“Certo che ci vuole talento a infilare una sequenza così: 1, smutandarsi
con Grillo, 2, accordarsi con Berlusconi e Monti, 3, puntare (l'ha detto la
Bindi in tv e pare che sia effettivamente la linea) a un governo del presidente
per fare la legge elettorale e tornare a votare. Siamo onesti, chi altri
avrebbe avuto una tale abilità?” Così scrive Ida Dominijanni.
Nostalgia... |
Il problema, con tutta
evidenza, è il bersanismo in questo frangente. Il Partito senza una maggioranza per governare poteva lanciare un’opa seria sul movimento di Casaleggio
sostenendo Rodotà che è persona degnissima, amata da tutta la sinistra e buona
parte del centro ed invisa all’escort-man di Arcore. Avrebbe, con questa
operazione, ottenuto almeno due risultati: Intanto avrebbe compattato tutta la
sinistra e i democratici che vogliono l’uscita da un ventennio infamante per l’Italia
intera, in secondo luogo avrebbe potuto chiedere a voce alta l’appoggio dei
casaleggiani meno striscianti al volere del loro padrone e forse avrebbe potuto
anche governare, invece ci troveremmo nella più assoluta immobilità in caso
passasse la trama B&B.
Le elezioni
inizieranno fra poche ore, Forza Franchi Tiratori!
Post scriptum:
Post scriptum:
Dopo il primo turno delle elezioni per la presidenza della Repubblica alcune piccole domande vengono spontanee:
1.
Ma Bersani davvero pensa di essere uno statista
e uno stratega?
2.
Quanti fra i dirigenti del PD che hanno
caldeggiato la scelta di Marini pensano di aver fatto la scelta giusta?
3.
Perché osteggiare Berlusconi in ogni
dichiarazione e poi votare il suo candidato prediletto?
4.
Perché, dopo aver creato una spaccatura nel
cinque stelle con l’elezione di Grasso oggi si casca con le scarpe e tutto nel
lavoro di Grillo che ha scelto il candidato giusto a rischio di fare incazzare gli elettori del PD?
5. Non era meglio sostenere la candidatura Rodotà, assolutamente condivisibile dalle sinistre, dagli elettori e dall’apparato
dirigente post d’alemiano?
6.
E mò a Bersani chi lo vota più?
7.
A quando le dimissioni dei dirigenti del PD o, almeno,
una spaccatura fra destra e sinistra? In fondo chi vuole Silvio come leader sa
dove può andare.
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