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mercoledì 13 maggio 2015

PD (Partito va bene, democratico però....)

Ricordo, erano i tempi in cui Veltroni era segretario del neonato Partito Democratico,  proprio quando fu letteralmente travolto da Berlusconi alle elezioni. I sondaggisti presero abbagli a non finire, nel PD pensavano di poterla sfangare invece sappiamo com'è andata. Ricordo quella campagna elettorale, eravamo in molti a pensare che questo nuovo partito era nato senz'anima! Scrissi, scrivemmo in molti, che era stato partorito in fretta e furia, senza  offrire, in cambio dei voti richiesti, nessuna idea di un paese possibile futuro, di quale società costruire, di come farlo. Si dava semplicemente per scontato che quello in cui viviamo è l'unico mondo possibile, pur con le sue guerre, la sua globalizzazione, la sua economia profondamente bacata e sbilanciata. In pratica, si scelse di cavalcare l’esistente, una realtà così simile, anzi, quasi gemella di quella evocata dall'altro polo. Allora qualcuno chiamò tutto questo: “caduta delle ideologie”.  
Questa scelta di campo permise di acquistare voti a mani basse da ambienti di non sinistra (si può dire sinistra?) e lasciare molto tiepido il resto.  Quelli che, se non proprio ideologia, volevano, cercavano un’idea di società possibile, plausibile, equa.
Poi sappiamo com'è andata, quella sciagurata scelta ci ha regalato anni di berlusconismo e di un PD che si è andato assestando piano piano sempre più al centro fino a giungere alla fase attuale, con il fiorentino che è un asso piglia tutto. Fallito l’Ulivo, messi da parte Prodi e tutti quelli che potevano dire qualcosa di Democratico, siamo arrivati alla coltellata in diretta: “stai sereno”.
Piace molto il sindaco di Firenze, piace a molti. E’ riuscito a imporre una sua versione di centralismo democratico che più o meno funziona così: Esiste un capo che si circonda di pochissimi fidati servitori e "signorsì" che lo sostengono, qualche intellettuale, lui decide e impone, governa solo con voti di fiducia, chiunque obietta viene costretto al silenzio e additato come "vecchio rottame". Addirittura bypassa le commissioni di controllo se è il caso (altri vecchi rottami). Le regionali liguri ne sono un fulgido esempio. Cofferati denunciò brogli alle primarie del centro sinistra a suo danno, (pare che abbiano votato un sacco di extracomunitari portati ai seggi e probabilmente pagati, qualcosa di simile avvenne a Lecce quando i cingalesi arrivarono a frotte a votare la candidata che poi straperse le elezioni amministrative) in Liguria venne convocata la commissione di garanzia, ma Lui (il sindaco) decise che la sua candidata aveva vinto e basta. Chiamarlo Partito ci sta, è l’aggettivo Democratico che inquieta.   
Con il suo agire e con le riforme che pretende ha, in sostanza, chiuso il cerchio con Silvio il breve nel realizzare i principi fondanti del “piano di rinascita nazionale”.
Ovviamente ha una maggioranza schiacciante dentro e fuori dal PD, pare non esserci alternativa a lui, le destre sono allo sfacelo (tranne Salvini), a sinistra c’è il vuoto pneumatico. Onore al merito, però il voto è altra cosa.
E con le regionali prossime venture si sta anche rodando il futuro “Partito della Nazione”. Una formazione politica che non guarderà in faccia a nessuno, in cui potranno convivere il diavolo, l’acqua santa, e con un parterre (per citare un socialista d’altri tempi) “di ballerine, pagliacci e saltimbachi” che avranno l’onore e l’onere di dire sempre e solo SI al supremo capo.
Come funziona il Partito della Nazione? Esempi limpidi e lampanti sono in Puglia e Campania.

