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venerdì 10 agosto 2018

Lireta è tornata


Marina di Andrano, luogo stupendo, raccolto. Mare di scogli come in moltissimi luoghi altri del basso Salento. Qui c’è uno stabilimento dove affittano ombrelloni a prezzi modici, e ci sono pedane e scivoli grazie ai quali le carrozzine possono arrivare al mare agevolmente. Qui la sera si respira aria di mare e si vede Marte il rosso lassù, l’inquinamento luminoso è ridotto. Così guardi le stelle e lasci correre i pensieri fra scogli e mare, con una birra fra scogli e mare, con languida malinconia, fra mare e scogli.
Quella sera però lei è tornata a rompere la pacata estate di Andrano, a urlarci forte in faccia l’emergenza che ora non possiamo più ignorare, non ne abbiamo il diritto, l’umanità perduta deve essere ritrovata subito, senza esitazione alcuna.
Paola Roscioli (foto d'archivio)

Lei è la stupenda Paola Roscioli, il regista e l’autore è Mario Perrotta. La piece che hanno ri/proposto è “Lireta che viene dal mare”. Scrivemmo a lungo di questa stessa emozione e del progetto  irripetibile e meraviglioso di qualche tempo fa che si chiamava Versoterra.
Allora a pochi metri da qui, all’Acquaviva, vidi Lireta per la prima volta. Fu emozione. L’altra sera è stata emozione, scoramento, rabbia e tristezza.
E alla fine, ai saluti e al giusto riconoscimento a Paola e ai musicisti che l’hanno accompagnata, si è aggiunta la presenza di Lireta, arrivata appositamente e inaspettatamente con i suoi figli e la sua nuova vita in Sicilia. Lei che dovette sbarcare qui da un gommone, che mostrò la sua forza rabbiosa e fiera a un mondo di uomini indecenti, quelli che hanno perso e fanno perdere l’umanità, a una società che ancora tende a dividere le persone fra “noi” e “loro”. In un Salento che ha accolto con mano tesa, che è emigrato da sempre e prosegue ad emigrare ed ora vede una parte dei suoi figli votare un partito diverso, strano, con un leader che fino a pochi giorni fa cantava e urlava contro i terroni e sperava che venissero lavati tutti quanti dalla lava del Vesuvio, ed ora vuole cacciar via gli emigranti di altri paesi che cercano banalmente di sopravvivere.
E’ stato l’intervento finale del regista Mario Perrotta che ha suscitato quasi lacrime di rabbia, perché i salentini che accolgono, gli italiani che vogliono caparbiamente “restare umani”, non possono e non devono accettare le dichiarazioni indecenti di ministri, sottosegretari (molto spesso zoppicanti nell’uso della lingua italiana, sicuramente ignoranti nella conoscenza della Costituzione).
Lireta Katiaj è arrivata, Lireta voleva contare fagioli ed ha scoperto che l’Italia non era il paese delle meraviglie sognato. Lireta ce l’ha fatta a rinascere mille volte e ad essere più bella che mai. Non ce l’hanno fatta i ragazzi negri crepati in un furgone nel foggiano. Tornavano da raccogliere pomodori, sottopagati, sfruttati, schiavizzati. Il furgone si è scontrato con un  TIR. Ora nei banchi dei supermercati possiamo acquistare sottocosto pomodori belli belli, rossi rossi e dirci fieri “li abbiamo pagati proprio poco”. Ora possiamo.
Intanto un’umanità disperata spara a un nero che passa e dice “volevo sparare a un uccellino”, altra umanità inquieta lancia un uovo a una ragazza nera che è italianissima, e dice “è uno scherzo”. Due ragazzini di poco più di dieci anni sparano un pallino ad un negro e dicono “è stata una goliardata”. Intanto il ministro degli interni emana ordinanze non contro la mafia, la corruzione (e che diamine, uno neppure le mutande verdi con i soldi pubblici può comprarsi?), non contro gli squallidi personaggi del suo stesso partito che hanno rubato 49 milioni di euro pubblici comprandosi lauree in Albania (il paese di Lireta) o diamanti in Tanzania. No, lui stanzia milioni di euro per dare la caccia ai venditori di collanine e di cocco sulle spiagge.    
Ecco, tutto questo è passato davanti nella sera di Lireta, con la commozione per un’interpretazione della Roscioli superba, rabbiosa, fiera.
Un pugno nello stomaco agostano, sotto le stelle, con Marte poco più in là. Tanto vicino che potevi toccarlo. Con il mare che si muove sempre, pacato quella sera. Con il tuo carico di emozioni, scoramento, rabbia. Grazie a Lireta, a Paola, a Mario Perrotta. E al mare.

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