420.000 in Italia le slot machines installate in 83.000
locali “generalisti" (bar, tabacchi, lavanderie a gettone ecc.) 52.000 le
videolotery nelle sale per il gioco d’azzardo (la videlotery è molto veloce e
consente puntate più elevate, proibita fuori dalle sale dedicate).
A queste si debbono aggiungere le slot illegali, scollegate dall’erario che sono
gestite direttamente dai clan e imposte a commercianti che debbono, spesso
vogliono, tenerle nei loro locali. Il loro numero non è ovviamente quantificabile.
Hanno la caratteristica di non far vincere quasi mai e di non pagare le tasse
dovute con un danno doppio, erariale e personale in quanto le slot ufficiali
garantiscono un numero di vincite, se pur poco dignitoso, comunque controllato.
E la Puglia eccelle in questa attività lucrosa per i clan. A
Bari, nel gennaio 2017, sono stati sequestrati 82 apparecchi truccati perché
scollegati dall’erario. Sette persone sono state denunciate e le verifiche
fiscali hanno ricostruito un giro d’affari illegale di 28 milioni di euro in 5
anni.
E ricordiamo che nel 2015 un’operazione antimafia nel Salento
portò a 27 arresti e al sequestro di 12 milioni di beni al clan De Lorenzis di
Racale che imponevano slot truccate. Il reato di associazione mafiosa venne
derubricato, non il danno erariale e ai giocatori d’azzardo.
Questo vorticoso giro d’affari crea ulteriore profitto
illegale per quanti, mafiosi o meno, prestano denaro a usura.
Secondo il rapporto InPut dell’EURISPES, che incrociando 23
parametri con variabili socio/ economiche, Parma è la provincia maggiormente
afflitta dal fenomeno, seguita da Crotone, Siracusa, Foggia ecc. Lecce si
colloca in un poco dignitoso 25° posto su 111 province.
Fatto 100 il rischio usura a Parma, a Lecce sarebbe di 64,53. Quindi in
posizione molto elevata.
I settori maggiormente afflitti dall’usura sono : le
famiglie (30 miliardi di prestiti) Le imprese agricole (2,25 mld), Le imprese
di commercio e servizi (5 mld). Del dato
sulle famiglie è fisiologico che una buona parte del dramma derivi dal gioco
d’azzardo patologico.
A fronte di questi dati moltissimi Comuni, molte Regioni
stanno legiferando per contenere l’azzardo, in particolare imponendo le slot a
una distanza minima da scuole, edifici religiosi, circoli per anziani e giovani,
bancomat ecc. per regolamentare una materia fin’ora “dimenticata” dallo Stato,
e per rendere meno immediata la reperibilità delle stesse.
La Regione Puglia, con Legge Regionale n° 43 del 13 dicembre
2013, all’articolo 7 prevede che:
1. L’esercizio delle sale da gioco e l’installazione di
apparecchi da gioco […] nonché ogni altra tipologia di offerta di gioco con
vincita in denaro sono soggetti al regime autorizzatorio previsto dalle norme
vigenti.
2. […] l’autorizzazione all’esercizio non viene concessa nel
caso di ubicazioni in un raggio non inferiore a cinquecento metri, misurati per
la distanza pedonale più breve, da istituti scolastici di qualsiasi grado,
luoghi di culto, oratori, impianti sportivi e centri giovanili, centri sociali
o altri istituti frequentati principalmente da giovani o strutture residenziali
o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio-assistenziale e,
inoltre, strutture ricettive per categorie protette. L’autorizzazione è
concessa per cinque anni e può essere chiesto il rinnovo dopo la scadenza.
3. Per le autorizzazioni esistenti il termine di cinque anni
decorre dalla data di entrata in vigore della presente legge.
La domanda che si impone è: può un Comune, deliberatamente non tener conto
delle leggi regionali? A Lecce, nella fattispecie, è stata aperta in pieno
centro una nuova sala per il gioco d’azzardo distante 390 metri dalla più vicina scuola (il
Quinto Ennio). Altre due, già esistenti,
sono a pochi metri dalla prima e fuori regola, per cui, secondo la legge
regionale citata, nel 2018 dovrebbero cambiare sede.
Esiste presso gli uffici comunali una mappatura delle slot
esistenti sul territorio? E delle sale gioco? In sostanza, esiste qualcuno che
si ponga il problema di normare una materia delicatissima che vede i SERT riempirsi
di utenti in preda al gioco d’azzardo patologico, una malattia che costa alle
casse pubbliche qualcosa come 6 miliardi annui? E che vede ingrassare gli
usurai senza alcun controllo?
L’impressione è che si voglia far finta di non vedere il
problema, un Comune può e dovrebbe agire, magari “solo” rispettando le leggi
vigenti, e con un po’ di buona volontà copiando regolamenti di altri comuni
virtuosi citiamo su tutti Genova, Torino, Anacapri. Sarebbe interessante sapere
dai candidati sindaco come intendano muoversi in caso di elezione, se
sottostare alle lobbies del gioco d’azzardo legale e non, oppure affrontare il
problema del GAP (Gioco d’azzardo patologico) in attesa che dallo Stato Centrale
arrivino segnali di regolamentazione sul territorio nazionale.
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