(Scritto alle sette del mattino di sabato 11 novembre)
Fuori è una giornata tipicamente
autunnale, quelle in cui la malinconia avvolge. Pioggerella lieve, tempo
grigio, freddo umido. Aria di festa perché in Salento San Martino è roba seria,
si deve festeggiare il vino novello. Però vino o non vino è bello festeggiare a
prescindere da tutto, quindi si cenerà abbondantemente con l’alibi del vino
novello, che poi se novello non è non fa nulla, basta che sia vino, perbacco
(Bacco, lupus in fabula).
E così occorre far passare la
giornata lentamente, castagne lessano sul fuoco, il tg manda notizie, i titoli
dei giornali scorrono monotoni sul monitor, i pensieri volano via.
Mille pensieri in realtà, un po’
di nostalgia, saudade, un po’ di riflessioni su quel che accade. Una sindaca,
giovane, bionda, bella, sedicente psicoanalista, in quota a forza italia, in un
paese lombardo ha deciso con piglio severo di non far mangiare i bimbi i cui
genitori sono in ritardo con i pagamenti della mensa scolastica. Solo pane e
olio. Dice la signora “ci sono celiaci, bimbi di religioni diverse e altri che
hanno diete particolari, in fondo i bambini si abitueranno”. Mah, più che altro
a me ricorda l’anonima sequestri, prende in ostaggio i bambini per far pagare
il riscatto ai genitori. Comprensibile la preoccupazione, i comuni hanno bilanci all’osso, meno
comprensibile è agire con metodi dalla puzza maledettamente ignobile della
mancanza di etica per correre ai ripari. Stessa scelta venne fatta in passato
dal famigerato sindaco di Adro, passato alle cronache per aver messo il simbolo
della lega nord sul tetto della scuola, anche lui prese in ostaggio i bambini
con lo stesso umiliante sistema. Dovette fare retromarcia, anche per un
leghista ignorante della Costituzione era troppo.
Si sente spesso parlare,
soprattutto da una destra arrembante, di Patria (con la P maiuscola), in realtà
Patria ha mutato significato. Deriva dal latimo Pater, stava ad indicare l’appartenenza
culturale, storica, etica alla quale gli individui si sentono di appartenere.
Patria intendeva il villaggio, la regione circoscritta, la casa paterna, una
cultura con un unicum che tuttavia non poteva né doveva essere esclusiva. Anzi,
le contaminazioni erano benvenute, come ogni innovazione.
Questo durò grosso modo fino al
‘700. Poi ci fu la sovrapposizione che dura ancora oggi con la parola
nazionalismo, che sottende alla superiorità di una nazione, alla chiusura ad
altre culture, all’esclusività della parola “civiltà”.
Possiamo parlare di veri
patrioti, per esempio, citando i partigiani in buona fede, quelli che ci
regalarono la Costituzione che, non a caso, è inclusiva, accogliente. Penso che
per molti di loro i confini fossero solo espessioni geografiche da superare,
ferma restando l’appartenenza culturale, etica, sociale, religiosa per chi
crede, di ognuno, senza tuttavia differenze fra gli individui.
Quello che oggi si vuole
spacciare per patriottismo è invece il più fascista degli atteggiamenti, è
esclusione degli altri, è il rinchiudersi in confini sempre più angusti proprio
mentre la società va in senso opposto, verso l’apertura, verso la
pluriculturalità. Le spossanti richieste di “autonomia”, il voler creare staterelli,
nuove regioni che escludano le altre, il volere essere unici “padroni a casa
nostra” senza mettere in conto che la casa è la terra con le sue pluralità, che
debbono circolare merci, ma anche intelligenze, che le ricchezze debbono essere
distribuite a livello globale, tutto ciò è inammissibile nella realtà
contemporanea. Tutto ciò è nazionalismo vero e proprio.
Per dirla con Montesquieu: “Se conoscessi una cosa utile alla mia
nazione che però fosse deleteria per un’altra, non la proporrei al mio
principe, poiché, prima d’essere un francese, sono un uomo, (o meglio) perché
sono necessariamente un uomo, mentre sono francese solo per caso.”
Concetti simili li spiegò De
Gaulle, che proprio rivoluzionario non era e per non scomodare Marx, quando disse “Il patriottismo è quando l'amore per la tua gente viene per primo;
nazionalismo quando l'odio per quelli non della tua gente viene per primo.”
In sostanza, il nazionalismo
(quello che qualcuno chiama patriottismo) è un vero e proprio cancro. Non è un
caso che formazioni di cultura politica inesistente come la peggiore lega nord
predichino le “indipendenze” intese come particulari esclusive ed escludenti,
mentre la società vera, quella che osserva e rispetta la Carta Costituzionale e
la Dichiarazione Universale dei diritti dell’umanità, vada in senso opposto.
Purtroppo ancora troppi luoghi
sono preda di guerre, terrorismo, razzismo, xenofobia. Per fortuna, invece,
esiste ancora la voglia di sognare, l’utopia che “serve a continuare a camminare”.
Nessun commento:
Posta un commento