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venerdì 7 maggio 2021

Perchè donare gli organi

Ripropongo una riflessione pubblicata su Spagine riguardo ai trapianti e alla necessità di donare gli organi 

Perchè donare gli organi.

 L’undici aprile scorso è stata la giornata per la donazione di organi. Moltissimi pazienti potrebbero tornare ad una vita dignitosamente migliore e pesare meno sui costi del servizio sanitario nazionale se si riuscisse a sfondare il muro di opposizioni alle donazioni  che ancora sembra  duro da scalfire.

I dati del Report donazione e trapianto del Ministero della Salute parlano chiaro, nel 2020, anche a causa della maledetta pandemia da COVID19, ma non solo, i donatori segnalati alle rianimazioni sono stati in flessione dai 2776 del 2019 ai 2447 del 2020.
Purtroppo alcune regioni sono tristemente in testa alla classifica delle opposizioni alle donazioni, parliamo di Sicilia, Calabria, Abruzzo, Puglia, Umbria e Provincia autonoma di Bolzano, e, sia pure con lieve calo, si confermano più sensibili Emilia, Veneto, Friuli, seguiti da Piemonte e Lombardia.
Il report prosegue poi con l’analisi di percentuali fra donatori deceduti e pazienti e fra donatori viventi.

Da dializzato in attesa di essere inserito in lista trapianti, ho letto con maggiore attenzione i dati delle donazioni di reni.

Per i trapienti di tali organi, il 2020 si è dimostrato un anno horribilis in quanto si è passati dai 340 del 2019 (punta massima) ai 276, tornando indietro di sei anni nei valori assoluti.

…Al 31 dicembre scorso i pazienti in lista di attesa lungo la Penisola erano 8758, la maggior parte dei quali per un rene (6538). Sono 1042 i pazienti iscritti in lista per il fegato, 719 per il cuore e 368 per il polmone. «Dati stabili – fanno sapere dal Centro Nazionale Trapianti – dovuti a un maggiore equilibrio, rispetto al passato, tra i flussi di entrata e di uscita». Per vederli diminuire, sono diverse le procedure in fase di valutazione: dalla donazione da vivente all’aumento del prelievo di organi, quando possibile, dalle persone per cui è stata certificata la morte cardiaca…”. (Fonte: Fondazione Veronesi )

Nei reparti dialisi che ho conosciuto, a Lecce e non solo, ho visto vere e proprie eccellenze, parlo di medici attenti ed esperti,  degli “angeli della dialisi”, quelle infermiere e infermieri e oss che diventano nel percorso di “tre volte a settimana”, parte integrante della vita del paziente.  Il reparto dialisi non è un luogo di passaggio, è una consuetudine, pur se forzata e indispensabile, che conosce  risvolti umani diversi e sicuramente più intensi e vissuti di ogni altro luogo di degenza. E finisce che fra pazienti e operatori di reparto si stabiliscano rapporti fatti di quasi familiarità, simpatie, scambi di opinioni e pareri non solo medici. Spesso si parla di vita quotidiana, di figli, di ricette di cucina. Il tutto per rendere la fatica della dialisi meno onerosa. In questo il personale che lì lavora è encomiabile.   

Nonostante tutto ciò il dializzato  è portatore di un handicap che lo costringe a rivedere tutta la sua vita in funzione dell’appuntamento “tre volte a settimana” dal quale non può sottrarsi per non sballare tutti i suoi parametri vitali. Le settimane passano a giorni alterni, non ci si può spostare per un periodo senza prima avere il consenso del centro dialisi remoto ad accogliere il paziente. Ed in un periodo di pandemia come quello attuale la cosa diventa quasi impossibile. Insomma, la vita è legata a quei due aghi, uno in vena uno in arteria, per tre volte a settimana.

A questo si aggiungono i costi economici per il servizio sanitari nazionale.

“Il costo diretto annuo del trattamento di un paziente in dialisi è stimato da un minimo di € 29.800, per quelli in dialisi peritoneale fino a un massimo di € 43.800 per quelli in emodialisi. A questi costi diretti, sanitari e non sanitari, andrebbero aggiunti i costi indiretti” Con il trapianto questi costi scenderebbero sensibilmente: “D’altra parte anche il trapianto renale ha i suoi costi che sono stimati in € 52.000 per il primo anno e in € 15.000 per ogni anno successivo al primo.” (Fonte: Il sole 24 ore)

Ovviamente, oltre ai nefropatici, esistono i malati di cuore, di fegato, i non vedenti, e molte altre patologie che potrebbero trarre beneficio da una donazione e tornare ad una vita più tranquilla.

Diventare donatori non è difficile, anzi, facendo la Carta di identità elettronica l‘impiegato chiederà la formale adesione come donatore, in alternativa si può scaricare il tesserino blu dal sito  http://sceglididonare.it/diventa-donatore/ del ministero della salute, o ancora recandosi alla ASL più vicina e chiedere il modulo apposito allo sportello. Dobbiamo in qualunque modo fare in maniera che il meridione si riscatti da questa sonnolenza, da paure ataviche e ingiustificate. Essere accoglienti è anche donare. E, per i credenti, non esiste alcun ostacolo alla donazione, come dice Papa Francesco  “Donare è espressione di fratellanza universale…”

Inoltre con l’adesione alla lista dei donatori fatta in vita, lucidamente e coscientemente, si evita un gravosissimo compito agli operatori sanitari che in troppi casi sono costretti, visti i tempi stretti per i prelievi da cadavere, a chiedere a familiari già dilaniati dal dolore per una perdita magari prematura, il consenso all’espianto.

Donare è vita!

G.Ferraris 

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