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martedì 25 ottobre 2016

Goro, Milva, civiltà, inciviltà e due adolescenti

Sette di mattino, cammino per strade semideserte, arriva un pullman, scendono due studenti, lui e lei,  adolescenti.
Appena scesi si prendono per mano e camminano verso la scuola. In forte anticipo, quindi i passi sono lenti. 
Sorridono.
Mi viene in mente un’altra adolescenza, di mille anni fa, quando i primi amori prendevano l’anima e la tiravano via e quando, tornando a casa, si leggeva Prevert.

I ragazzi che si amano
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore


Altri tempi, altre emozioni, altra idea di libertà, che era solo e semplicemente il poter camminare mano nella mano “molto più in alto del giorno…”
Sensazioni, ricordi, forse un po’ di invidia per quell’età andata via e sciolta nell’aria. Sono belli i ragazzi che camminano tenendosi per mano.

                                                                   I civli invasi
Abitanti di Goro. Ph: dirittiumani.it

                                                              Orda di barbari invasori


Poi si torna alla vita quotidiana di anziano, con meno emozioni e con la voglia di comprendere. Così, per caso, si leggono i titoli dei giornali on line.                     
Napoli. Ph: La Repubblica.it

Ho ancora un vivo ricordo di “Verso terra” l’opera immensa di Mario Perrotta, Ippolito Chiarello e altri artisti che per tre giorni ci hanno tenuti per mano, per aiutarci a comprendere le nobiltà degli immigrati e le miserie dei nostri pregiudizi.  Proprio per questo la tristezza è salita, contrapposta alla serenità di quelle mani intrecciate, leggendo di Goro, in provincia di Ferrara. 
Milva
Fino ad oggi la cittadina era famosa perché da lì arriva Milva, la grandissima cantante di Brecht e di canzoni che hanno fatto epoca. Oggi Goro è balzata agli onori delle cronache perché i suoi cittadini hanno elevato barricate, non contro la disoccupazione, che sarebbe stato gesto nobile, neppure contro la scuola che non funziona, neppure per il venir meno dello stato sociale. Nulla di tutto ciò, le barricate erano per bloccare 11 (undici!!!!) donne e alcuni bimbi immigrati che il Prefetto di Ferrara stava inviando in quel paese. “Ci sentiamo invasi” “Voi che protestate non siete italiani” sono le frasi lette sui social forum indignati per questo gesto che definire indecente è solo utilizzare un sottile eufemismo.
Intanto a Napoli uno striscione diceva "Benvenuti Rifugiati". Quanti chilometri civiltà separano i gretti barricaderi e i nobili napoletani?
E siccome al mattino a volte ci si vuole fare un po’ di male leggendo altri giornali, mi sono soffermato all’articolo che diceva di religioni e di mussulmani:
“Andiamo a pregare alla Mecca e vediamo come ci trattano”. Altro indecente pezzo, altro indecente giornalista. In verità mi aspettavo che il pezzo finisse con Sieg Heil, Sieg Heil, Sieg Heil. Così non è stato, però i concetti espressi sono assolutamente identici.  




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