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lunedì 5 aprile 2021

BUONA PASAH

 

 Anche quest’anno abbiamo superato una Pasqua diversa, meno gioiosa. Un festività in pandemia, con un buio ancora davanti a noi e di cui non vediamo la fine. L’inquietudine del non intuire il nemico subdolo che si annida ovunque, che guizza invisibile agli occhi e che possiamo combattere con una sola arma, il vaccino. E questo ci salva dalla malattia ma non dal poter trasmettere il virus, quindi i famigerati e inquietanti (almeno quanto il virus stesso) novax si dimostrano due volte imbecilli, soprattutto quelli che dicono “vaccinatevi così mi salvate”. I vaccinati sono più tranquilli, i non vaccinati rimangono bersagli del maledetto.

Le Pasque quindi. Queste ultime due mi rendono più simpatica la Pasqua ebraica. La “Pasah” che significa, letteralmente “andare oltre”. E che festeggia la liberazione degli ebrei e il passaggio, guidati da Mosè, del Mar Rosso.

Così diversa dalla cristiana “panthein” che in greco significa “soffrire”, e nella tradizione è la passione del Cristo e la resurrezione.

Sentiamo come non mai il desiderio di oltrepassare, andare oltre questo anno maledetto fatto di zone rosse gialle arancioni. Un anno in cui si è fermato il tempo e si sono bloccati i rapporti sociali, dalla piccola gioia di un caffè seduti al tavolino di un bar, alle evasioni in pizzeria o al cinema. Per i ragazzi si è fermata anche la scuola e la possibilità di socializzare che in adolescenza e preadolescenza è vitale, educativa, forma le persone e crea rapporti sociali.

Siamo al punto in cui un incontro casuale per strada si traduce in un saluto e poche parole “a distanza di sicurezza” perché lui si annida in un respiro. Quasi come un alito, lieve e assassino.

Ben venga allora la Pasah con il passaggio dei nostri mari guidati da chi sa di scienza e ricerca, non certo da politicanti d’accatto che inciampano nelle regole e nella lingua italiana.

E, in fondo, ben venga la resurrezione. Collettiva però, non del solo figlio di Dio. E ancora ricadiamo, una resurrezione che deve essere Liberazione. Ci deve liberare dal virus e dai pregiudizi, dalle parole insensate e (magari) pure dalle scemenze del web che intasano menti e buon senso. E allora ancora, buona Pasah a tutti noi. Ne abbiamo bisogno.