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martedì 18 giugno 2019

trame, servizi deviati e Pino Pinelli che cade giù



Cinquanta anni fa mentre ancora erano in corso  i funerali delle vittime della strage di Piazza Fontana un innocente moriva durante un interrogatorio nella Questura di Milano. Il ferroviere quarantunenne Giuseppe Pinelli, anarchico,  bersaglio di una ignobile montatura che cercava di nascondere i veri responsabili dello stragismo fascista, cadeva dal quarto piano della Questura. “Vittima due volte – così lo ha ricordato il presidente Napolitano nel 2009 durante la Giornata per le vittime del terrorismo- , prima di pesantissimi infondati sospetti e poi di un’improvvisa, assurda fine”.

Nessuno ha pagato per questa scia di morti che ha trasformato l’Italia inaugurando una lunga stagione di stragi e di attentati alla democrazia. Ma chi c’era davvero  in quelle ore nella Questura di Milano?
Parte da questo assunto lo straordinario libro di Paolo Brogi “Pinelli, l’innocente che cadde giù” – dalle carte sugli affari riservati nuova luce su depistaggi e montature-. Furono tempi cupi, quelli in cui i movimenti con venature ancora naif, spontanee, lontani dalle parole della politica politicante, persero l’innocenza. Il 12 dicembre 1969 e le bombe alla banca di piazza Fontana furono la cesura netta fra la voglia quasi goliardica  di voler cambiare il mondo e il tuffo in una realtà fatta di morti, bombe, di Pino Pinelli che cascò dal quarto piano della questura di Milano mentre era in corso il suo interrogatorio basato sul nulla, o meglio sulla pista prefabbricata da una dozzina di “fantasmi” che arrivarono alla questura di Milano direttamente da Roma, erano gli uomini degli affari riservati. Questi presero possesso degli uffici e, sapremo più tardi “Russomanno (capo di questa truttura) parte in tutta fretta da Roma e a Milano scende con l’altro alto funzionario Francesco D’Agostino all’hotel Aosta, in piazza della Stazione. I due soggiornano lì a spese dello stato per parecchi giorni. E arrivano avendo in tasca, come riferisce Francesco D’Agostino, “la lista degli anarchici”. D’Agostino dice di essere arrivato il 13, Russomanno ai magistrati oscillerà tra il 13 e il 14, più tardi a un giornalista che lo intervista nel 2001 dirà sorridendo che è arrivato la sera stessa del 12...”
E chissà perché nessuno lesse i giornali dei giorni precedenti, quelli inglesi in particolare, ripresi in Italia solo ed esclusivamente da L’Unità, L’Espresso e Paese Nuovo.
Il 6 dicembre del 1969 il “Guardian” era uscito con un reportage investigativo firmato da Leslie Finer. Lo stesso giorno anche l’ “Observer” domenicale aveva fatto importanti rivelazioni sulle bombe del 25 aprile.
Cosa aveva rivelato il “Guardian” con quell’articolo intitolato “Greek advice for a coup in Italy”?
Intanto l’autore: Leslie Finer, al quale si deve l’introduzione nel nostro vocabolario politico del concetto di “Strategy of tension”, strategia della tensione, varato proprio in quel dicembre, era all’epoca il più autorevole giornalista europeo che si occupasse della Grecia, paese dove trascorreva buona parte del suo tempo. Finer era un giornalista molto introdotto ad Atene.
Ed era così che era entrato in possesso di una fotocopia della lettera di un alto funzionario del Ministero degli esteri greco (della Giunta militare dei colonnelli), il direttore Michail Kottakis, destinata all'ambasciatore greco a Roma, Pompouras. Nella lettera si riferiva di incontri tra esponenti dei movimenti neofascisti italiani (in particolare un non identificato esponente chiamato in codice «P») ed esponenti della Giunta militare. Nella lettera si diceva che i fascisti italiani stavano cercando di realizzare un colpo di Stato per portare la destra al potere anche in Italia. E si riferiva di attentati preparatori come quelli dell’aprile a Milano alla Fiera Campionaria. Nella lettera il funzionario del ministero si raccomandava con l'ambasciatore perché non venissero alla luce possibili collegamenti tra le autorità greche e l'operato degli «amici italiani», consigliando che questi venissero invitati a cercare assistenza tramite rappresentanze greche non ufficiali.
Ancora più forte la rivelazione dell’ “Observer” del 7 dicembre, che “Paese Sera” riprendeva con il titolo di apertura in prima pagina;: “I colonnelli greci tramano con i fascisti e con il “sig. P” per “un colpo alla greca” in Italia”
Poi nel servizio a pagina 13 il sottotitolo di “Paese Sera” era “La più clamorosa rivelazione dei giornali inglesi riguarda l’attentato dinamitardo  alla Fiera di Milano contro lo Stand della Fiat – I documenti pubblicati indicano che la bomba fu fatta esplodere da fascisti greci e italiani”.
“Paese Sera” riferiva dunque dei contatti tra i fascisti italiani e greci, che secondo il “Guardian” si erano concretizzati in un summit tra il “sig. P” e il capo della giunta Papadopoulos affiancato da Lados. Quest’ultimo aveva detto che per un golpe in Italia bisognava puntare sui dirigenti della polizia.
Un lavoro di inchiesta quello di Brogi, che riporta le testimonianze di Claudia e Silvia, le due figliole di Pino Pinelli che all’epoca dei fatti avevano 8 ed 9 anni e che parlano di quei giorni e di tutta la loro vita futura incredibilmente segnata dal dramma di un padre innocente “caduto” da una finestra, di processi, fango e riabilitazione, lapidi affisse, tolte, cambiate.
Un libro che vale la pena leggere per la ricchezza di informazioni tratte da archivi desecretati, testimonianze e resoconti puntuali e precisi, e che, per chi quei tempi ha vissuto, testimoniano il pantano in cui la Democrazia stava per cadere per mano di servizi segreti deviati, l’ombra della massoneria, una guerra fredda che consentiva ad agenti statunitensi di fare arrivare esplosivo a gruppi neofascisti italiani, e un gruppetto di anarchici, colpevoli di pacifismo, venissero additati da tutti i giornali come i più pericolosi estremisti e stragisti. Unanime fu il lancio il giorno successivo all’arresto di Pietro Valpreda, “un ballerino dall’oscuro passato” titolò l’Unità. Però abbiamo avuto la fortuna di essere in una Democrazia solida nonostante tutto, e di aver avuto altri giornalisti, una su tutti Camilla Cederna, poi i ragazzi che fecero un libricino/inchiesta autoprodotto intitolato “La Strage di Stato” in cui si tiravano alcune somme,   che ci aprirono gli occhi da subito.  

Paolo Brogi
Pinelli, l’innocente che cadde giù
Maggio 2019, Castelvecchi editore
pp. 160, euro 17,50
  
Paolo Brogi, giornalista e scrittore. Ha lavorato a Lotta Continua, Reporter, l’Europeo, Paese sera. Tra i suoi ultimi libri “La lunga notte dei Mille”, “Eroi e poveri diavoli della Grande Guerra”, “68, ce n’est qu’un début”.















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