Stazione di Alessandria, ho una valigia ed uno zainetto,
diamine, in Salento porto un paio di bottiglie di barbera, in aereo è proibita
anche l’acqua minerale, colpa dei talebani! Fra l’altro è istruttivo leggere
l’elenco delle cose che è proibito portare come bagaglio a mano: esplosivi,
decespugliatori e via dicendo. Ogni volta che salgo debbo con rammarico
lasciare a casa il mio decespugliatore personale.
Ma siamo in stazione di Alessandria, cerco l’edicola, macchè, neppure l’ombra di un
chioschetto, altro che lo scintillio delle centostazioni, quando ero giovane ce
n’erano ben due, una nell’altrio l’altra al binario uno. E che diavolo, almeno
uno straccio di giornale. Entro dal tabaccaio “Scusi, l’edicola dove è finita?”
“Ha chiuso, colpa di centostazioni. Mettono affitti da capogiro, si guardi
attorno, tutti chiusi i negozi e i punti vendita, pochi resistono con questi
prezzi”. Ecco, penso che lasciare senza edicola una stazione ferroviaria sia un
insulto vero e proprio al buon senso. “Perché non prendete voi la rivendita di
giornali?” “Lo chieda a centostazioni, vogliono che affittiamo un altro locale,
mica siami masochisti. Comunque se vuole girare per la città a cercare
un’edicola si porti le valige, il deposito bagagli è stato abolito, misure
antiterrorismo”. Per dirla tutta a me pare che i terroristi c’entrino ben poco,
forse è per acquisire spazi per fare nuovi negozi da lasciare sfitti. Discorso
spinoso, comunque sia il viaggiatore s’arrangi un po’, c’è l’ISIS che
giustifica ogni nefandezza. In stazione, in periodo di ferie, ci sono centinaia
di valige… D’altra parte siamo abituati
a tutto, un tempo si andava all’ufficio postale a pagare le bollette e spedire
pacchi, ora ci vai a comprare uno scooter o un cellulare. Ah la modernità. Aspettiamo
le offerte speciali “ogni cinque bollete pagate accumuli 1 punto, ogni 5000
punti in regalo un set di piatti o, a scelta, una confezione famiglia di
preservativi colorati”
Alessandria – Lecce il treno si chiama Freccia Bianca. C’è
l’aria condizionata nella nostra carrozza, passando per andare alla carrozza
bar mi accorgo che là boccheggiano, non esiste refrigerio.
Il treno viaggia senza intoppi, accumula un risibile ritardo
di 10 minuti che sicuramente recupererà presto. La lettura è piacevole, il
computer acceso per leggere appunti e scriverne altri, la conversazione con i
vicini è pure pacatamente amena, si parla della fede “io vado a messa ogni
giorno” “io no, anzi proprio mai…”, dei figli “il mio sta in provincia di
Torino, sa com’è, il lavoro…” poi sale Giulia, una splendida donna di sette
anni con il papà, lei sta di fronte a me, parla e disegna. Fuori dal finestrino la campagna della immensa Pianura Padana passa con
i suoi mille verdi, il colore della terra arata, le viti romagnole che fanno un
vino improbabile (ma questo non si dice, si pensa solamente). A Bologna si
scende per qualche minuto, il treno ferma a lungo. La stazione è tutt’una
impalcatura e transenna “ci scusiamo per il disagio, ma stiamo lavorando per
mettere le scale mobili”. Non male veramente, chissà se i negozi sono affittati
qui, mi chiedo.
Il treno è dignitosamente pieno di vacanzieri, studenti del
sud che tornano per l’estate dopo esami e lezioni, ascoltarli ridere è
stupendo. A Pescara fermata di rito che si prolunga, dopo una decina di minuti
l’annuncio “il treno subirà un ritardo di 15 minuti causa allarme bomba in
linea, la polizia e i vigili del fuoco stanno lavorando per verificare” i 15
minuti diventano 30, 60 arrivano a 120. Nessuno inveisce contro nessun altro,
un allarme bomba è roba troppo seria per prendersela con le ferrovie. Chissà
chi è l’imbecille che ha telefonato, mi chiedo. E ricordo altri tempi, in cui
nessuno chiamava ma i treni saltavano in aria. Ricordo e immagino lo scempio,
guardo Giulia, ascolto i ragazzi che tornano a sud e mi dico che c’erano altre
Giulia ed altri ragazzi su quei treni. E la rabbia monta pensando che dietro
tutto quello scempio c’erano pezzi di Stato, di servizi segreti che arruolavano
fascisti. Immagino la devastazione e ho davanti agli occhi una ripresa
televisiva dopo la strage dell’Italicus: una bambola fra i binari.
Terrificante!
A Lecce si arriva dopo rallentamenti vari e con 122 minuti
di ritardo. Allarme bomba!
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