“Gira, il mondo gira/ Nello spazio senza fine/ Con gli
amori appena nati/ Con gli amori già finiti/ Con la gioia e col dolore/ Della
gente come me…”
Inizia così, con le parole di Jimmy Fontana in una
meravigliosa canzone, Il Mondo (arrangiata, noblesse oblige, da Ennio Morricone
nel 1965) il secolo scorso.
Lui, Mario Perrotta, il meraviglioso affabulatore, in due
ore di intenso monologo, porta lo spettatore nei meandri del lavoro di
Italo Calvino, intitolato, appunto, S/Calvino o della libertà. Un viaggio in
cui lui scompone, disarticola,
scalvinizza, appunto, i concetti di libertà di Calvino per consegnare allo
spettatore una sua visione di libertà.
Sintetizzando in un passaggio di una sua intervista, dice «Indago
le opere di Calvino e, intanto, ho in mente una parola fragile: libertà. Un
omaggio personalissimo a un autore che ha saputo modellare, e fortemente, la
mia visione delle cose del mondo…»
Lui è in scena solo, come sempre, seduto, indossa una giacca
di lamè brillante, solo con un microfono, lui è lo scrutatore de “la giornata
di uno scrutatore”, ci racconta Palomar, il barone rampante e altre opere dello
scrittore, un mondo visto con gli occhi dei ricoverati del Cottolengo, ci
racconta di quella libertà che permette loro di vedere il mondo con occhi
diversi, disincantati nella monotonia che circonda gli umani “normali”.
“Oh mondo
Soltanto adesso io ti guardo
Nel tuo silenzio io mi perdo
E sono niente accanto a te…”
E quella libertà che deve diventare da individuale a
collettiva è in tutto il monologo di Mario, scomporre il pensiero di Calvino e
ricomporlo nella sua ricerca fra città invisibili, cavalieri inesistenti, e altre
figure che corrono e scorrono in tutto il dialogo monologo. Astrazione,
realismo eccessivo di un mondo visto con lo sguardo mai rassegnato e
disincantato dell’elettore che forse diventa consapevole dei suoi limiti ma
soprattutto mostra la sua grandezza, il disincanto.
Vogliamo bene a Mario Perrotta da quando, guardato quasi con
sufficienza dalla sua città, andava per teatri e vinceva premi UBU e non solo,
erano altri tempi, per fortuna oggi Lecce riconosce il merito di un artista che
meriterebbe veramente di essere coinvolto nella vita aritstica e culturale
della città in modo più incisivo e continuativo.
Mario Perrotta:
2022 Premio Ubu come Migliore nuovo testo / Scrittura
drammaturgica per Dei figli
2022 Dalila Cozzolino finalista ai Premi Ubu come Miglior Attrice Under 35 per Dei figli
2019 Finalista ai Premi Ubu come Miglior nuovo testo per In nome del padre
2018 Miglior spettacolo straniero allo United Solo Festival di New York con A Kiss (versione inglese di Un bès)
2017 Finalista ai Premi Ubu come Migliore progetto artistico con Versoterra
2017 Paola Roscioli Finalista ai Premi Ubu come Migliore
Attrice con Lireta – a chi viene dal mare
2017 Premio Internazionale “Pugliesi nel mondo”
2015 Premio Ubu come miglior progetto artistico e
organizzativo per l’intero Progetto Ligabue
2015 Premio della Critica/Associazione Nazionale Critici
di Teatro per l’intero Progetto Ligabue
2015 Finalista ai Premi Ubu come Migliore drammaturgia
con Milite Ignoto
2014 Premio Hystrio-Twister come miglior spettacolo
dell’anno a giudizio del pubblico per Un bès – Antonio Ligabue
2013 Premio Ubu come Miglior attore protagonista per Un
bès – Antonio Ligabue
2011 Premio Ubu speciale per Trilogia sull’individuo
sociale
2009 Premio Hystrio alla drammaturgia per Odissea
2008 Finalista ai Premi Ubu come Migliore attore
protagonista con Odissea
2008 Premio Città del diario assegnato dall’Archivio
Diaristico Nazionale
2007 Jury Special Award alla TRT International Radio
Competition per Emigranti Esprèss
2004 Finalista ai Premi Ubu come Migliore novità
drammaturgica con Italiani Cìncali
2003 Targa della Camera dei Deputati per Italiani Cìncali
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