Marina di Andrano, luogo stupendo, raccolto. Mare di scogli
come in moltissimi luoghi altri del basso Salento. Qui c’è uno stabilimento
dove affittano ombrelloni a prezzi modici, e ci sono pedane e scivoli grazie ai
quali le carrozzine possono arrivare al mare agevolmente. Qui la sera si
respira aria di mare e si vede Marte il rosso lassù, l’inquinamento luminoso è
ridotto. Così guardi le stelle e lasci correre i pensieri fra scogli e mare,
con una birra fra scogli e mare, con languida malinconia, fra mare e scogli.
Quella sera però lei è tornata a rompere la pacata estate di
Andrano, a urlarci forte in faccia l’emergenza che ora non possiamo più ignorare,
non ne abbiamo il diritto, l’umanità perduta deve essere ritrovata subito,
senza esitazione alcuna.
Paola Roscioli (foto d'archivio) |
Lei è la stupenda Paola Roscioli, il regista e l’autore è
Mario Perrotta. La piece che hanno ri/proposto è “Lireta che viene dal mare”.
Scrivemmo a lungo di questa stessa emozione e del progetto
irripetibile e meraviglioso di qualche
tempo fa che si chiamava Versoterra.
Allora a pochi metri da qui, all’Acquaviva, vidi Lireta per
la prima volta. Fu emozione. L’altra sera è stata emozione, scoramento, rabbia
e tristezza.
E alla fine, ai saluti e al giusto riconoscimento a Paola e
ai musicisti che l’hanno accompagnata, si è aggiunta la presenza di Lireta,
arrivata appositamente e inaspettatamente con i suoi figli e la sua nuova vita
in Sicilia. Lei che dovette sbarcare qui da un gommone, che mostrò la sua forza
rabbiosa e fiera a un mondo di uomini indecenti, quelli che hanno perso e fanno
perdere l’umanità, a una società che ancora tende a dividere le persone fra
“noi” e “loro”. In un Salento che ha accolto con mano tesa, che è emigrato da
sempre e prosegue ad emigrare ed ora vede una parte dei suoi figli votare un
partito diverso, strano, con un leader che fino a pochi giorni fa cantava e
urlava contro i terroni e sperava che venissero lavati tutti quanti dalla lava
del Vesuvio, ed ora vuole cacciar via gli emigranti di altri paesi che cercano
banalmente di sopravvivere.
E’ stato l’intervento finale del regista Mario Perrotta che ha suscitato quasi lacrime di rabbia, perché i salentini che accolgono, gli
italiani che vogliono caparbiamente “restare umani”, non possono e non devono
accettare le dichiarazioni indecenti di ministri, sottosegretari (molto spesso
zoppicanti nell’uso della lingua italiana, sicuramente ignoranti nella
conoscenza della Costituzione).
Lireta Katiaj è arrivata, Lireta voleva contare fagioli ed ha
scoperto che l’Italia non era il paese delle meraviglie sognato. Lireta ce l’ha
fatta a rinascere mille volte e ad essere più bella che mai. Non ce l’hanno
fatta i ragazzi negri crepati in un furgone nel foggiano. Tornavano da
raccogliere pomodori, sottopagati, sfruttati, schiavizzati. Il furgone si è
scontrato con un TIR. Ora nei banchi dei
supermercati possiamo acquistare sottocosto pomodori belli belli, rossi rossi e
dirci fieri “li abbiamo pagati proprio poco”. Ora possiamo.
Intanto un’umanità disperata spara a un nero che passa e
dice “volevo sparare a un uccellino”, altra umanità inquieta lancia un uovo a
una ragazza nera che è italianissima, e dice “è uno scherzo”. Due ragazzini di
poco più di dieci anni sparano un pallino ad un negro e dicono “è stata una
goliardata”. Intanto il ministro degli interni emana ordinanze non contro la
mafia, la corruzione (e che diamine, uno neppure le mutande verdi con i soldi
pubblici può comprarsi?), non contro gli squallidi personaggi del suo stesso
partito che hanno rubato 49 milioni di euro pubblici comprandosi lauree in
Albania (il paese di Lireta) o diamanti in Tanzania. No, lui stanzia milioni di
euro per dare la caccia ai venditori di collanine e di cocco sulle spiagge.
Ecco, tutto questo è passato davanti nella sera di Lireta,
con la commozione per un’interpretazione della Roscioli superba, rabbiosa,
fiera.
Un pugno nello stomaco agostano, sotto le stelle, con Marte
poco più in là. Tanto vicino che potevi toccarlo. Con il mare che si muove
sempre, pacato quella sera. Con il tuo carico di emozioni, scoramento, rabbia.
Grazie a Lireta, a Paola, a Mario Perrotta. E al mare.
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