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giovedì 29 ottobre 2015

Il tennico (Stefano Benni)

Ci sono persone che sanno ogni cosa dello scibile umano, ottimamente descritte in "Bar Sport" dall'immenso Stefano Benni. Il "tennico".


Il tecnico da bar, più comunemente chiamato "tenni­co" o anche "professore", è l'asse portante di ogni di­scussione da bar. Ne è l'anima, il sangue, l'ossigeno. Si presenta al bar dieci minuti prima dell'orario di apertu­ra: è lui che aiuta il barista ad alzare la saracinesca. Il suo posto è in fondo al bancone, appoggiato con un go­mito. Lo riconoscerete perché non si siede mai e porta impermeabile e cappello anche d'estate. Dal suo angolo il tecnico osserva e aspetta che due persone del bar ven­gano a contatto. Non appena una delle due apre bocca, lui accende una sigaretta e piomba come un rapace sulla discussione. Nell'avvicinarsi, emette il verso del tecnico: "Guardi, sa cosa le dico", e scuote la testa. Il tecnico resta nel bar tutta, la mattina: nei rari momenti di sosta tra una discussione e l'altra, studia la "Gazzetta dello Sport". Nell'intervallo per il pasto corre al buffet della stazione, che è sempre aperto, e lo si può vedere mentre col giornale che pende dalla tasca adesca i pendolari cercando di attaccare un bottone su Anasta­si. Normalmente, si ciba solo di aperitivi; olive, patatine fritte e caffè, venti normali e venti hag al giorno. Oppu­re fa un rapido salto la casa e mangia invariabilmente tortelloni, anzi li ingoia dicendo: "Ho fretta, devo andare in ufficio". L'ufficio è il bar, dove il tecnico ricompare al­le due menò dieci per restarvi fino all'ora di chiusura. A mezzanotte, il tecnico torna al bar della stazione, dove aspetta il giornale fino alle quattro, e accompagna a ca­sa tutti gli amici per le ultime discussioni della giornata. Va a letto e parla nel sonno recitando classifiche fino alle sette, sette e mezzo. Altra caratteristica del tecnico è lo sguardo: guarda sempre con. un
occhio chiuso per il fumo e con uno spi­raglio dell'altro, rosso come brace e leggermente lagri­moso, la testa piegata da una parte. Il busto è legger­mente ripiegato in avanti ad abbracciare l'ascoltatore; 
la mano sinistra mima; con la destra, munita di sigaretta, il tecnico vi dà continuamente delle piccole spinte, o dei colpetti sullo sterno,o vi tiene fermi contro il muro men­tre parla. Di cosa parla un tecnico? Di calcio, di sport in gene­re, di politica, di morale, di macchine, di agricoltura, di prezzi della frutta, di diabete, di sesso, di trattori, di ci­nema, di imbottigliamento, di spionaggio. In una parola, di tutto. Quale che sia l'argomento trattato, il tecnico lo conosce almeno dieci volte meglio dell' occasionale interlocutore; anzi, dirà, è una delle cose che lo ha inte­ressato di più fin da piccolo. Il vero tecnico suffraga spesso la sua competenza con parentele. Esempio: se si parla di. comunismo, lui ha un cognato che lavora a To­gliattigrad; se si parla di pesca subacquea, ha un fratello fidanzato da sei anni con una cernia; se si parla di edilizia, ha un cugino manovale, e così via. Inoltre, è stato compagno di scuola di tutti i ministri dell'arco Co­stituzionale, che spesso gli telefonano per sfoghi e con­fidenze. Come parla il tecnico? Il tecnico parla un italiano leggermente modificato Per fare qualche piccolo esem­pio, egli fa precedere molti termini da una a: aradio, agratis, mi amanca. Usa largamente la g: gangio, gabina. Cita largamente dal latino: sine qua non (siamo qua noi) o fiat lux (faccia lei). Usa verbi col congiuntivo tattico: se me lo dicevaste prima, anderei. Rimpasta termini inglesi: croch (cross), frobil (football). Usa