Con Michele Emiliano corre ovviamente il PD (pur con tutte le sue contraddizioni), l’ex SEL (che per l’occasione sfoggia il nome di “Noi a Sinistra”) e una serie di liste civiche quasi infinita. Liste che includono pochissima acqua santa. Spulciando troviamo Eupreprio Curto che ha un nobilissimo passato politico: Movimento Sociale, Alleanza Nazionale che lo fece eleggere senatore, A Francavilla Fontana venne beccato con le mani nella marmellata, fece assumere 22 fra amici e parenti in un concorso pubblico. 
A Foggia c'è Pippo Liscio che sostiene Emiliano (ex MSI e AN), A Taranto Antonio Martucci, stesso percorso. A Lecce troviamo Paolo Pellegrino, già coordinatore di Futuro e Libertà di Fini. Nella BAT troviamo Francesco Spina, già Forza Italia, ora UDC. Attualmente è sindaco di Bisceglie in una colazione di (indovinate un po’?) centro destra, mentre ad Andria e Trani, dove si vota per le comunali, lo Spina sostiene apertamente il centro destra. E ancora si contano moltissimi forzitalioti pentiti o sedicenti tali e qualche indagato qua e là.
Incredibile la vicenda della “riforma elettorale” pugliese invece. La maggioranza, come noto, era guidata da Vendola e dal PD. A scrutinio segreto passò una riforma vergognosa e da pre partito unico: sbarramento all’8% e preferenza singola. Vendola ed Emiliano si arrabbiarono molto, però la maggioranza da dove veniva fuori? Ed Emiliano non è segretario regionale del PD? E Vendola non è presidente della regione?  Mah.
Ovviamente questo significa che nessun partito diverso dai soliti noti avrà una chanche. L’Altra Puglia, un raggruppamento di sinistre alternative, ci prova, senza soldi e con molta buona volontà. Hanno un solo difettaccio, ogni volta che parlano sparano contro il governatore uscente Vendola. Se la Puglia in questi ultimi dieci anni fosse stata governata da Fitto, probabilmente sarebbe messa come Lecce, a non poter pagare gli stipendi e sarebbe devastata da cemento e asfalto molto peggio di quanto lo sia. 
La destra contrappone l’incartapecorita Adriana Poli Bortone e la spaccatura con il clan Fitto, detentore di moltissime preferenze. Probabilmente  prenderà più voti Salvini con il suo movimento momentaneamente non antimeridionalista. Il nuovo che incombe!
Una domanda si impone a questo punto: se gli ex SEL governeranno con il PD ed altri, quale sarà la linea di demarcazione sulle decisioni da prendere? La TAP si farà o no? E la 275? E la sanità verrà privatizzata? E l’acqua pubblica rimarrà tale? Cosa si riponderà al governo sull’accoglienza agli immigrati? Diventeremo valdostani pure in Puglia?  In sostanza, il signor Eupreprio Curto si riconoscerà un una Puglia che privilegia il bene comune o si terrà strette le sue radici liberiste e conservatrici? E il PD proseguirà nel suo percorso dell’uomo solo al comando o tornerà a discutere con le persone, con i suoi (pochissimi) iscritti non peones?  Insomma, esiste qualcosa che faccia la differenza fra un partito di destra e uno di sinistra? (Si può ancora dire sinistra?)

Stesse domande si pongono in Campania dove a vincere le primarie è stato un individuo che, in quanto condannato, se verrà eletto sarà immediatamente commissariato. Renzi era distratto, ricattato o che altro? Ma il De Luca si trascina sostenitori di tutto rispetto:
Carlo Aveta, noto alle cronache per i suoi pellegrinaggi a Predappio dove ama farsi fotografare sulla tomba dell’unico uomo politico che ritiene degno di nota. e che, ultimamente, parlando di gay ha detto: "Si può ancora dire in un paese libero e democratico che questi mi fanno schifo?".
E, sempre con De Luca, troviamo: Mario Casillo e Nicola Marrazzo (PD) rinviati a giudizio per peculato. Corrado Gabriele, in attesa di processo per presunte violenze sessuali sulle figlie della sua compagna. Tommaso Barbato, indagato per voto di scambio. Carlo Iannace, chirurgo, indagato per aver chiesto rimborsi per interventi estetici spacciati per oncologici.  Oltre a una nutrita serie di destri momentaneamente a sinistra (si può dire sinistra?)
Quasi quasi rimpiango le mutande verdi di Cota o i lecca lecca di Renzino Bossi.

Beh, se questa è la nuova politica, se queste sono le nuove alleanze, ne prendo atto, rimango stupito comunque dai peana per il capo supremo provenienti da persone che sono (erano) a sinistra e che ora adorano il decisionista. Ma si sa, noi vecchi siamo abituati, come dice il sindaco di Firenze, a voler caparbiamente perdere. O, per dirla con Brecht, a star seduti dalla parte del torto.   

Le alternative per l’elettore paiono talmente omologate che si può scegliere tranquillamente lanciando la monetina, oppure di dare un voto alternativo, sia pur perso per le soglie di sbarramento. O di andare al mare quella domenica. 

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