Cinquanta anni fa
mentre ancora erano in corso i funerali
delle vittime della strage di Piazza Fontana un innocente moriva durante un
interrogatorio nella Questura di Milano. Il ferroviere quarantunenne Giuseppe
Pinelli, anarchico, bersaglio di una
ignobile montatura che cercava di nascondere i veri responsabili dello
stragismo fascista, cadeva dal quarto piano della Questura. “Vittima due volte
– così lo ha ricordato il presidente Napolitano nel 2009 durante la Giornata
per le vittime del terrorismo- , prima di pesantissimi infondati sospetti e poi
di un’improvvisa, assurda fine”.
Nessuno ha pagato per
questa scia di morti che ha trasformato l’Italia inaugurando una lunga stagione
di stragi e di attentati alla democrazia. Ma chi c’era davvero in quelle ore nella Questura di Milano?
Parte da questo assunto lo straordinario libro di Paolo
Brogi “Pinelli, l’innocente che cadde
giù” – dalle carte sugli affari riservati nuova luce su depistaggi e
montature-. Furono tempi cupi, quelli in cui i movimenti con venature
ancora naif, spontanee, lontani dalle parole della politica politicante,
persero l’innocenza. Il 12 dicembre 1969 e le bombe alla banca di piazza
Fontana furono la cesura netta fra la voglia quasi goliardica di voler cambiare il mondo e il tuffo in una
realtà fatta di morti, bombe, di Pino Pinelli che cascò dal quarto piano della questura
di Milano mentre era in corso il suo interrogatorio basato sul nulla, o meglio
sulla pista prefabbricata da una dozzina di “fantasmi” che arrivarono alla
questura di Milano direttamente da Roma, erano gli uomini degli affari
riservati. Questi presero possesso degli uffici e, sapremo più tardi “Russomanno (capo di questa truttura) parte
in tutta fretta da Roma e a Milano scende con l’altro alto funzionario
Francesco D’Agostino all’hotel Aosta, in piazza della Stazione. I due
soggiornano lì a spese dello stato per parecchi giorni. E arrivano avendo in
tasca, come riferisce Francesco D’Agostino, “la lista degli anarchici”.
D’Agostino dice di essere arrivato il 13, Russomanno ai magistrati oscillerà
tra il 13 e il 14, più tardi a un giornalista che lo intervista nel 2001 dirà
sorridendo che è arrivato la sera stessa del 12...”
E chissà perché nessuno lesse i giornali dei giorni
precedenti, quelli inglesi in particolare, ripresi in Italia solo ed
esclusivamente da L’Unità, L’Espresso e Paese Nuovo.
Il 6 dicembre del 1969
il “Guardian” era uscito con un reportage investigativo firmato da Leslie
Finer. Lo stesso giorno anche l’ “Observer” domenicale aveva fatto importanti
rivelazioni sulle bombe del 25 aprile.
Cosa aveva rivelato il
“Guardian” con quell’articolo intitolato “Greek advice for a coup in Italy”?
Intanto l’autore:
Leslie Finer, al quale si deve l’introduzione nel nostro vocabolario politico
del concetto di “Strategy of tension”, strategia della tensione, varato proprio
in quel dicembre, era all’epoca il più autorevole giornalista europeo che si
occupasse della Grecia, paese dove trascorreva buona parte del suo tempo. Finer
era un giornalista molto introdotto ad Atene.
Ed era così che era
entrato in possesso di una fotocopia della lettera di un alto funzionario del
Ministero degli esteri greco (della Giunta militare dei colonnelli), il
direttore Michail Kottakis, destinata all'ambasciatore greco a Roma, Pompouras.
Nella lettera si riferiva di incontri tra esponenti dei movimenti neofascisti
italiani (in particolare un non identificato esponente chiamato in codice «P»)
ed esponenti della Giunta militare. Nella lettera si diceva che i fascisti
italiani stavano cercando di realizzare un colpo di Stato per portare la destra
al potere anche in Italia. E si riferiva di attentati preparatori come quelli
dell’aprile a Milano alla Fiera Campionaria. Nella lettera il funzionario del
ministero si raccomandava con l'ambasciatore perché non venissero alla luce
possibili collegamenti tra le autorità greche e l'operato degli «amici
italiani», consigliando che questi venissero invitati a cercare assistenza
tramite rappresentanze greche non ufficiali.
Ancora più forte la
rivelazione dell’ “Observer” del 7 dicembre, che “Paese Sera” riprendeva con il
titolo di apertura in prima pagina;: “I colonnelli greci tramano con i fascisti
e con il “sig. P” per “un colpo alla greca” in Italia”
Poi nel servizio a
pagina 13 il sottotitolo di “Paese Sera” era “La più clamorosa rivelazione dei
giornali inglesi riguarda l’attentato dinamitardo alla Fiera di Milano contro lo Stand della
Fiat – I documenti pubblicati indicano che la bomba fu fatta esplodere da fascisti
greci e italiani”.
“Paese Sera” riferiva
dunque dei contatti tra i fascisti italiani e greci, che secondo il “Guardian”
si erano concretizzati in un summit tra il “sig. P” e il capo della giunta
Papadopoulos affiancato da Lados. Quest’ultimo aveva detto che per un golpe in
Italia bisognava puntare sui dirigenti della polizia.
Un lavoro di inchiesta quello di Brogi, che riporta le
testimonianze di Claudia e Silvia, le due figliole di Pino Pinelli che
all’epoca dei fatti avevano 8 ed 9 anni e che parlano di quei giorni e di tutta
la loro vita futura incredibilmente segnata dal dramma di un padre innocente
“caduto” da una finestra, di processi, fango e riabilitazione, lapidi affisse,
tolte, cambiate.
Un libro che vale la pena leggere per la ricchezza di
informazioni tratte da archivi desecretati, testimonianze e resoconti puntuali
e precisi, e che, per chi quei tempi ha vissuto, testimoniano il pantano in cui
la Democrazia stava per cadere per mano di servizi segreti deviati, l’ombra
della massoneria, una guerra fredda che consentiva ad agenti statunitensi di
fare arrivare esplosivo a gruppi neofascisti italiani, e un gruppetto di
anarchici, colpevoli di pacifismo, venissero additati da tutti i giornali come
i più pericolosi estremisti e stragisti. Unanime fu il lancio il giorno
successivo all’arresto di Pietro Valpreda, “un ballerino dall’oscuro passato”
titolò l’Unità. Però abbiamo avuto la fortuna di essere in una Democrazia
solida nonostante tutto, e di aver avuto altri giornalisti, una su tutti
Camilla Cederna, poi i ragazzi che fecero un libricino/inchiesta autoprodotto
intitolato “La Strage di Stato” in cui si tiravano alcune somme, che ci
aprirono gli occhi da subito.
Paolo Brogi
Pinelli, l’innocente
che cadde giù
Maggio 2019,
Castelvecchi editore
pp. 160, euro 17,50
Paolo Brogi,
giornalista e scrittore. Ha lavorato a Lotta Continua, Reporter, l’Europeo, Paese sera. Tra i suoi ultimi libri “La lunga notte dei Mille”, “Eroi
e poveri diavoli della Grande Guerra”, “68, ce n’est qu’un début”.
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