Parlandone a freddo possiamo dire che è finalmente passata la campagna elettorale, i risultati sono eccellenti per Lecce, assolutamente deludenti per Alessandria. Lassù a nord ha perso il centro sinistra, qui ha vinto Carlo Salvemini.
E vincere a Lecce non è impresa facile. Per chi è abituato a stare in città normali, che hanno, nel bene e nel male, alternanza e soprattutto dove il ballottaggio è regola quasi per ogni elezione, trovarsi catapultati nella realtà leccese governata ininterrottamente per 22 anni da una destra (spesso senza centro) che trattava la città alla stregua di un feudo, che acquistava voti, che assumeva e prometteva case popolari a chi "vota bene", soprattutto vedere l'alternativa sempre annichilita al primo turno (ricordiamo l'esito del 2012 che vide Perrone vincere con il 64,30% contro Loredana Capone che si fermò al 25,84 dopo primarie taroccate pure quelle, che videro affluenza di cingalesi alle urne), vedere tutto questo e scoprire che anche a Lecce si può arrivare al ballottaggio e vincerlo è stato emozionante. Carlo Salvemini è il figlio di quello Stefano Salvemini che 22 anni fa divenne il primo ed unico sindaco di centro sinistra leccese, consiliatura che durò poco, azzoppata dai suoi stessi alleati come nella miglior tradizione delle sinistre italiche. Non ho conosciuto Stefano Salvemini, ma me le descrivono come "sindaco galantuomo". Conosco invece Carlo, persona libera, che racchiude in sè le caratteristiche che ritengo indispensabili ed ineludibili per un primo cittadino: competenza, onestà, coerenza. Con lui alla guida della coalizione si può anche ingoiare un rospone grande come una casa che è l'alleato trovato al secondo turno ed attuale vicesindaco. Si può fare perchè è persona affidabile e trasparente e renderà conto agli elettori del suo operato. Soprattutto penso sia cosciente che gli elettori più a sinistra hanno votato per il cambiamento ad ogni costo, anche, come dicevo prima, "ingoiando rospi", ma che è stato un voto per Salvemini e contro una destra culturalmente arretrata, con suoi esponenti che amavano dire "a Lecce cumandamu nui", per uscire dall'asfissia di una città governata male fuori dalla cerchia del centro storico, e che, temo, lascia in eredità macerie di bilancio. Auguri a Carlo per quel che troverà aprendo i segreti cassetti.
Carlo Salvemini (Ph: Agenpal) |
E vincere a Lecce non è impresa facile. Per chi è abituato a stare in città normali, che hanno, nel bene e nel male, alternanza e soprattutto dove il ballottaggio è regola quasi per ogni elezione, trovarsi catapultati nella realtà leccese governata ininterrottamente per 22 anni da una destra (spesso senza centro) che trattava la città alla stregua di un feudo, che acquistava voti, che assumeva e prometteva case popolari a chi "vota bene", soprattutto vedere l'alternativa sempre annichilita al primo turno (ricordiamo l'esito del 2012 che vide Perrone vincere con il 64,30% contro Loredana Capone che si fermò al 25,84 dopo primarie taroccate pure quelle, che videro affluenza di cingalesi alle urne), vedere tutto questo e scoprire che anche a Lecce si può arrivare al ballottaggio e vincerlo è stato emozionante. Carlo Salvemini è il figlio di quello Stefano Salvemini che 22 anni fa divenne il primo ed unico sindaco di centro sinistra leccese, consiliatura che durò poco, azzoppata dai suoi stessi alleati come nella miglior tradizione delle sinistre italiche. Non ho conosciuto Stefano Salvemini, ma me le descrivono come "sindaco galantuomo". Conosco invece Carlo, persona libera, che racchiude in sè le caratteristiche che ritengo indispensabili ed ineludibili per un primo cittadino: competenza, onestà, coerenza. Con lui alla guida della coalizione si può anche ingoiare un rospone grande come una casa che è l'alleato trovato al secondo turno ed attuale vicesindaco. Si può fare perchè è persona affidabile e trasparente e renderà conto agli elettori del suo operato. Soprattutto penso sia cosciente che gli elettori più a sinistra hanno votato per il cambiamento ad ogni costo, anche, come dicevo prima, "ingoiando rospi", ma che è stato un voto per Salvemini e contro una destra culturalmente arretrata, con suoi esponenti che amavano dire "a Lecce cumandamu nui", per uscire dall'asfissia di una città governata male fuori dalla cerchia del centro storico, e che, temo, lascia in eredità macerie di bilancio. Auguri a Carlo per quel che troverà aprendo i segreti cassetti.
E si è conclusa anche la campagna elettorale peggiore che io abbia mai vissuto. Peggiore perchè in alcuni casi ha raggiunto punte di astiosità altissime nelle varie anime della sinistra, fra persone che si stimano e che stimo. Momenti in cui l'ironia era presa per attacco personale, momenti tutto sommato tristi, la speranza (e a questo ognuno lavora a suo modo) è che si plachino gli animi e si torni a parlare della città e si tenga fermo il timone del cambiamento indispensabile per non far naufragare questo irripetibile evento. Penso veramente che Carlo Salvemini abbia bisogno dell'appoggio e delle critiche di tutti quelli che quel cambiamento si aspettano.
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