Era il 5 giugno 1999, il giorno forse più maledetto per il
ciclismo italiano, il giorno in cui uno dei più grandi campioni che mai abbiano
pedalato sulle strade italiane e del mondo intero venne squalificato, alla fine
di un giro d’Italia che aveva già stravinto. Quella estromissione lo portò ad
un declino inarrestabile, fino alla morte avvenuta, quasi sicuramente, per
omicidio. Accennammo in queste
pagine ai sospetti del giornalista francese Brunel, seguimmo con ansia la
ferma volontà della famiglia Pantani di cercare la verità su una morte tanto assurda
da non poter essere catalogata come suicidio o “banale” overdose. Da sempre chi
scrive è intimamente convinto che troppo buio ci sia dietro la volontà ferma e
precisa di tranciare una vita da campione.
Oggi sta venendo alla luce un’altra verità che definire
inquietante è solo un sottilissimo eufemismo, è devastante in ogni senso perché,
quando verificata, metterebbe a nudo la falsità dello sport come puro agonismo
e dell’infiltrazione ad ogni livello delle mafie in tutte le pieghe della vita
civile.
Ne parla la
Gazzetta dello Sport in un lungo articolo a firma Francesco Ceniti. Fu la camorra a
pilotare l’esclusione di Marco Pantani dal Giro quel maledetto 5 giugno. Ne
parlò Vallanzasca nella sua autobiografia, disse che un affiliato di camorra,
suo compagno di galera, gli disse di non puntare “sul pelatino” che a Milano
non sarebbe arrivato. La Camorra gestiva le scommesse e in caso di vittoria di
Marco avrebbe dovuto sborsare milioni. Riuscirono a bloccarlo, con quali
complicità spetta alla magistratura individuare, sicuramente personale medico e
paramedico addetto alle analisi non ne fu estraneo, sicuramente dirigenti alti
e meno alti del ciclismo erano complici. Sicuramente il Giro d’Italia venne
vinto dalle mafie, e gli altri?
Lasciamo lavorare la magistratura, però si conferma quanto andiamo
dicendo in ogni incontro in cui si parla di gioco d’azzardo: le mafie dominano
incontrastate in ogni ganglio di questa sciagura sociale, dai gratta e vinci al
superenalotto, al lotto, ad ogni estrazione. Dominano direttamente nella
gestione delle slot spesso truccate. Loro dominano e lo Stato lucra sulle
speranze, sulla povertà, sulla miseria di pensionati e non, di donne e uomini
lasciati letteralmente nelle mani dei malavitosi. Da quando il gioco è
diventato legale le mafie si sono date una spolverata di dignità in uno Stato
assente quando non connivente.
Calcio scommesse, ora ciclismo scommesse, perdono e vincono
partite a tavolino, decidono che deve perdere e chi deve vincere sulla base
delle scommesse che debbono incassare. Scommettere
ancora è uno degli esercizi più idioti che un cittadino mediamente informato
possa fare. Solo togliendo loro il potere economico le mafie si possono contrastare, solo con una
diffusa coscienza civile si può vincere questo cancro che domina la finanza ad
ogni livello, che droga la convivenza civile, le amministrazioni comunali
(ultimo è esploso in caso Lecce in cui la Sacra Corona Unita gestiva le
affissioni elettorali e quasi sicuramente la compravendita di voti). Onore, quindi al campione Marco Pantani. Chiediamo a gran
voce che gli venga restituita quella maglia rosa del 1999.
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