Tipi da spiaggia.
L’estate è stupenda, al mare ci si lascia andare. Talvolta
ci si “espone”, può essere piacevole da vedere o può esserlo meno, e volte è decisamente inquietante.
Pancioni (non parlo di donne in attesa, soprattutto di
uomini che potremmo definire “fuori forma” con un sottilissimo eufemismo)
esposti come trofei di guerra, tatuaggi che neppure le tribù più “disegnatrici”
hanno osato mai.
Quel “Maria ti amerò per sempre” inciso sulla schiena di un
lui abbronzato, muscoloso e fiero, a fronte delle statistiche su separazioni e
divorzi pare una beffa. Sembra che alcune sale scommesse stiano quotando la
durata dell’amore per Maria (sei mesi è dato alla pari).
L’auto del turista.
La coppia di vacanzieri in auto la riconosci al primo
sguardo, entrambi in tshirt, spesso lei con copricostumi dai colori vivaci, lui
guida sorridendo, lei nel 98% dei casi (pare che la cosa sia nata dagli anni
’70 del 900) semisdraiata, con i piedi rigorosamente appoggiati sul cruscotto,
sorrisetto accennato, sguardo perso nel vuoto. In rari casi i piedi stanno
appoggiati al finestrino. Mai e poi mai riprenderà quella posizione in
occasioni diverse, e per nessun motivo al mondo, i piedi sul cruscotto o sul
finestrino sono roba escusiva da vacanza, come l’albero addobbato a Natale.
I nostri eroi parcheggiano (se trovano), scendono, e parte
la ricerca ansiogena un parcometro, lui esibirà bicipiti scolpiti da tatuaggi
strambi, a volte anche lei è tatuata. A volte (raramente) i due hanno in bella
vista il “libro da spiaggia” del
quale arriveranno a pagina 6 nei 15 giorni di vacanza (pag. 2 se hanno solo una
settimana). Spesso lui va con aria saccente e informata all’edicola e chiede
“La Gazzetta”, se gli offrono quella del mezzogiorno la guarda con aria schifata
“Dello sport per favore” e che diamine, vuoi mica che legga qualcosa di diverso
dalla juventus (sempre ammesso che lo legga anche il giornale, aprendolo si può
coprire agli sguardi ansiosi degli astanti il suo expo dei tatuaggi).
Molto spesso, alla maniera delle spie da barzelletta, il
giornale serve esclusivamente a mascherare sguardi furtivi lanciati alle tette
delle signore in bikini che passano accanto. La fidanzata/moglie, finge di non
accorgersene sogguardando a sua volta un tatuaggio più intrigante. Così è il
mare in estate.
Il parcometro
E’ l’oggetto del desiderio. A Castro Marina su alcune strade
hanno la pervicace capacità di nasconderlo ai più, di non segnalarlo, non è
raro vedere persone sotto il sole del mezzogiorno agostano, girovagare a piedi
sull’asfalto bollente con monetine in mano, solo quando arrivano alla
disperazione, quando le monete si arroventano e le forze vengono a mancare si
vede la malefica macchinetta. Proprio nell’attimo in cui due solerti ragazzine
con maglietta azzurra stanno annotando la targa dell’auto del malcapitato.
Le famigliole
Molto spesso la composizione è la seguente: mamma, papà, a
volte nonna, e almeno due bambini (sfugge il motivo per cui manca quasi sempre
il nonno). Ogni bimbo porta secchiello e palette. Questo è il primo enigma: che
ci fa un bimbo fra gli scogli con secchiello e palette se ci sono solo sassi e cemento? Spala polvere? Prende acqua con la paletta? A ben pensare fa coppia con il mistero dei
piedi sul cruscotto, non esiste alcuna plausibile ragione per farlo però lo si
fa.
