottovalutò l’impatto mediatico dei discorsi farneticanti del capo verde come la bile.
Ora mi sembra che lo stesso sfacelo si stia delineando al sud. Movimenti localisti, con l’alibi di difendersi dagli attacchi della lega nord, e della difesa del territorio (toh, stessi discors, identici) vanno pian piano tentando unificazioni e alleanze. Nascono Io Sud, Noi Sud, nasce il movimento Regione Salento, che al momento ha l’importanza, a livello nazionale, che aveva Piemont, poco più di zero. Però hanno una forza mediatica che quegli altri non avevano. Il fatto di detenere una televisione, per esempio, di assumere giornalisti compiacenti e via  dicendo, rischia di dare una visibilità impossibile a partitini e movimenti altri, diversi, magari più vicini alla democrazia. Mettono in campo quattrini, anche per aprire uno store per vendere i loro gadget e robaccia simile.  La storia serve per essere studiata e commentata,  per evitare gli errori già commessi. Non sottovalutiamo le pulsioni localiste, altrimenti ci ritroveremo fra pochissimo tempo a lamentarci per le ronde contro gli immigrati, piuttosto che contro poveri cristi. Peggio, rischieremo di vedere governate città e paesi da improvvisati arrembanti che passeranno la consiliatura a fare ordinanze contro i figli di immigrati o simili ignobili amenità. E’ successo!
La democrazia è un affare troppo serio per lasciarla nelle mani di chi irride la Costituzione, di chi con la bandiera nazionale (domani regionale) si vuole pulire… 

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