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martedì 31 luglio 2018

l'Italia, il razzismo, la Costituzione

Nell’ultimo mese e mezzo si sono susseguiti diversi episodi di aggressioni ai danni dei migranti o di persone di origine straniera.
Il primo risale all’11 giugno 2018, quando a Caserta due ragazzi immigrati del Mali sono stati aggrediti e feriti al grido di “Salvini Salvini”. I due sono beneficiari del progetto Sprar.
L’episodio è avvenuto intorno alle ore 22, quando i due ragazzi sono stati avvicinati da una Fiat Panda su cui viaggiavano tre ragazzi italiani che hanno sparato alcuni colpi di pistola ad aria compressa.
Uno dei due ragazzi ha riportato ferite lievi al torace. L’altro ragazzo è stato mancato dal colpo.
Il 20 giugno, invece, lo chef 22enne del Mali Konate Bouyagui, in Italia da quattro anni con regolare permesso di soggiorno, è stato colpito a Napoli da un piombino nella pancia sparato da due ragazzi a bordo di un’auto.
Il primo episodio di aggressioni del mese di luglio ha invece coinvolto una bimba rom di un anno, che vive nel campo di via di Salone a Roma.
La bambina è stata ferita alla schiena da un piombino.
La vicenda è accaduta martedì 17 luglio: i familiari hanno raccontato che la bambina si trovava in braccio alla madre, che stava camminando lungo via Palmiro Togliatti, quando la donna si è accorda che la piccola perdeva sangue dalla schiena.
Meno di 10 giorni dopo, il 26 luglio, un migrante originario della Guinea e ospite di un centro di accoglienza di San Cipriano d’Aversa nel Casertano ha denunciato di essere stato colpito in pieno volto con una pistola ad aria compressa.
Il richiedente asilo ha sporto denuncia ai carabinieri.
Sempre in Sicilia, ma questa volta a Partinico, in provincia di Palermo, un ragazzo senegalese di 19 anni, richiedente asilo, è stato aggredito invece da quattro persone il 26 luglio.
Una delle ultime aggressioni ha invece avuto un finale tragico. Nella notte tra il 28 e il 29 luglio ad Aprilia (Latina) un cittadino marocchino è morto dopo essere stato inseguito in auto da due persone convinte che fosse un ladro. (n.d.r. I due si sono difesi dicendo “ci siamo rovinati” Attenzione, non un cenno ad una vita stroncata, no, solo “ci siamo rovinati”)
L’episodio più recente ai danni di migranti o di persone di origine straniera risale al 30 luglio 2018.
Daisy Osakue, 22enne della nazionale italiana di atletica e di origini nigeriane, è stata aggredita a Moncalieri, vicino a Torino.
Daisy, nata a Torino da genitori arrivati in Italia dalla Nigeria, è stata colpita al volto riportando una tumefazione dell’occhio che, ora, mette a serio rischio la sua partecipazione ai campionati Europei Assoluti in programma a Berlino.
L’atleta è stata affiancata da una macchina con a bordo due ragazzi: uno dei due le ha scagliato contro delle uova; gli aggressori sono poi fuggiti.
Nonostante il numero di aggressioni e i diversi episodi di razzismo che hanno interessato l’Italia negli ultimi due mesi il ministro dell’Interno Salvini nega che ci sia un’escalation di razzismo.
“Emergenza razzismo in Italia? Non diciamo sciocchezze”, ha dichiarato il ministro.

