Totò Riina detto U Curtu |
La Cassazione ha chiesto al tribunale di Bologna una revisione per la eventuale scarcerazione del criminale Totò Riina, già condannato a 17
ergastoli, mai pentito, che non ha mai fatto dichiarazioni di sorta, ma che, al
contrario, ha proseguito dal carcere ad ordinare e minacciare esecuzioni, non
ultima quella a Don Luigi Ciotti di Libera.
La Cassazione, tuttavia, non ha chiesto né ordinato la scarcerazione
del criminale Riina, semplicemente, visto lo stato di salute dell’ottantasettenne,
continuamente monitorato e sposto dal carcere all'ospedale, ha ricordato che mantenere una persona in
carcere nonostante il decadimento fisico può essere contrario al senso di
umanità e dignità – prescritti dalla Costituzione senza eccezioni – e potrebbe
risolversi in una detenzione inumana, vietata anche dalla Convenzione europea
dei diritti dell’uomo. (cfr. Il Post).
Per contro, come ci ricorda antimafia duemila in un articolo rabbioso
e tristemente vero, sembra quasi che qualcuno stia pagando una cambiale firmata
25 anni fa al capo dei capi, mandante ed esecutore di efferati delitti e stragi
il quale, finalmente arrestato, mai parlò di quel che sapeva sulle trattative
segrete fra Stato e mafia, dei suoi rapporti con alti politici (il bacio di
Andreotti) e funzionari e via dicendo.
Tutto incredibilmente vero. Però la giustizia, in uno Stato
di diritto e Democratico, non deve mai essere vendetta, la morte dignitosa deve
essere garantita a tutti, carcerati e non, anche a Welby, alla Englaro e a chi ne abbia la necessità, di qualunque etnia, provenienza,
colpevole di qualsiasi reato. Le cure devono essere garantite a tutti, nel modo
migliore. E’ su questo punto che il dibattito dovrebbe snodarsi, non certo
sulla liberazione o meno di Totò Riina. Si svuotino le carceri delle migliaia
di immigrati, piccoli spacciatori, tossico dipendenti, ladruncoli, si liberino
oggi, subito. Però Riina non è solo un detenuto, è e rimane il capo mafia che mai ha
abdicato dal suo ruolo.Non tutti i reati sono uguali, ci sono furti e furti.
Un politico che intasca
mazzette è corrotto e, di fatto, ruba quattrini della collettività, il suo
furto tuttavia deve essere considerato molto più grave di quello di un
rapinatore di banche. A lui debbono essere confiscati tutti i beni perché ha
violato un patto con i suoi elettori e con lo Stato che deve rappresentare. Un assessore che offre concessioni edilizie dietro tangenti è doppiamente criminale perchè viola il patto con gli elettori. Il rapinatore di
banche ha invece “semplicemente” rubato in un luogo in cui dovrebbero esserci
molti soldi. Lo stesso discorso vale per i picciotti di mafia e per i
capibastone, peggio per Totò Riina che comanda tutt’ora le sue cosche. Per
questo non concordo con la scarcerazione del criminale Riina, pur augurandogli
una morte serena e garantita dallo Stato che lo ha in custodia, senza sete di vendetta, solo con profonda pietas, la stessa che il criminale Riina negò alle sue vittime.
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