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domenica 19 aprile 2015

Quei 12 corpi gettati a mare...

Sarebbero 12 le persone gettate in mare da un gommone carico di migranti che dalla Libia stava raggiungendo le coste siciliane durante una lite tra musulmani e cristiani. 
La polizia ha fermato 15 persone indagate per omicidio plurimo che sarebbero state riconosciute dagli altri migranti.
I fermati sono di nazionalità ivoriana, malese e senegalese, e sono accusati di omicidio plurimo, aggravato dall'odio religioso. Le indagini della Squadra Mobile palermitana sono cominciate dopo le testimonianze di una decina di naufraghi nigeriani e ghanesi, sbarcati al porto di Palermo, a bordo della nave 'Ellensborg', ieri. I testimoni, piangendo, hanno raccontato di essere superstiti di uno scontro religioso scaturito dall'odio di un gruppo di musulmani verso i cristiani. I migranti hanno raccontato di essersi imbarcati il 14 aprile su un gommone, partito dalle coste libiche con 105 persone, in prevalenza senegalesi ed ivoriani. Durante la traversata, nigeriani e ghanesi, in minoranza, sarebbero stati minacciati di essere abbandonati in acqua perché cristiani, da una quindicina di passeggeri, di nazionalità ivoriana, senegalese, maliana e della Guinea Bissau. Dalle minacce i musulmani sarebbero passati all'azione gettando in acqua dodici tra nigeriani e ghanesi. La polizia dice che i ''superstiti si sarebbero salvati soltanto perché oppostisi strenuamente al tentativo di annegamento, in alcune casi formando anche una vera e propria catena umana'' (Ansa)
C’è qualcosa di terrificante in notizie come questa. I “dannati della terra”, per citare Franz Fanon, che si scannano fra loro per motivi religiosi. Le guerre che gli uomini (credenti) combattono in nome e per conto del loro Dio. I cristiani che si sono salvati l’hanno fatto grazie ad una vera e propria catena umana. Ci si chiede come mai la solidarietà non riesca a diventare pane quotidiano fra chi ha meno. Ogni giorno in realtà assistiamo a delitti che non hanno alcun senso, alcuna logica apparente. Ogni giorno in nome di qualche strambo Dio qualcuno stupra, ammazza, deruba, violenta. Si dirà che è la natura umana, chissà se è vero. Per chi ha, o aveva, un’idea diversa del vivere sociale, aveva un obiettivo diverso ed una diversa speranza di vita, di rivalsa, di “rivoluzione”, per chi non ha la ventura di avere un Dio a cui rivolgersi e deve obtorto collo giocarsi tutto hic e nunc, “nell’aldiqua” come diceva qualcuno, per chi ha come etica il rispetto non solo per gli altri esseri umani, ma anche per la natura, tutto questo è incomprensibile, è il crollo delle speranze. Realismo, per carità, stiamo con i piedi in terra per Dio. La politica risolverà tutto, lei si, e il buon governo saprà rispondere con pomposi discorsi che diranno: “mai più”. Salvo poi ribadire altri mai più come litanie infinite.
Ma quello dell’omicidio sui barconi dei dannati della terra, dei cristiani gettati a mare da persone che avevano i loro identici problemi, le loro stesse miserie, è agghiacciante. 
Un tempo si diceva di “solidarietà di classe” quando operai e contadini e disoccupati si dovevano prendere per mano per rivendicare diritti alla vita e alla dignità di esseri umani. Un tempo si diceva che il fine delle società evolute fosse quello di dare “ad ognuno secondo le sue necessità e di pretendere da ciascuno per le sue capacità”. Poi le chiamarono utopie. Ora che il quarto mondo si sta trasferendo dove cerca possibilità di vita, ora che la sedicente civile Europa non sa accogliere, ora… ora succedono drammi che la ragione non può spiegare, solo il cinismo forse lo sa fare. Utopie… certo.   

E mi chiedo quale sia la differenza fra questi sciagurati che gettano a mare loro simili e, che so, frasi come quella pronunciata dalla Pivetti quando era Presidente della Camera e disse “spariamo in mare sui barconi”, o quella di Borghezio che disinfetta i treni dove erano saliti immigrati, o quella del poliziotto americano che spara ad un negro... e potremmo proseguire a lungo. 
Macchè, neppure la nostra “civile” società è meno cruenta e crudele. Neppure lei. E mi chiedo se non sia questa la risposta a chi vuole “esportare” democrazia con missili ed eserciti, proprio come facevano altri eserciti in altri tempi. La storia, questa sconosciuta, la storia noi non la vogliamo riconoscere più, non riesce più a insegnarci. “Più del vento sarà la mia bandiera forte… più del vento”, cantava Claudio Lolli. Macchè, il vento l’ha stracciata, lacerata, logorata, distrutta. Il vento… quello che fischiava note di libertà un tempo. Oggi riguardiamo il mare nostrum e ripensiamoci tutti quanti, non sono capace di calarmi nella real politk, neppure a pensare a come dovrebbe essere la risposta a quei corpi a mare, cristiani o mussulmani, più neri, meno neri, ma che c’entra? Uomini e donne e bambini, non voglio mettere etichette in fronte ai morti, non mi interessa.  

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