Rieccoci in quello che ormai tutti chiamano lock down, ma
che ha un corrispettivo italiano chiaro, limpido, semplice: confinamento.
Sul perché si insista a utilizzare termini inglesi
tralasciando la lingua italiana che è meravigliosa, frequentata nei secoli da
poeti, romanzieri, autori di opere liriche, e via via fino ai cantautori
moderni, è mistero fitto.
Abbiamo una lingua talmente bella che emoziona, siamo cittadini “del bel paese là dove 'l sì suona” (Dante Alighieri, Inferno, canto XXXIII, verso 80) , e che il
paese dovesse avere l’aggettivo bel è confermato nei versi “il bel paese
ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe” (Petrarca, Canzoniere,
CXLVI, versi 13-14).
Bastano queste citazioni per riappropriarci della lingua italiana, a meno che qualcuno
non abbia interesse a confondere le acque perchè si capisca poco.
Comunque,
divagazioni lessicali a parte, risiamo nel confinamento, nel dover stare
quieti, chiusi, calmi nella battaglia contro un nemico invisibile e purtroppo
imprevedibile, un esserino che ha messo in crisi l’intero pianeta.
ph: http://www.citizenrimini.it/andratuttobene/
Siamo
al secondo tempo di una partita che in primavera avevamo subìto con calma,
speranza, voglia di uscirne in fretta e, tutto sommato, migliori. Poi lo sfogo
estivo, il calare le difese a fronte di inviti, purtroppo solo inviti e non
regole ferree da seguire. Mascherine solo per caso, assembramenti come stile di
vita e via dicendo. In tutto questo non osservare regole minime si sono
infiltrati prepotentemente personaggi equivoci: quelli che “il virus è un’invenzione”,
quelli che “la terra è piatta e vogliono creare una dittatura sanitaria”,
quelli che “io sono un parlamentare e sono orgogliosamente senza mascherina”,
quelli con le giacchette arancioni a sparare menzogne nella pubblica piazza e
via dicendo. Personaggi che hanno come unico e solo scopo il voler inquinare le
acque e se ne fottono delle persone. Inseguono e perseguono una ipotetica presa
del potere e sollevazioni di piazza. Per fortuna e per senso di civiltà nelle
manifestazioni erano pochi sempre, spalleggiati dai complici di quelli che
furono gli autori materiali di stragi ignobili negli anni 70 e oltre, i
figliocci dei fascisti, allevati a aforismi del duce.
Questo
secondo confinamento autunnale, tuttavia, ci ha colti stanchi, quasi spossati
dal rincorrere difese da un nemico invisibile e subdolo, che attacca ovunque e
chiunque, così mettono tristezza i bar chiusi, e i ristoranti, e le persone che
incontri per strada, tutti protetti da mascherine che forse servono ma ti
rendono irriconoscibile, oltre che appannarti gli occhiali.
Al punto che qualcuno ha ripreso la frase che circolava in primavera correggendola, allora si scriveva "andrà tutto bene" con tanto di arcobaleni disegnati da bambini, questo qualcuno ha aggiunto "però pensavo meglio".
Allo
spaesamento purtroppo si aggiungono comportamenti strambi di chi avrebbe il
compito di governare. E ormai la comunicazione è fatta di tweet e post su
facebook. E’ deprimente (per utilizzare un eufemismo) il dialogo a botte di
post, fra il presidente della regione Puglia Emiliano e la ministra della
scuola. Uno chiude le scuole, l’altra ribatte che è sbagliato e le fa riaprire.
Il TAR di Bari dice che Emiliano ha ragione, quello di Lecce dice che ha torto
marcio. E lui che fa? Manda la palla alle famiglie “fate come vi pare, se
volete mandate i figli a scuola, se non volete teneteli a casa e chiedete la
didattica a distanza”. Mai scelta, pur nell’apparente democraticità, fu peggiore.
Un presidente (che si fa chiamare governatore) deve saper governare. E ha il
dovere di interfacciarsi, soprattutto in un periodo di pandemia e di confusione
generale, con il governo centrale. Dire ai genitori “fate voi” non è
democrazia, è come se un sindaco, a fronte di una richiesta specifica dei
cittadini sui buchi nelle strade, dicesse “fate come vi pare, chi vuole si
asfalti davanti al suo portone, chi non vuole non lo faccia”.
E
questo in Puglia, lasciamo stare i luoghi dove governano altri personaggi più
sciagurati. Penso alla Lombardia dove si vogliono mandare i malati COVID a
saturare e impestare le RSA. Penso al presidente della regione Liguria che dice
che gli anziani sono quelli che muoiono di più per la pandemia, ma che, tutto
sommato, sono inutili per lo sforzo produttivo del paese. Salvo poi scusarsi
dicendo che il tweet l’ha scritto il suo web manager. (che poi si debba pagare
un web manager sarebbe tutto da mettere in discussione, se li scriva lui i post
ed utilizzi quei soldi per assumere un infermiere).
E
che dire del commissario all’emergenza COVID (pagato) della regione Calabria
che dice candidamente in una intervista in TV “Posti in terapia intensiva? Non
so quanti ce ne siano” e peggiora la situazione quando l’intervistatore gli fa
notare che è compito suo saperlo come commissario e lui “Ah si? Non sapevo”.
E
poi, intervistato da La Stampa in un articolo titolato giustamente “quando la
toppa è peggio del buco” dice papale papale “in quelle dichiarazioni non ero
io, forse mi hanno drogato”.
Ecco,
in mezzo a tutto questo bailamme ci stiamo noi, le persone che guardano, si
informano, leggono, ascoltano. Che tentano di raccapezzarsi e di capire come e
da chi sono governate. Quelli che vedono le povertà estreme estremizzarsi
ancora di più, gli immigrati trattati come untori anche se cercano solo di
sopravvivere, noi che tentiamo di difenderci da una ondata montante di
negazionisti del virus e di tuttologi da web che hanno tutte le ricette per
salvare il mondo e si confondono con i tweet dei governatori .
Insomma,
mala tempora currunt, eppure abbiamo il dovere di resistere con pacatezza, di
osservare regole minime di comportamento. E soprattutto abbiamo diritto di
capire, questo si.