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“mi piace”, 354 condivisioni. Sono gli esiti di un post pubblicato su facebook.
Il testo della frase che tanto piace e tant osi condivide era: “sei morta troia”, l’aveva messa la
persona che poco prima aveva ammazzato l’ex moglie. Mille domande si possono
fare, probabilmente si avranno mille risposte, l’anonimato della rete consente
a chiunque di dire qualunque cosa, senza ritegno, senza remore, senza regole.
Le regole sociali che si perdono come si perde il linguaggio, la capacità di
parlare guardandosi negli occhi. Quanti “mi piace” circolano in rete? Quanti
sconosciuti si prodigano a solidarizzare con non si sa cosa o chi? E’ appena
passata la giornata contro la violenza sulle donne, subito un padrone ritiene
di poterne massacrare una e di postare la sua virilità su facebook. E’ ancora
vivo l’orrore per il bimbo ammazzato negli USA e in Italia un bimbo di otto
anni viene trovato strangolato e gettato in un canale, una violenza che è
stillicidio, goccia a goccia, i morti per fame e morbillo sono lontani, troppo.
Non li contiamo neppure, macchè, noi contiamo i nostri morti, quello della
donna uccisa da un ex marito con il quale ha condiviso attimi, anni, giorni,
esperienze, con il quale ha fatto un figlio. E subito davanti ad una tastiera
354 complici dell’omicida condividono, come fosse festa. Subito 269 mettono “mi piace”, con gioia
forse, sicuramente senza coscienza, senza etica, senza messaggi diversi da
quelli dell’orrore. Queste sono persone che domani andranno a votare, che
forse, al bar sport, commentano la partita del milan (o della juventus, per par condicio) e che certamente non
conoscono grammatica e sintassi. Nessun’altra diversa da quella dell’inciviltà. Intanto noi ci chiediamo in quale maledetto mondo stiamo vivendo, soprattutto quali mostri ha creato la nostra (in)civiltà. Nessuno, penso, si può sentire non coinvolto, come diceva De Andrè un tempo.
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