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sabato 9 febbraio 2019

Amministrative a Lecce, Mauro e l'utopia


Leggo un articolo dell’amico Mauro Marino, una delle persone più belle che ho conosciuto in questi 15 anni girovagando per Lecce, nel pezzo, duro, lieve, emozionante, sognante, Mauro parla della mancanza di “gentilezza” nella politica. Tutto pare essersi ridotto ad una guerra per bande, con insulti, accuse. Una guerra di tutti contro tutti. Quasi fosse indispensabile non saper più dialogare, non essere in grado di sedersi ad un tavolo e parlare con serenità, quasi non ci fossero altre strade. Eppure deve esistere il luogo del dialogo, dove si possa tornare a dire con gentilezza, con il rispetto che ognuno deve ad ogni altra persona.  In particolare mi ha colpito, nel discorso di Mauro, il pezzo che ripropongo:

…Tempo fa, su Radio Tre, ho ascoltato una "lezione di musica" sul compositore ungherese Béla Bartòk, uno dei più appassionati - fu senz'altro un pioniere dell'etnomusicologia - nel declinare l'ascolto delle arie popolari della dell'Europa Orientale e del Medio Oriente nella musica "colta".
Il conduttore del programma sottolineava come, in ambito musicale (almeno in quell'epoca) fosse necessario, tra i grandi compositori, prestare orecchio al fare dell'altro. La musica poteva avere evoluzione solo se la ricerca personale poteva nutrirsi del lavoro degli altri. Uno componeva e con la sua opera comunicava all'altro: “senti dove sono arrivato, dove mi son spinto”, l'altro, confortato, nutriva la sua sensibilità, così si procedeva nel progredire comune. In un'altra lezione di musica si è parlato della "Sagra della Primavera" di Igor Stravinskij, il conduttore a sostegno della tesi del “reciproco ascolto” ha osato mandando un brano dell'opera di Stravinskij all'unisono con un altro di un compositore suo contemporaneo: l'ascolto è risultato perfetto, integrato, meraviglioso. Non poteva esserci risentimento in quel procedere creativo. Solo passione e condivisione della ricerca. Reciprocità! Lo sappiamo, la musica è cosa speciale, la coralità è insita nella disciplina, non potrebbe esserci musica senza reciprocità, senza accordo, senza capacità di ascolto e di relazione, nel rispetto dei tempi, nell'obbedienza allo spartito e alle indicazioni del direttore. Così come nel cinema, nel teatro ognuno è chiamato al suo compito, a far bene ciò che è chiamato a fare. Competenze in armonia, di questo avremo bisogno, anche nella politica, reciproco ascolto, capacità di compensazione e di composizione corale. Ma lo so, è utopia.

Mauro si riferiva alla vita politica nazionale, a quei politici che usano i muscoli anziché, ahinoi, il cervello e il dialogo, a me, dicendo di gentilezza e di umile capacità di ascolto  è venuta in mente la situazione politica locale. Le amministrative sono alle porte, probabilmente fra pochissime settimane saranno rese note liste, candidati, fazioni, ci saranno alleanze e si tornerà a chiedere il voto per proseguire un’esperienza di governo cittadino che, pur con chiaroscuri, ha mostrato in un anno e poco più, di saper essere innovativo e di “aprire le finestre e le porte di Palazzo Carafa” dopo decenni di asfissia con una coda di scandali e scandaletti che pare non saper finire.
L’esperienza tuttavia è durata un tempo troppo breve, anche per alleanze decisamente forzose da un punto di vista politico, dove per “politico” si intende il modo di immaginare il futuro della città nel suo complesso, facendo scelte che si ritengono etiche, filosofiche oltre che amministrative. Ogni progetto amministrativo, anche ordinario, deve avere ampio respiro perché deve proiettarsi verso la città del futuro, deve saper prevedere e deve avere un progetto complessivo.
Questo discorso vale per la viabilità, per la cultura, per la gestione dei flussi turistici.
I turisti non sono solo portatori di quattrini, sono prima di tutto persone che devono trovare una città vivibile, nel pieno rispetto degli aspetti culturali, artistici, di accoglienza. Una gestione di questo tipo necessita di una maggioranza coesa, in grado di portare avanti scelte anche coraggiose, anche impopolari nel breve periodo, ma che portino al risultato voluto. Occorre, in sostanza, una buonissima dote di ascolto, rinuncia quando occorre, e determinatezza. Le doti del buon amministratore stanno proprio in queste caratteristiche.
A questo punto è bene chiedersi quanto alcune diatribe molto interne a pochi militanti, invisibili però agli elettori possano contribuire a creare alleanze diverse, ibride, forzose.
Nella scorsa tornata elettorale è stato difficile scegliere di non poter votare o sostenere amici, compagni che meritano stima e rispetto,  lo scoramento di molti elettori era palpabile e diffuso.
In questa tornata elettorale sarebbe bello ritrovare un obbiettivo unificante, vedere collaborare per un progetto comune e condiviso candidati che hanno intelligenze da mettere a disposizione per il bene collettivo. In sostanza, sarebbe bello vedere  abbandonare preconcetti e pregiudizi, fare opera di umiltà rinunciando a diatribe delle quali l’elettore non comprende il senso, perché non sa o non vuole sapere, perché chiede che ci siano persone affidabili a rappresentarlo, e se stanno assieme si sentirebbe più garantito.
Provarci è possibile, anzi, è indispensabile. Chissà se riusciamo a dimostrare al mio amico Mauro che non tutto è utopia.