termini innestati, esempio: Janich, il vecchio baluastro della difesa rossoblù (baluastro = baluardo + pilastro). Il tecnico di calcio vive in simbiosi con un altro per­sonaggio, che è "l'uomo con cappello". In tutti i capannelli infatti, se osservate bene, mentre al centro si trova il tecnico, leggermente defilato alla periferia c'è un uo­mo con il cappello calato sul naso e le braccia dietro la schiena. Questo secondo personaggio sembra avere il compito di intervenire con bestialità tremende che fanno perdere le staffe al tecnico. Benché ripetutamente in­vitato dal tecnico a portarsi al centro del capannello, preferisce spostarsi lungo la sua circonferenza
parlando da punti diversi, cosicché il tecnico è continuamente ob­bligato a rispondergli girando in tondo. Tutti sanno che il momento più importante per un tecnico calcistico da bar è quando, il giorno prima di una partita della nazionale, egli deve dare la sua forma­zione. Il tecnico, a questo punto, raduna una ventina di persone e comincia: "In porta, sicuramente, ci metterei Zoff. Terzini Rocca e Fedele”. E spiega il perché della sua scelta: Zoff è una sicurezza. Rocca è meglio di Fac­chetti perché li ha visti tutti e due alla televisione e Roc­ca gli è sembrato più in palla. Infine Fedele l’ha visto al­lo stadio, e correva e fluidificava. A questo punto l'uomo con cappello interviene e dice: “Ma cosa dice. Se non stava in piedi". Allora il tecnico racconta, una per una, le ottanta azioni di Fedele della partita precedente. Molto spesso è preparato alla biso­gna e ha con sé un quaderno di appunti. Poi cita a me­moria le cronache dei quattro quotidiani sportivi. Ma ecco che l'uomo con capello, spostatosi a destra, dice dal tetto di una macchina: "Fedele ha il menisco". Tutti allora si voltano allarmati verso il tecnico, per chiedere spiegazioni. Il tecnico li calma con un gesto della mano e passa in rassegna gli ultimi quaranta casi di menisco del campionato italiano. Spiega brevemente in cosa con­sista l' operazione; anzi, se qualcuno si presta, gli taglia un pezzo di pantalone e lo opera sul marciapiede con un temperino, mostrando agli astanti la funzione dei lega­menti della rotula. Oppure estrae dalla macchina un modello anatomico di ginocchio umano e lo illustra.
Quindi prosegue:
“Stopper Morini, libero Burgnich, mediano sinistro Re Cecconi. Ala destra Mazzola, mezze ali Benetti e Ri­vera, ala sinistra Riva, centravanti Savoldi". L’uomo col cappello appare da un tombino sulla sinistra e dice: "Savoldi? Siamo matti, Savoldi?"."E perché?"gli viene chiesto. ."Perché ha i piedi piccoli." Allora il tecnico diventa color tecnico adirato, che è una bella sfumatura di rosso usata anche per i tailleur. Poi comincia a urlare tutti i numeri di scarpe dei centravanti italiani dal 1947, come un
invasato: “ Meazza 40, Piola 41, Charles 42, Pivatelli40”, dicendo che il piede piccolo, a meno che non sia porcino, non è affatto un handicap. L’uomo con il cappello ribatte: “Si, ma Savoldi ha il 39”.
“E lei come lo sa?” “Sono il suo calzolaio.” (Non è vero. Tutti gli uomini con il cappello sono, oltre che
incompetenti, malvagi e bugiardi.) Allora il tecnico urla: “Lei è un tecnico di serie C”, che in un bar è 
un’offesa quasi mortale, e l’uomo col cappello replica: “Sono quelli come lei che mandano in rovina la nazionale!” e in breve tempo si azzuffano. La gente li separa. Il tecnico si allontana con aria di 
superiorità. L’uomo con il cappello, rimasto padrone del campo, dichiara che l’Italia non vincerà mai uno scudetto finchè continua a tenere Pelè in porta. Viene preso, pestato, e mandato via col camion
del rusco.

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