“Serial killer”, “accozzaglia”… sono solo due simpatici
nomignoli che si lanciano i contendenti
del referendum del prossimo 4 dicembre. Poi ci fanno sapere che
l’attrice ormai incartapecorita tal dei tali vota così, come il campione
sportivo vota in altro modo. Insomma, il dibattito prosegue sempre più
deprimente, ripetitivo, stanco, al limite dell’umana sopportazione. Nel
frattempo al bar Sport molto spesso neppure si sa bene per cosa si vota. Altro
segnale inquietante della distanza fra la politica e i social dalla vita reale.
Nonostante loro dobbiamo tenere alta la guardia e l’attenzione,
è urgente tornare a fare costante informazione, puntuale, precisa. Chiamare le
cose con il loro nome: la corruzione, la politica locale infiltrata, le auto
che bruciano per mano dei racket, i rifiuti interrati che provocano cancro
rendendo il Salento leccese la “terra dei fuochi” pugliese, dove la mortalità
per cancro è ai massimi livelli, altro che “sole, mare e jentu”, siamo a
“diossina, rifiuti tossici, bimbi malati”. I rifiuti interrati nel tracciato
della famigerata statale 275 che vengono fuori ad ogni spalata di terra, le
associazioni ambientaliste che sono lasciate sole, le “voci dal basso”
inascoltate, le collusioni fra politica e mafie per gli appalti, i piani regolatori
cambiati in corsa per favorire questo o quel boss locale. Episodi tutti quanti
che dovrebbero suscitare allarmi nella società, tuttavia, come denuncia il
Procuratore Cataldo Motta parlando della gestione rifiuti in Salento e delle
connivenze, sembra che tutto passi sotto silenzio. Un silenzio inquietante che
provoca assuefazione, “Quando scompaiono le associazioni, non ci
sono manifestazioni, non c’è partecipazione allora nasce il consenso sociale e si crea lo
spazio e la possibilità di infiltrazioni negli enti pubblici. Siamo arrivati a
questo: non succede più nulla, apparentemente è tutto molto tranquillo, sembra
raggiunto il livello di assuefazione». Ecco il pericolo paventato da Motta. E
quando la politica, a fronte dell’inchiesta di una giornalista, Marilù
Mastrogiovanni, si pone il problema di adire a vie legali, il messaggio è
chiaro, limpido, trasparente nella sua cupezza “noi siamo il potere, voi
tacete”. Quindi ben vengano i giornalisti che informano con puntualità, ma ben
venga anche altra informazione, quella delle associazioni, delle scuole che
rispondono con progetti sulla legalità. Il cittadino informato puntualmente è
cittadino critico, attento. L’assuefazione ai reati di qualsiasi natura
favorisce solo ed esclusivamente atteggiamenti mafiosi. Il commerciante
taglieggiato, se si sente solo, non protetto dallo sdegno della società, si
sentirà anche abbandonato e ancora più impaurito nel denunciare. Così le auto
che bruciano nella notte, (una ogni sera?), così la corruzione che dilaga, così
gli appalti offerti in cambio di mazzette o pacchetti di voti. Tutto diventa
quotidianità, norma. Bene ha fatto il Procuratore Motta a lanciare questo
allarme. Al di là del referendum che
passerà e, dal 5 dicembre, tutto tornerà nella normalità, rimarrà il debito
pubblico, rimarranno le emergenze nei pronto soccorso intasati degli ospedali,
rimarrà la povertà e i ragazzi proseguiranno ad emigrare. Quello che non sarà
mai normale, pur se vogliono farcelo percepire come tale, è proprio la mafia,
sono le mafie dilaganti. Abituarsi, assuefarsi, è comportamento al limite
dell’omertoso.
Occorre tornare ad essere presenti. Le mafie mutano
pelle e modalità di comportamenti, dalla gestione delle slot machines imposte e
scollegate dall’erario, fin su, ai piani alti della politica. Occorre tornare a
comprendere informarsi, capire. Quindi magari creare momenti pubblici, ad
esempio una giornata di studio su come mutano le mafie. Anche questa è
informazione!
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