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lunedì 9 novembre 2020

Lock down o confinamento?


Rieccoci in quello che ormai tutti chiamano lock down, ma che ha un corrispettivo italiano chiaro, limpido, semplice: confinamento.
Sul perché si insista a utilizzare termini inglesi tralasciando la lingua italiana che è meravigliosa, frequentata nei secoli da poeti, romanzieri, autori di opere liriche, e via via fino ai cantautori moderni, è mistero fitto.
Abbiamo una lingua talmente bella che emoziona, siamo cittadini “del bel paese là dove 'l sì suona” (Dante Alighieri, Inferno, canto XXXIII, verso 80) , e che il paese dovesse avere l’aggettivo bel è confermato nei versi “il bel paese ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe” (Petrarca, Canzoniere, CXLVI, versi 13-14).
Bastano queste citazioni per  riappropriarci della lingua italiana, a meno che qualcuno non abbia interesse a confondere le acque perchè   si capisca poco.
Comunque, divagazioni lessicali a parte, risiamo nel confinamento, nel dover stare quieti, chiusi, calmi nella battaglia contro un nemico invisibile e purtroppo imprevedibile, un esserino che ha messo in crisi l’intero pianeta.
ph: http://www.citizenrimini.it/andratuttobene/

Siamo al secondo tempo di una partita che in primavera avevamo subìto con calma, speranza, voglia di uscirne in fretta e, tutto sommato, migliori. Poi lo sfogo estivo, il calare le difese a fronte di inviti, purtroppo solo inviti e non regole ferree da seguire. Mascherine solo per caso, assembramenti come stile di vita e via dicendo. In tutto questo non osservare regole minime si sono infiltrati prepotentemente personaggi equivoci: quelli che “il virus è un’invenzione”, quelli che “la terra è piatta e vogliono creare una dittatura sanitaria”, quelli che “io sono un parlamentare e sono orgogliosamente senza mascherina”, quelli con le giacchette arancioni a sparare menzogne nella pubblica piazza e via dicendo. Personaggi che hanno come unico e solo scopo il voler inquinare le acque e se ne fottono delle persone. Inseguono e perseguono una ipotetica presa del potere e sollevazioni di piazza. Per fortuna e per senso di civiltà nelle manifestazioni erano pochi sempre, spalleggiati dai complici di quelli che furono gli autori materiali di stragi ignobili negli anni 70 e oltre, i figliocci dei fascisti, allevati a aforismi del duce.
Questo secondo confinamento autunnale, tuttavia, ci ha colti stanchi, quasi spossati dal rincorrere difese da un nemico invisibile e subdolo, che attacca ovunque e chiunque, così mettono tristezza i bar chiusi, e i ristoranti, e le persone che incontri per strada, tutti protetti da mascherine che forse servono ma ti rendono irriconoscibile, oltre che appannarti gli occhiali.
Al punto che qualcuno ha ripreso la frase che circolava in primavera correggendola, allora si scriveva "andrà tutto bene" con tanto di arcobaleni disegnati da bambini, questo qualcuno ha aggiunto "però pensavo meglio".
Allo spaesamento purtroppo si aggiungono comportamenti strambi di chi avrebbe il compito di governare. E ormai la comunicazione è fatta di tweet e post su facebook. E’ deprimente (per utilizzare un eufemismo) il dialogo a botte di post, fra il presidente della regione Puglia Emiliano e la ministra della scuola. Uno chiude le scuole, l’altra ribatte che è sbagliato e le fa riaprire. Il TAR di Bari dice che Emiliano ha ragione, quello di Lecce dice che ha torto marcio. E lui che fa? Manda la palla alle famiglie “fate come vi pare, se volete mandate i figli a scuola, se non volete teneteli a casa e chiedete la didattica a distanza”. Mai scelta, pur nell’apparente democraticità, fu peggiore. Un presidente (che si fa chiamare governatore) deve saper governare. E ha il dovere di interfacciarsi, soprattutto in un periodo di pandemia e di confusione generale, con il governo centrale. Dire ai genitori “fate voi” non è democrazia, è come se un sindaco, a fronte di una richiesta specifica dei cittadini sui buchi nelle strade, dicesse “fate come vi pare, chi vuole si asfalti davanti al suo portone, chi non vuole non lo faccia”.
E questo in Puglia, lasciamo stare i luoghi dove governano altri personaggi più sciagurati. Penso alla Lombardia dove si vogliono mandare i malati COVID a saturare e impestare le RSA. Penso al presidente della regione Liguria che dice che gli anziani sono quelli che muoiono di più per la pandemia, ma che, tutto sommato, sono inutili per lo sforzo produttivo del paese. Salvo poi scusarsi dicendo che il tweet l’ha scritto il suo web manager. (che poi si debba pagare un web manager sarebbe tutto da mettere in discussione, se li scriva lui i post ed utilizzi quei soldi per assumere un infermiere).
E che dire del commissario all’emergenza COVID (pagato) della regione Calabria che dice candidamente in una intervista in TV “Posti in terapia intensiva? Non so quanti ce ne siano” e peggiora la situazione quando l’intervistatore gli fa notare che è compito suo saperlo come commissario e lui “Ah si? Non sapevo”.
E poi, intervistato da La Stampa in un articolo titolato giustamente “quando la toppa è peggio del buco” dice papale papale “in quelle dichiarazioni non ero io, forse mi hanno drogato”.
Ecco, in mezzo a tutto questo bailamme ci stiamo noi, le persone che guardano, si informano, leggono, ascoltano. Che tentano di raccapezzarsi e di capire come e da chi sono governate. Quelli che vedono le povertà estreme estremizzarsi ancora di più, gli immigrati trattati come untori anche se cercano solo di sopravvivere, noi che tentiamo di difenderci da una ondata montante di negazionisti del virus e di tuttologi da web che hanno tutte le ricette per salvare il mondo e si confondono con i tweet dei governatori .
Insomma, mala tempora currunt, eppure abbiamo il dovere di resistere con pacatezza, di osservare regole minime di comportamento. E soprattutto abbiamo diritto di capire, questo si.