Vabbè, anche questo compleanno è andato, che palle i
compleanni dopo una certa età, per questo non divulgo date. Due sono le frasi
ricorrenti: “come li porti bene” e “non li dimostri”. Entrambe sottendono al
fatto che li hai tutti e, giusto per darti un contentino, dicono che sembri più giovane. La cosa mi inquieta. Ci fosse uno che ti dice
“Rassegnati, ormai sei un vecchio” e potrebbe pure aggiungere che ogni età ha i
suoi pregi e difetti se vuole. Quest’anno poi il giorno fatale ha coinciso con
una veloce corsa nel profondo nord per un funerale. Anche lì, oltre la
tristezza, ci sono situazioni inquietanti. Parenti lontanissimi che non vedi da
trent’anni e ti dicono sempre e comunque “eh si, ci vediamo solo in queste
occasioni. Vediamoci più spesso…”. Meglio di no, vista la premessa preferisco essere
scaramantico. Anche perché non abbiamo argomenti in comune, si parla di figli e
nipoti, spesso di altri defunti più o meno precocemente. Mai una botta di vita.
Comunque i viaggi in treno sono sempre interessanti, si
fanno incontri, si parla. A volte delle tasse, della crisi, del governo, degli
innocenti condannati o dei colpevoli in Senato, dipende dai punti di vista.
All’andata ho conosciuto due giovanissime turiste modenesi, con zaino e qualche
piercing qua e là. Avevano cercato on line la sistemazione che coniugasse
dignitoso soggiorno e costi contenuti, non mancano in Salento. Una delle due è
laureata da poco e, toh il caso, disoccupata, la seconda è una disoccupata non
laureata, le famiglie le aiutano e loro fanno piccoli lavoretti per fare
qualche soldo, nulla di nuovo in realtà, il mondo della terza Repubblica e
della globalizzazione ha solide radici, in Italia almeno, sul lavoro in nero.
Sembra siano in nero moltissimi lavoratori del commercio, del terziario, dei
lidi, della ristorazione e via dicendo. Comunque, grazie alle famiglie e a
piccoli guadagni, le ragazze si erano guadagnate questa piccola vacanza, una
settimana intera in un B&B nel Salento leccese, non ricordo il paesino,
comunque dalle parti di Otranto. Scartate, per questioni economiche, le mete
blasonate (Gallipoli, Otranto e via dicendo) hanno optato per una delle
millanta offerte meno rinomate. “Sistemazione ottima, pulita, accogliente”
peccato però che non abbiano avuto il diritto di visitare località diverse da
Otranto e poco più, per chi non ha auto fare turismo in Salento è quasi
impossibile. I servizi pubblici ridotti al minimo ed essenziale, le strutture,
anche piccole, non fanno nulla per consorziarsi ed offrire agli ospiti un
valore aggiunto che permetta loro di spostarsi celermente ed agilmente fra
varie località. In buona sostanza, il turista è vacca da mungere. Fanno
eccezione alcuni casi, pullman per le marine qua e là, fa eccezione Melendugno
che offre un servizio ad hoc di spostamento per i turisti e poco più. Insomma,
per chi vuole vedere il Salento l’auto è indispensabile, alla faccia degli
spostamenti sostenibili. In effetti non mi meraviglio più di tanto quando le
due ragazze dicono “luoghi stupendi, peccato che siano servite come il terzo
mondo”.
E il viaggio è proseguito stancamente, attraverso l’Italia
intera, Romagna, Emilia, Piemonte. Poi Genova, la grande signora che vive sui
fasti di un passato illustre, da dominatrice, la focaccia, le trofie al pesto.
Poi di nuovo Alessandria che sta là, guarda e conta i negozi chiusi non per
ferie. Proprio chiusi definitivamente. Altro che terzo mondo, questo è il paese
del benessere. Alessandria multilingue alla faccia dei verde camiciati,
Alessandria con il dissesto dichiarato, che non riesce più a pagare la raccolta
rifiuti e gli operatori sono molto arrabbiati. Mi mancava il Salento, anche se
“face cautu”.
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