io io io |
Ricostruire, o meglio, costruire un nuovo soggetto di
sinistra senza partire dalle liturgie
del passato. Per capirci, senza partire da una sinistra che definirei, più che
polverizzata, polverosa, ancora alla ricerca di chi è più puro di chi. Leggo su
facebook un botta e risposta:
“Tutta colpa di Berlinguer!”
“Non è vero, sto scrivendo un saggio che dice che la colpa è
di Togliatti!”.
Colpa di che? Ma del berlusconismo, ovviamente e delle
evoluzioni post tangentopoli. Qualcuno più attuale imputerà presto a Vendola la
scomparsa dei dinosauri. A dirne sono tutte persone che, alla lunga, ci si
stanca di sentire, annoiano per il loro essere fuori dall’oggi, vivono in un
passato remoto. Mi scriveva un amico dal centro America “voi europei vivete
ieri e domani, noi viviamo oggi”. Ecco, avesse conosciuto le variegate sinistre
(aggettivo) italiche si renderebbe conto che alcuni vivono solo l’altro ieri.
In queste ultime elezioni, epocali, si sono verificati
alcuni fatti imponenti. Personalmente ritengo il 4% della lista Tsipras molto
più eccezionale ed importante del 41% di Renzi e del 20% di Grillo. Importante
innanzitutto per un problema
squisitamente lessicale, che diventa politico a tutto tondo. Si parla della
vittoria di Renzi e dei risultati di Grillo e Berlusconi. Ugualmente si dice
del risultato della lista per Tsipras. Mentre la personalizzazione della
politica è del tutto evidente nei primi casi in cui i nomi dei partiti
spariscono per lasciare il campo ai loro tutor (padroni?), l’idea di qualcosa
di plurale, fortunatamente, indica una lista che plurale ha voluto veramente
essere. L’ultimo ventennio ha contribuito a trasformare la politica da “noi” a
“io” , l’uomo solo al comando è stata l’imposizione del populismo dal quale non
si è saputo sottrarre il PD da Veltroni in avanti, tranne il tentativo
sfortunato, ahinoi, di un onestissimo Bersani. Il caso Grillo è emblematico, un
insieme di emeriti sconosciuti fanno parte del secondo partito italiano, persone
fuori da qualunque agone politico, spesso (come dimostrano Camera e Senato)
incapaci, a volte inetti quando confondono il grano saraceno con quello importato,
non è stata questione di poco conto, è una proposta di legge, e se, per
assurdo, il parlamento la facesse passare così com’è? Vallo a spiegare che si è
trattato di un refuso, si chiama disinformazione! Molto spesso questi individui
sono stati votati da 15/20 persone in elezioni amministrative per poi passare
di diritto alla Camera e al Senato. Ha vinto Grillo, non il movimento cinque
stelle, ed ha vinto chi urlava più forte e chi era bravo a dire vaffanculo in
TV. Lo stesso, sia pure con termini più moderati è successo con Renzi che
incarna un neo populismo di sinistra che fa dire a gran voce “lui farà le
riforme, lui risparmierà sulla spesa pubblica”, annotiamo i “Lui” e cassiamo di
colpo ogni idea di Parlamento come mediatore fra le mire assolutistiche del
conducator e gli elettori. Però, penso, proprio su questo cadrà il fiorentino,
sulla sua spocchia quando scivolerà sui voti di chi schifa questo tipo di
politica imposta alla maniera di altri recenti governanti o quando pesterà
troppo i piedi ad un altro Lui. Addirittura, e questo è l’aspetto più perfido,
il terzo partito è rappresentato da un fuorilegge condannato per reati contro
lo Stato. Anomalia italica. Il tentativo estremo di Renzi di polverizzare tutto
ciò che non sta dentro il suo recinto è andato a vuoto (per poco in realtà)
proprio grazie alla capacità di molti elettori di volersi riconoscere nel
plurale e non nel singolare, nel Noi e non nel Lui. E questo è accaduto anche
nonostante le multicolori sinistre che
amavano prevedere una ennesima debacle e probabilmente avevano già pronto il
discorso che iniziava con: “noi l’avevamo detto!”
Che fare ora di questi “Noi”? Ritentare, se possibile, la
formazione di una forza che raggruppi gli altri Noi, consapevoli però di essere
minoranza sempre e comunque, e l’opposizione, alla lunga, logora. Il dibattito
pare accendersi sul come e quando salire sul carro del PD. Salirci perché? Per
venire fagocitati in un partito (Lui) che prevede la demolizione della Carta
Costituzionale e un sistema elettorale infausto? Salirci per fare minoranza
interna e dire “siamo belli ma
sfortunati?” Oppure restare fuori con una progettualità diversa, con la
consapevolezza di poter essere parte di un governo con il quale condividere
principi non negoziabili, penso alla priorità del lavoro, della dignità delle persone,
dell’ambiente, della condivisione dei diritti, della pace come bene supremo e
via negoziando. Anche in questo caso tutto dipenderà dalla forza del PD di
saper dialogare al suo interno, se vincerà chi vuole larghe intese sempre e
comunque la storia è finita, se invece si vorranno ricucire i dialoghi a
sinistra i giochi sono aperti. Il Noi che si è esposto e mi ha fatto tornare la
voglia di votare e di fare un minimo di campagna elettorale mi sta simpatico, è
l’ideale proseguimento delle fabbriche di Nichi, prima che lo stesso Nichi le
annichilisse per tentare un improbabile partitino (l’ennesimo) nato con la conta
di chi portava più voti, non sulle individualità. Si è formata una specie di
casta che ora, per fortuna, pare voler correggere il tiro. Non penso affatto,
quindi, allo scioglimento degli attuali partiti e in convergenze, porterebbero
ad un’altra conta, a voti in assemblea passati sottobanco, a scenari già
vissuti e deprimenti, penso all’inclusione di individui che provengano dalla
sinistra diffusa soprattutto, le convergenze, se ci saranno, siano individuali.
Forse da lì si può ripartire, chissà. Al
momento rimango a guardare, l’anagrafe mi suggerisce di essere eventualmente
elettore, magari critico, ma solo quello. Ammesso che ci sia una formazione
credibile al punto di riportarmi al voto nella prossima tornata, superando
magari anche lo schifo per l’incostituzionalità di una legge elettorale senza
preferenze, con una camera di nominati ed un senato di non eletti. Soprattutto
riuscendo a non vedere più i balletti inquietanti di queste ore, quando SEL
dibatte se far fuori o meno la Spinelli (non conosco i termini del dibattito,
perché non voglio conoscerli istintivamente non mi interessano) o come
collocarsi in Europa, se con il PSE o altrove. Progettualità prima delle
elezioni era chiedere troppo? Chiarezza con gli elettori era un lusso? Sembra quasi che siamo scesi dal letto con il
piede sinistro, o che nessuno credesse veramente che si sarebbe superata la
soglia.
Restiamo a guardare, superando la stanchezza magari, o
magari rifacendoci alla poesia che dovrà pure, prima o dopo, conquistare il
mondo. Già li sento i soloni della concretezza, dello spread e del PIL, dire
che questo è solo stare fuori dalla realtà, che ci vuole pragmatismo. Però che
posso farci se non mi voglio più accontentare del meno peggio?
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