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lunedì 25 agosto 2014

Expo, Sgarbi, Maroni e la commedia degli equivoci


Se li conosci li eviti

Una domanda: l’expo di Milano è di Milano o riguarda l’Italia intera? Non è questione di poco conto, a Milano ci sarà la location delle esposizioni, là in molti ringraziano le amministrazioni Formigoni e Maroni, in particolar modo la ‘ndrangheta, la camorra e la mafia. Inquisiti e indagini come se piovesse (e in questa stramba estate di pioggia ne è arrivata veramente).
A parte questi aspetti che riguardano al giustizia piuttosto che l’informazione, in Lombardia, a Milano in particolare, sono arrivati milioni e milioni di euro per questa immensa manifestazione, e sono quattrini italiani (attenti ai dettagli, non sono lombardi, milanesi, leghisti, sono degli italiani tutti). Alla fine della fiera rimarranno costruzioni più o meno inutili, cemento in quantità, padiglioni destinati all’abbandono in perfetto italian style, e via dicendo.
Ultimamente in una conferenza stampa congiunta, Sgarbi e Maroni hanno rivendicato l’italianità dei bronzi di Riace, infatti li vogliono a Milano ad ogni costo, esponenti della lega si accorgono di essere italiani quando si tratta di scippare opere d’arte, per il resto “ognuno padrone a casa sua”.
Ora, nominare uno come Sgarbi a incarichi tanto delicati è come mandare Borghezio all’accademia della crusca a parlare di bon ton. Non è dato sapere quanti quattrini pubblici intascherà per fare l’ambasciatore culturale dell’expo, sappiamo però che molti studenti di istituti d’arte avrebbero fatto meglio, in fretta e si sarebbero accontentati di molto meno quattrini. Infatti abbiamo sentito il provocatore Sgarbi parlare di Caravaggio, Michelangelo, Botticelli, Arcimboldo e via dicendo, non per dire, ma con il patrimonio artistico che abbiamo in Italia solo un imbecille potrebbe sbagliare un nome. Il valore aggiunto di uno come Sgarbi avrebbe dovuto essere il nominare sconosciuti di sicuro talento e valore, pagarlo per scoprire Caravaggio mi pare discutibile eticamente e moralmente.  Per dirla tutta, se avessero fatto un’intervista doppia a Renzo Bossi e alla Minetti avrebbero citato gli stessi artisti che ha fatto Sgarbi.
Ma torniamo ai Bronzi di Riace, se l’expo è pagato dagli italiani tutti, deve riguardare l’Italia nel suo complesso. E qui diventa questione di scelte. O si opta per fare di Milano il centro del mondo (come tanto piace ai padani e a Sgarbi), oppure si lavora per l’Italia, Milano in questo modo può diventare trampolino  di lancio per i milioni di turisti che potrebbero avere l’opportunità di vedere dal vivo il più grande museo mondiale: l’Italia intera. Quindi i bronzi si vedranno a Reggio Calabria, Arcimboldo a Cremona (come hanno deciso i cremonesi negando a Sgarbi l'opera richiesta) e via dicendo, in un tour che valorizzi il paese nel suo complesso. Come si evince la scelta è politica, l’expo non è di Milano, speriamo che Franceschini tenga duro nella sua idea di fare dell’expo una cosa nazionale, in effetti  a nessuno importa sapere se i bronzi sono o meno trasportabili, a tutti interessa che le ricadute turistiche siano al paese nel suo complesso. Quindi benissimo ha fatto Cremona a negare Arcimboldo a Milano, Expo crei il modo di portare le persone a vederlo in loco. Da questo punto di vista Sgarbi è la persona meno adatta al ruolo per cui è pagato (sicuramente strapagato), ha infatti dichiarato l’ immarcescibile:

“Pensare che Expo sia un Bengodi da cui tutti dovranno trarre vantaggio è da mentalità malata.  Credere che uno giunga dall'Australia per Expo e poi sia disposto ad arrivare fino a Cremona o Reggio Calabria per vedere una singola opera è da pazzi: secondo me” le città che trarranno beneficio dall'evento, oltre Roma e Milano, sono Venezia, Firenze e Torino".  


Questione di scelte politiche, appunto. 

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