Commenti

Non pubblicheremo commenti anonimi.

domenica 7 febbraio 2016

Il Venezuela al Fondo Verri

 Interessante serata, sabato 7 febbraio,  per imparare qualcosa che conoscevo solo per le informazioni (poche) sui giornali e per un mio limite oggettivo in fondo. 
Al Fondo Verri, luogo di cultura unico a Lecce, Ada Donno ha coordinato gli interventi della giornalista Gerardina Colotti, direttrice di Le Monde Diplomatique edizione italiana e della console generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli: Amaryllis Gutierrez Graffe.
Il tema della serata è stato: Dove va il Venezuela? Problemi e prospettive della rivoluzione bolivariana. 
Per quanto mi riguarda si è   confermato che l'America Latina dovrebbe (il condizionale si impone) essere per molti aspetti rivisitata da chiunque abbia a cuore lo sviluppo di Democrazie non succubi delle 60 famiglie che hanno in mano l'economia mondiale. Il Costa Rica è dal 1949 senza esercito, oggi consuma il 100% di energia green.  Il Venezuela di Hugo Chavez da questo punto di vista è stato emblematicamente grande, ha nazionalizzato il petrolio (di cui la nazione è produttrice primaria) per restituire alla società gli utili sotto forma di stato sociale: scuola, sanità ecc.  
Come fare a rendere il mondo meno criminale e le diseguaglianze meno imponenti? Personalmente non ho risposte, passato il tempo di quelle che chiamavano "Utopie" e passate le certezze sono diventato, ahimè, pessimista sul futuro. Si chiamava internazionalismo la forza che avrebbe dovuto unire gli ultimi della terra, ha vinto la globalizzazione, l'internazionalismo dei capitali. Ma questo pessimismo è riflessione personale. In Italia siamo ancora al medio evo delle discussioni se una coppia deve avere più o meno diritti di un'altra coppia, se un bambino abbia o meno diritti di altri bimbi. Siamo nell'Europa che chiude le frontiere per non accogliere miserabili.
"Non so quale sia il mondo migliore, so per certo che questo è il peggio che ci possa capitare" diceva qualcuno. 
Nel dibattito che è seguito, si sono aperte porte diverse, dal richiamo a guardare con attenzione al processo globale del mondo, fatto da Carlo Formenti ad interventi che mi hanno fatto fare un balzo indietro nel tempo di quarant'anni almeno. "Dobbiamo fare la rivoluzione in Italia per capire quella bolivariana, partire dalle classi povere, dai luoghi di aggregazione..." in estrema sintesi uno di questi. Da quarant'anni siamo fermi qui, come se il mondo non avesse rotto tutti gli argini, come se nulla fosse successo, come se fossimo in un'assemblea di "operai studenti uniti nella lotta" dei primi anni '70. Identiche parole, stessi concetti.  In fondo, pensavo, se siamo ancora fermi qui, la rivoluzione per alcuni rimarrà un modo per dire: "come eravamo belli quando eravamo vivi"....  


Nessun commento:

Posta un commento