La mamma di solito regge una sporta piena di cose: ci sono
almeno otto cambi per i piccoli perché non si sa mai. Se il più piccolo è in
età giusta ci sono venti pannoloni dimensioni lenzuolo matrimoniale, altri
giochi colorati sbordano dalla sporta, asciugamani, accappatoi, forse un abito
elegante, caso mai dovesse andare dal tabaccaio. La borsa frigo, delle
dimensioni adeguate a famiglie numerose, è sempre ed esclusivamente portata dal
capo famiglia assieme a 2 ciambelle gonfiate a tracolla, pinne, maschere, a volte un
canotto e un materassino. Quando la borsa frigo verrà aperta uscirà un Eden di
delizie: acqua gassata e non, coca cola, birra, panini in quantità, non meno di
sei a testa, frutta esotica e locale, sei biberon pieni di un liquido dal colore
strambo, biscotti e un’intera anguria.
“Pensi che una volta portavano gli stanati di parmigiana, ah quanto era
faticoso”. Però portavano una sola cosa, accidenti.
I rosolati
Sono quelli che si sdraiano al sole alle 10 e si rialzano
alle 18, quando è calato. Loro, in prevalenza donne, spesso dormono, a volte si
risollevano per spalmarsi kg. di creme dai profumi inquietanti e dalla
composizione bizzarra: pesche, lime, olio di papaya, cotoletta impanata e via
dicendo. Hanno un cappello in testa, un libro accanto con il segnalibro
incorporato a pagina 15 (pare che alcune case editrici li facciano ad hoc con
segnalibro inamovibile) e lo smartphone sempre acceso e sempre accanto, di
tanto in tanto mettono in ombra lo schermo per leggere qualcosa e digitano nervosamente,
molto spesso accade che a distanza di un paio di metri qualcuno riceva il
messaggio e a sua volta risponda. Così si organizzano serate stando sdraiati.
Lo smartphone
Proprio lui, è il re incontrastato dell’estate 2015. Dal
bimbo al nonno, tutti debbono averlo ed esporlo con voluttà. Sulle panchine
sotto i pini marittimi una volta gli anziani parlottavano del tempo e del
governo, oggi no, oggi guardano gli schermi dello smartphone, imprecando perché
non sanno come cazzo usare tutte quelle icone, ma soprattutto viene utilizzato
per fare l’unica cosa che sanno fare: fotografare ogni cosa passi loro davanti:
il caffè, il cornetto, la pizza, la formica, il cagnolino, la cacca lasciata
dal cagnolino che poi posteranno su facebook urlando all’inciviltà (e
fregandosene degli immigrati morti fra i flutti del mare in cui si stanno per
tuffare). Alcuni anziani, come moltissimi giovani, si fanno i detestabili selfie,
si fotografano da soli, un inno al fai da te. E’ un’orgia di sorrisini idioti.
Da anziano rimpiango i bei tempi in cui per fotografare di acquistava un
rullino e lo si portava a sviluppare pagando. Si spendeva ma si fotografavano meno
puttanate. Soprattutto, nell’era dello smartphone, è stupendo osservare come si
cerchi un filo d’ombra per leggere lo schermo assolutamente cieco se colpito dai
raggi solari.
E gli anziani, quando squilla il telefono, molto spesso
appoggiano sul tavolino lo smartphone, infilano la mano in tasca e prendono il
vecchio Nokia per rispondere, quello almeno sanno come diavolo funziona!
Il SUV
Le strade della litoranea non sono larghe, sotto ferragosto diventano
molto più strette perché le innumerevoli offerte di sagre, musica ad altro,
portano moltissimi a parcheggiare dove trovano un posto. Detto questo occorre
solo un po’ di pazienza e piano piano si guizza fuori anche dagli snodi più
trafficati. Però qualcuno deve spiegare all’universo mondo perché ha dotato un
cretino, incapace di guidare una panda, di un fuoristrada AUDI grande come un
monolocale e costoso come un attico. Forse solo per fargli bloccare la litoranea
da Leuca a Maglie perché non passa da dove qualunque TIR passerebbe?
E di SUV ce ne sono in quantità industriale nella torrida
estate 2015, mi chiedo se i proprietari arrivano da savane desolate o se ogni
giorno invernale debbono superare passi alpini con otto metri di neve. O forse
sono solo degli esibizionisti di leasing e rate da pagare? Mah, mistero! Fatto sta
che più stretta è la strada, più quei mezzi somigliano a pullman, ogni anno
diventano più grandi. Però c’è un atteggiamento che unisce la Panda al SUV: la
posizione della lei seduta accanto al conducente, con i piedi sul cruscotto e lo
sguardo perso fuori dal finestrino per rivendicare la delizia dell’aria
condizionata guardando con malcelato ribrezzo le famigliole con le borse frigo
a piedi mentre arrancano sull’asfalto bollente.
