Si dice di popolazioni che
non volevano farsi fotografare, dicevano che veniva loro rubata l’anima.
Non so se è vero, so però che
in parte il fotografo che ritrae con il cuore ruba veramente l’anima delle cose
che inquadra.
“Fotografare significa infatti appropriarsi della cosa
che si fotografa. Significa stabilire con il mondo una relazione particolare
che dà una sensazione di conoscenza, e quindi di potere.”(S. Sontag, Sulla fotografia, Einaudi, Torino, 1978).
Non parliamo ovviamente degli osceni selfie, delle foto in posa, dei miliardi di immagini digitali
postate sui social, con l’alibi del costo azzerato tutto diventa fotografia,
anche il cornetto della prima colazione o la pizza. Ho nostalgia della chimica in
fondo, del rullino, dello sviluppo, della camera oscura. Altri tempi, altre
latitudini.
Esiste però il fotografo che
girovaga per strade, vicoli, campagne, in riva al mare, in montagna e che ritrae
emozioni. Possono essere onde irruenti, una pianta fiorita incollata ad una
grondaia, un monumento o il volto di un bimbo, può essere il basolato bagnato
di pioggia. Il fotografo sa che in quel preciso momento e solo in quello c’è la
luce giusta, l’angolatura perfetta. In quel momento, in quell’onda, ci sta
l’emozione dell’attimo. Nell'immagine insegue il percorso dei suoi pensieri.
Come l’artista che dipinge, come lo scrittore che scrive. Chi guarderà quel
quadro, chi leggerà quel libro, chi vedrà quella fotografia, avrà modo di
aggiungere le sue alle emozioni dell’artista, solo così il racconto diventa
corale, acquista sfaccettature inattese, solo così si crea pathos. Un quadro
dipinto bene ma che non dà emozioni è virtuosismo fine a sé stesso.
Una chiesa, per quanto bella,
rimane chiesa e basta se ritratta freddamente, diventa invece un l’incontro con
uno sguardo, quell’ombra particolare che
ti fa ricordare altre ombre ed altre luci, diventa luogo di vita se ci si mette
dentro l’emozione. La capacità dell’artista è, si, quella si avere uno strumento, soprattutto è capacità di scattare sentendo dentro qualcosa che si
muove. Il perfezionista della tecnica valuterà gli aspetti tecnici, il
rapporto tempi/diaframmi, lo spettatore normale valuta invece se è stata rubata l’anima anche di un sasso, se la
violenza dell’onda è trasformata in messaggio sociale, di rabbia, di
onnipotenza o di impotenza. Quel basolato bagnato di pioggia è una strada
dolcemente malinconica, chissà perché e per chi, inquietante forse… dolce forse
…. Come inquietanti sono le onde e come immenso il surfista che sfida il
tramonto. Cavalca non solo onde, ma tumultuosi pensieri.
Anime rubate, appunto.
Avevano ragione, in fondo, gli uomini e le donne che lo credevano….
Magnifica esposizione del senso del fotografare: il far percepire l'anima di un sasso, il risvegliare sentimenti, l'ispirare la poesia o il racconto. Emblematiche le foto scelte.
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