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venerdì 7 settembre 2018

Dialisi e trapianti di reni, costi


…A metà anno ce l'avevano fatta in 1.622. Ma in lista d'attesa, e chissà da quando e per quanto tempo, c'erano 6.507 pazienti. Che crescono di 2mila di anno in anno. Italiani in attesa di un trapianto di rene, e che invece continuano a sopportare il calvario della dialisi. Un dramma per i pazienti, ma anche un danno economico per il Servizio sanitario nazionale e dunque per le casse pubbliche. Perché col trapianto di rene, a conti fatti, risparmierebbero tutti (soprattutto i pazienti, sia chiaro): il costo sarebbe infatti inferiore del 29% rispetto al trattamento con la dialisi. Il costo medio complessivo di un paziente trapiantato per il Ssn è di 95.247 euro in un periodo di tre anni, quello per un paziente non trapiantato è invece di 123.081 euro…
I costi diretti e indiretti per pazienti e famiglie
Ma secondo l'analisi del Censis vanno considerati anche i costi i economici e sociali legati alla condizione clinica dei pazienti trapiantati e di quelli non trapiantati che rimangono a carico dei pazienti e delle famiglie. A cominciare dai costi diretti e indiretti. I costi diretti comprendono i ticket per le prestazioni ambulatoriali, le parcelle per le prestazioni private, il costo dei farmaci e quelli per l'assistenza personale domiciliare (badante) e per l'aiuto familiare (colf), il costo dei trasporti per raggiungere studi medici, ospedali e ambulatori. I costi indiretti riguardano invece il tempo impiegato per sottoporsi a visite, esami, terapie mediche e ricoveri ospedalieri, compreso il tempo impiegato dai familiari del paziente per accompagnarlo e assisterlo. Nel confronto ancora una volta risulta più vantaggioso il trapianto di rene. I pazienti trapiantati, anche se hanno una serie di limitazioni nella loro vita che si traducono spesso in costi indiretti (soprattutto per quanto riguarda la necessità di sottoporsi a controlli medici frequenti, specie nei primi mesi successivi al trapianto), devono sostenere costi mediamente inferiori rispetto a quelli affrontati dai pazienti non trapiantati. Questi ultimi, infatti, sono costretti a utilizzare un gran numero di ore della settimana (potenzialmente produttive) per sottoporsi alla dialisi.
I costi sociali
Per non dire dei costi sociali. La differenza, infatti, addirittura aumenta ancora se si considerano anche i costi economici e sociali a carico dei pazienti nel periodo di tre anni osservato dalla ricerca. Si tratta complessivamente di 118.028 euro per i trapiantati (95.247 a carico del Ssn e 22.781 a carico dei pazienti e dei loro familiari) e di 165.886 euro per i non trapiantati (rispettivamente 123.081 euro per il Ssn e 42.805 euro per i pazienti e i loro familiari).
(fonte : sole 24 ore).

Quello sopra è l’estratto di un articolo de Il Sole 24 ore, evidenzia come i costi per le dialisi siano molto più alti di quelli dei trapianti.
Rimanendo ai costi diretti, senza considerare quelli indiretti, il disagio psicologico del dializzato che si trova possibilitato si a spostarsi ovunque, ma non senza aver programmato e pianificato per tempo gli spostamenti ecc.
La dialisi può infatti essere devastante, e comunque, al di là del “vedrai che ti abitui” detto in coro da amici e persone che ci vogliono bene, più si va avanti, più si rischia di cadere in depressione perché non ci si abitua a 6 buchi nelle braccia ogni settimana (312 buchi l’anno), al dover trattenersi dal bere quando si ha sete, al mangiare pochissima frutta perché contiene il maledetto potassio. Non ci si abitua facilmente a considerare i giorni pari “di dialisi” e quelli dispari non liberi, ma “in attesa della dialisi di domani”.
Ma torniamo ai costi vivi per il servizio sanitario nazionale.
Come si evince dall’articolo un dializzato costa (senza i costi sociali) 123.081 euro per tre anni (41.027/anno), mentre un trapiantato costa 95.247  (31.749/anno) di soli costi diretti per il SSN. Praticamente 9.278 €/anno per ogni paziente dializzato in più del trapiantato.
A fronte di questi dati sarebbe sicuramente più conveniente da un punto di vista etico, morale, sanitario e di costi vivi, agevolare il percorso del dializzato verso il trapianto.
Per arrivare ad essere messi in lista d’attesa per un trapianto occorre sottoporsi ad una serie infinita di esami. Dalle radiografie di ogni parte del corpo, a elettrocardiogrammi , colonscopie e via dicendo, per un totale di 30 accertamenti. Percorso giusto in quanto il ricevente deve avere tutte le caratteristiche per accogliere un organo che in nessun caso deve essere sprecato. Della carenza di donazioni parleremo in un secondo tempo.
Tuttavia con una sorta di sadismo, il Servizio sanitario, parlo per la Regione Puglia dove sto sperimentandone l’inverosimile vero, prenota gli accertamenti con il CUP e con i suoi tempi biblici. Nel mio caso specifico dovrò aspettare agosto 2019 per una colonscopia (altri esami sono previsti da settembre 2018 a luglio 2019).
Il sadismo sta nel voler fare rosolare il paziente a fuoco lento sulla graticola dell’attesa, quasi in spregio alla sua condizione di paziente. Passati i 60 anni, come sappiamo, le aspettative di vita sono decisamente più basse, rubare anni  (non mesi o giorni) perché il servizio sanitario è allo sfascio è un reato purtroppo non punibile.
Ed è sadismo perché il SSN volutamente e caparbiamente getta via 9.278 € annui dei contribuenti tutti per ogni dializzato potenzialmente trapiantabile. Non scordiamo che il numero dei dializzati in Italia tocca o supera le 50.000 unità. Se solo il 10% avesse accesso al trapianto il SSN risparmierebbe 46.390.000 euro. A fronte di questi infelici dati ci si mobilita cercando luoghi dove c’è attesa minore, per far risparmiare il servizio sanitario, certo, soprattutto nella ricerca di una qualità di vita dignitosa, che valga la pena di essere vissuta. 

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