E così Ipazia ha smesso
di cucinare, peccato. Se ne è andata forse lasciando qualche ricetta
incompiuta, o forse solo abbozzata. Era quotidianità, era ricerca, quando non
sapevi cosa cucinare per il pranzo andavi sul sito e qualcosa anche di facile
facile trovavi. Però ora ha smesso, ha deciso di posare mestoli e forchette,
mixer e pentole e di riposare, sempre che là dove si trova sia riposo.
Rileggendo di mugnoli con pomodori secchi, di maiale al latte, di pecurieddu
scappatu (patate con l'agnello fuggito, che non c’è), sale un po’ di
commozione, però il web è maledetto ed eterno, quelle ricette e quel sorriso
rimarranno lì ad aspettare che qualcuno le legga e le faccia, le riproponga,
che cucini per ore per poi dire “accidenti ho sbagliato qualcosa” perché oltre
la ricetta ci vuole il tocco, la magia del saper accarezzare la pasta, amare un
sugo mentre cuoce. Macchè, Ipazia non c’è più. E’ andata via, “quall’auto che
ti portava via” scriveva qualcuno. L’auto verso l’infinito, verso il “per
sempre” o il “mai più”, chissà. Verso un nuovo incontro per chi crede, per gli altri solo un vuoto
che non può essere colmato da un’assenza.
Non importa, la vita è anche questo, l’elaborazione del
lutto è banalmente renderi conto di un’assenza. Per chi crede solo di un
momentaneo distacco. Oggi, più mestamente, sfogliando le ricette di Ipazia,
brindiamo, un bicchiere di rosato come aperitivo, un viaggio fra fagioli con l’occhio
alla pignata, il ricordo di un sorriso che arrivava.
Buon viaggio Ipazia. Brindo al ricordo.
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