Francesco Prato, tramviere in Torino, la notte del 17 dicembre 1922 ammazzò due
fascisti, Giuseppe Dresda e Lucio Bazzanti per questioni private, roba di
donne. Il padre della fidanzata del Prato, non contento della relazione, chiede
ai fascisti di intervenire.
“I nostri morti non li piangiamo li vendichiamo” dicono i fascisti. Così
inizia la caccia ai “sovversivi”. Operazione che richiederà 3 giorni, dal 18 al 20 dicembre 1922. Il capo delle squadre d’azione, tal Pietro
Brandimarte e i quadrumviri torinesi: Scarampi, Voltolini, Monferrino e Orsi
guidano le truppe nere. Risultato: 12 morti, 26 feriti e in fiamme la Camera
del Lavoro.
Benito Mussolini (quello richiamato nel ricordo da Silvio Berlusconi pochi
giorni fa), chiamò poi il prefetto di Torino e disse: “Come capo del fascismo mi
dolgo che non ne abbiano ammazzati di più. Come capo del governo debbo ordinare
il rilascio dei comunisti arrestati”.
Vittime dei fascisti della strage di
Torino:
Carlo Berruti
Matteo Chiorlero
Erminnio Andreone
Pietro Ferrero
Andrea Ghiorno
Matteo Tarizzo
Leone Mazzola
Giovanni Massaro
Stefano Zurletti
Cesare Pochettino
Evasio Becchio.
Angelo Quintagliè
Il processo a Brandimarte, il 29 maggio 1945 viene trasferito a Firenze. In
Cassazione il criminale viene condannato a 26 anni e tre mesi, il 30 aprile 52 viene
invece assolto per insufficienza di prove.
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