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martedì 2 dicembre 2014

L' (in)civiltà dentro facebook.

269 “mi piace”, 354 condivisioni. Sono gli esiti di un post pubblicato su facebook. Il testo della frase che tanto piace e tant osi condivide era: “sei morta troia”, l’aveva messa la persona che poco prima aveva ammazzato l’ex moglie. Mille domande si possono fare, probabilmente si avranno mille risposte, l’anonimato della rete consente a chiunque di dire qualunque cosa, senza ritegno, senza remore, senza regole. Le regole sociali che si perdono come si perde il linguaggio, la capacità di parlare guardandosi negli occhi. Quanti “mi piace” circolano in rete? Quanti sconosciuti si prodigano a solidarizzare con non si sa cosa o chi? E’ appena passata la giornata contro la violenza sulle donne, subito un padrone ritiene di poterne massacrare una e di postare la sua virilità su facebook. E’ ancora vivo l’orrore per il bimbo ammazzato negli USA e in Italia un bimbo di otto anni viene trovato strangolato e gettato in un canale, una violenza che è stillicidio, goccia a goccia, i morti per fame e morbillo sono lontani, troppo. Non li contiamo neppure, macchè, noi contiamo i nostri morti, quello della donna uccisa da un ex marito con il quale ha condiviso attimi, anni, giorni, esperienze, con il quale ha fatto un figlio. E subito davanti ad una tastiera 354 complici dell’omicida condividono, come fosse festa.  Subito 269 mettono “mi piace”, con gioia forse, sicuramente senza coscienza, senza etica, senza messaggi diversi da quelli dell’orrore. Queste sono persone che domani andranno a votare, che forse, al bar sport, commentano la partita del milan (o della juventus, per par condicio) e che certamente non conoscono grammatica e sintassi. Nessun’altra diversa da quella dell’inciviltà. Intanto noi ci chiediamo in quale maledetto mondo stiamo vivendo, soprattutto quali mostri ha creato la nostra (in)civiltà. Nessuno, penso, si può sentire non coinvolto, come diceva De Andrè un tempo. 


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