Gli episodi riportati sono, purtroppo, solo la punta di un iceberg molto più grande. Sono eclatanti, rumorosi, inquietanti, ma sono il culmine della violenza praticata ogni giorno con parole e ingiurie, sui social e fuori, da personaggi altrettanto inquietanti che solitamente fanno capo a gruppi politici targati Lega, Casa Pound, Forza nuova, Fratelli d’Italia. Altri “benpensanti” parlano magari poco, agiscono magari poco, però annuiscono e dicono che “in fondo se la sono cercata perché ci stanno invadendo”.
E guarda caso gli episodi narrati hanno avuto una solida recrudescenza dalla nascita dell’attuale governo guidato dal leghista Salvini (ricordiamo che la corte ha assolto il segretario di rifondazione per averlo definito nazista), che ha assunto al suo servizio i cinquestellati, in particolare Toninelli che gli regge la coda, i quali sembrano muti (a parte qualche castroneria che vanno dicendo qua e la, a parte anche il rimangiarsi le promesse da campagna elettorale, emblematico il caso della leggiadra ministressa Lezzi che era una pasdaran notap prima delle elezioni ed è diventata una tappista da ministra, in altri momenti lei e i suoi amichetti avrebbero urlato allo scandalo dicendo “quanto ti hanno dato per cambiare posizione?” noi non lo diciamo, però…).
Il primo ministro Conte è un discorso a parte, ricordate gli inossidabili grillisti cosa dicevano di Renzi? “Non è mai stato eletto!!!” bene, appena al governo chiamano un non eletto a fingere di guidarlo. Fingere, perché il timone è solidamente nelle mani di Salvini. E questo ministro degli interni ha messo tutta la sua verve non già contro le mafie, non contro la corruzione,  ma contro barconi di morti di fame che fuggono da guerre, lager e miseria. E lo ha fatto, da ottimo comunicatore, parlando alla pancia del suo elettorato peggiore, il quale fa da cassa di risonanza verso i cittadini che hanno, ora si, paura di questi invasori negri, brutti, sporchi e cattivi. Lo ha fatto lasciando intendere che tutti potranno dotarsi di armi per sparare a chi pensano li minacci (sarebbe interessante sapere quanto hanno donato i costruttori di armi al suo partito), che benedice le “ronde” targate forza nuova e casa pound. Attenti al negro, però lasciamo in pace i mafiosi, per carità, devono lavorare.
E così parte la doppia morale, la doppia etica, davanti alla slot machine si parla degli immigrati che ci rubano il lavoro contemporaneamente si prende a servizio la badante rumena in nero, e ci si rifiuta giustamente di andare a raccogliere pomodori per pochi euro pagando magari i caporali. E il proprietario del campo ha votato lega, con un corto circuito non di poco conto. 
Si inneggia a Salvini che vuole cacciare i venditori di cocco e di collanine dalle spiagge dicendo che sono evasori fiscali e si tratta con l’idraulico “non farmi fattura così risparmio l’IVA”. I detrattori dei negri brutti sporche e cattivi sono i primi clienti di prostitute nigeriane, anche se uno dei loro amati leader, tal Berlusconi Silvio, disse un giorno “mi fa schifo una che va con un negro”. E potremmo proseguire, gli esempi sono molti.
L’unica certezza è che siamo in piena emergenza democratica, gli episodi citati in apertura sono drammaticamente allarmanti per la tenuta stessa della democrazia, e purtroppo non possiamo tener conto dei partiti non di destra perché sono amebe avvoltolate su sé stesse. In primis il PD che discute di questioni interne a fronte dello sfaldamento della società intera (dopo aver sfaldato il partito stesso). Questo fatto ci pone di fronte ad una considerazione sul “che fare” come società civile, democratica, che crede che la Costituzione Italiana sia la migliore possibile e debba essere l’argine ad ogni prevaricazione di stampo fascista e antidemocratico. Ben vengano allora i segnali  da parte di associazioni (ANPI, ARCI, LIBERA per fare un esempio) e dei sindacati, si spera unitariamente coesi per dare una risposta forte a questi sedicenti governanti. Per far capire che esiste un’altra Italia, democratica, antirazzista, umana. Un tempo sarebbero stati i sindacati a convocare uno sciopero generale che spesso contribuiva anche alla caduta dei governi. Ora forse è il caso di riprendere in mano quella forza con determinazione caparbia. Ed è purtroppo indispensabile sostituirsi a quei partiti inesistenti che un tempo avrebbero fatto la differenza. Lasciamo le sinistre tutte a farsi le pulci su chi è più puro di chi e urliamo rabbia. E per farlo forse, più che una grande manifestazione che non consente una partecipazione capillare per problemi logistici e personali, organizzare centinaia di piccole manifestazioni in ogni città, paese, quartiere dove sia possibile trovarsi, parlare, urlare, rivendicare. Seguiamo le associazioni che ci saranno e i sindacati. Qui ed ora si può fare.

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