Quelli che “portano
civiltà”.
Ah i turisti! Il centro di informazioni turistiche apre alle 10 di mattina, sta scritto bello
evidente. Ore 9.00, la coppia di “efficienti” turisti dalla cadenza lombarda
sta aspettando e commenta ad alta voce, giusto per farsi sentire.
Lei: “alle 10 aprono, e poi vogliono i turisti!”
Lui: “certo che hanno molta voglia di lavorare”
Nonostante la voce alta nessuno se li fila, i pochi passanti
si fanno gli affari loro. I due forse pensano di non avere espresso abbastanza
chiaro e forte il loro concetto. Lei ribadisce: “alle 10 aprono, e poi vogliono
i turisti!”
Lui di rimando: “certo che hanno molta voglia di lavorare”.
Con tutta evidenza Salvini ha dato loro un copione di una sola battuta. Non
suscitando nessuna reazione dopo pochi minuti ripetono l‘identica scenetta.
Questa volta qualcuno risponde, siccome ero vicino ho detto loro che ho capito
il concetto, e che se proprio vogliono possono andare a Riccione. Ovviamente
(Salvini non li ha informati a dovere) non capiscono l’allusione che poteva
essere “invece di venire qui a rompere i maroni”, mesti siedono su una panchina all’ombra
aspettando le 10.
Loro sono in 4, forte accento romano, si avvicinano al
parcometro e iniziano a lamentarsi per la tariffa in piazzetta: “1,40 l’ora,
già portiamo qui un sacco di soldi e rubano sul parcheggio”. Gli altri tre
annuiscono e si lamentano a loro volta, siccome non stanno a leggere (o non
sanno leggere) non si accorgono che la tariffa giornaliera è di 5 euro, per cui
pagano 4,50 e parcheggiano per le ore corrispondenti, solo dopo che hanno
ritirato il tagliando li informiamo che avrebbero potuto rimanere tutto il
giorno con 50 centesimi in più. E’ vero, potevamo dirlo prima, se evitavano
commenti idioti l’avremmo fatto! E avremmo anche detto che in piazzetta è così,
50 metri dopo costa un euro, 200 metri dopo è completamente gratuito. Si vuole
disincentivare il parcheggio in un posto angusto, tutto lì. Consiglierei al
sindaco di portarlo a 5 euro l’ora, un disinformato che magari si lamenta ma
paga lo si trova sempre.
La sera poi…
E la sera tutti in piazzetta, famigliole con bambini, nonne,
coppiette che riconosci al volo come turisti in quanto lei cammina zoppicando
leggermente per via dell’aria condizionata che le ha anchilosato la gamba
appoggiata sul cruscotto e non riesce più a stare dritta.
E tutti, anzi, quasi tutti, con gli occhi puntati sugli
smartphone.
Finite le ferie
Macchina stracarica, lei con un solo piede sul cruscotto
perché è il ritorno e inizia ad abituarsi, il turista torna mestamente nelle
sue desolate lande con tutti i suoi tatuaggi, le sere d’inverno poi romperà i
maroni agli amici facendo sfilare sullo schermo i 7000 selfie con sorrisini
idioti, il mare preso da ogni possibile angolazione (sempre lo stesso) e
racconti di chi sa tutto, ma proprio tutto sul Salento, sui disservizi, sulla
poca voglia di lavorare ecc. E vantando (di conseguenza) la sua presunta
superiorità. Tutto ciò che ha visto si
può riassumere in pochissime parole: un lido, un mare, tre sagre fatte ad uso e
consumo dei turisti. Le uniche parole che ha scambiato con il popolo che ora
conosce a menadito le ha fatte con il barista e il tabaccaio.
Di questa vacanza rimarrà a lui il ricordo delle tette di
quella vicina di ombrellone, a lei un’anchilosi alla gamba che guarirà solo con
il tempo e con posizioni più naturali.
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