Ci sono incontri segnanti, quelle persone che riescono ad
entrarti dentro e non uscirne più. Quando arrivai in Salento conoscevo
pochissime persone. Piano piano, grazie all’accoglienza del popolo salentino e
al “clima” generale, iniziai a conoscere, a curiosare luoghi e intelligenze.
Passeggiavo sempre con lo sguardo rivolto in alto ad ammirare le meraviglie di
un barocco a volte ridondante, comunque imponente. Poi abbassai lo sguardo ed
ebbi percezione dei “rifiuti” di vario genere, umani e non, che guizzavano fra
le molte persone per bene.
Di questo, soprattutto della bellezza e della meraviglia,
scrivevo in un blog amico di un’associazione di Alessandria, profondissimo
nord, austera, pacata e ironica. Pianura piatta, caldissima in estate, gelida
in inverno, nebbiosa e solare. Le Alpi, da là, si vedono soprattutto quando il
sole tramonta, maestose e fiere. Mi pareva bello lanciare un messaggio, unire
due lembi così lontani, mani protese fino a toccarsi. Da Alessandria in
moltissimi sono passati, pochissimi si sono fermati. Pare una città anonima. A Lecce invece non si passa proprio, Lecce è
isola, se vuoi vederla ci devi venire appositamente, qui non sarai mai di passaggio.
In tutto questo pensare, meditare, curiosare e scrivere, un
giorno non so quale, incontrai in edicola un giornaletto da 50 centesimi, Paese
Nuovo, quotidiano di Lecce. Vidi firme amiche e quasi per scherzo inviai via
email due cose già pubblicate su www.cittafutura.al.it
. Come sospettavo non arrivò risposta alcuna, d’altronde mi chiedevo che senso potesse
avere che un giornale di Lecce pubblicasse un piemontese che parla di Lecce e
di Salento con le teste pensanti che questi luoghi conoscono a menadito in ogni
anfratto?
Invece dopo qualche giorno trovai pubblicati, in corsivo, i
miei pezzi. Fu stupore.
Inviai altri pezzi e finalmente volli vedere in faccia quel
direttore di cui ammiravo il coraggio,
forse l’incoscienza. Conobbi così Mauro, e scoprii la pacatezza, la calma, il
rispetto dell’altro e la saggezza. Ascoltai pensieri profondi che accompagnano sempre il
suo agire nel campo della cultura e dei rapporti umani. Più ci si conosceva,
più ci si rispettava e soprattutto imparai da lui il valore della poesia. Da
sempre mi ci ero avvicinato con sospetto e un certo timore reverenziale. Però
il fatto stesso che Mauro praticasse e promuovesse poeti e versi mi indusse ad
avvicinarmi anche a quel tipo di lettura, con parsimonia, è vero, ma con gioia
nello scoprire che il mio non praticare poesia, forse era solo una forma di
invidia. Il poeta riesce in pochi versi, in parole pesate e meditate, poche,
contate, ad esprimere concetti che noi scribacchini per diletto o professione,
riusciamo a dire solo con pagine e pagine di parole .
Ora, con “Di politica e D’amore” ho scoperto quasi con
commozione, anche Mauro poeta.
#iorestoacasa è stata la molla che ha finalmente liberato le
sue poesie, grazie al dover passare quei giorni in modo produttivo ha messo in
ordine una serie di poemetti che lasciano liberi pensieri e ripensamenti. La
parola è vita:
“…Leggiamo. Andiamo
incontro all’opportunità di chiarificare, di offrire interpretazioni, modalità
alla lingua, nel suo farsi pensiero, punto di vista e innamoramento, motivo
ideale… La ricerca è opera, diviene, si dispone all’incontro, costruendo il suo
divenire e le sue alleanze.” Così scrive Mauro nella sua piccola
introduzione.
E ancora “…nella mia
scrittura abitano tre movimenti: un io monologante, un io volto all’ascolto
della natura e della Storia, un io nel tentativo dell’amore. Un io che invade,
mormora e interroga.”
E’ questa la giusta
chiave di lettura delle operette di Mauro. Poesia come politica, poesia come
amore, una (con)fusione ideale. Tre movimenti che diventano poemi e parole che
lasciano segni, dagli anni 2000 al 2020, nella consapevolezza che
La vita poetica
È nello strazio del
non.
Nella mancanza!
Nel vuoto che ascolta
Vengono le parole
Fanno sussurro. A
volte gridano.
E ancora, oltre,
Son venuto qui
Con asciugamani rosso
cupo
Con Vespa rossa
E l’Unità sul petto,
sotto la giubba
A proteggere
Come l’antico andare.
E si potrebbe proseguire citando altre parole in questo
viaggio in cui esplodono pensieri, sofferenze, gioie, coscienza dell’essere qui
ed ora e dell’essere stato, altrove, in altri momenti, in altri mondi forse più
pregni di certezze e di principi che pensavamo immortali. L’età, gli anni che
passano, mostrano spazi che stiamo imparando ad esplorare, con più dubbi forse,
con meno certezze del “per sempre” e del “mai più”.
E ancora citando la quarta di copertina: “… La strada, la scuola; la porta aperta, la norma
delle pratiche sinora create. Poesia viva, da persona a persona, quello il
fronte preferito, atti di costruzione, minimi a volte per una semina non sempre
riuscita. Qui c’è il sentire trattenuto, ciò che è rimasto a lato, sul margine
a nutrire il diario dei giorni”.
Un osservatore attento, poeta raffinato ed impegnato nel
comprendere e trasmettere emozioni, Marcello Buttazzo, così ha scritto e
sintetizzato come i poeti sanno fare, l’opera di Mauro:
Il titolo dell’opera è già un manifesto
poetico. La politica intesa come fare comunità, realizzare cittadinanza, è la
cifra paradigmatica dell’esistenza di Mauro. Non una politica sterile, gridata,
inconcludente, quella politica spesso fiaccamente dominante, che non sa
decidere e, quando delibera e agisce, mostra il suo volto smunto, la sua bocca
vorace. La politica, a cui allude l’Autore, è un saper occuparsi effettivamente
dei bisogni della gente, un saper prendersi cura delle necessità degli altri.
Un voler entrare in sintonia con l’altro da sé, edificando ponti conoscitivi. E
il sentimento amoroso non è scisso da questo modo d’intendere il fare politica.
Chi conosce Mauro sa che lui progetta costantemente una politica attiva per la
crescita umana, culturale e sociale della comunità. E lui è mosso da un afflato
fraterno e d’amore. L’amore è il motore dinamico, che sommuove Mauro. L’amore
è, per dirla con Antonio L. Verri, anche l’incanto. “Fate solo ciò che vi
incanta”, scrive Verri. Le definizioni apodittiche non sono una grande cosa,
poiché hanno la pretesa di incatenare e di incanalare in un piccolo recinto
definito e asfittico pulsioni, sensazioni, gioie, dolori, ebbrezze, travagli.
Ma se, per un attimo, dovessimo usare una notazione netta e marcata per queste
poesie, potremmo dire che sono essenzialmente versi d’amore e d’incanto. https://salentopoesia.blogspot.com/2020/07/nellambito-delle-iniziative-inaugurate.html
Mauro Marino
è nato a Lecce il 18 settembre del 1956. Operatore culturale e curatore editoriale,
allievo e collaboratore del poeta Danilo Dolci, dal 1999 dirige a Lecce
l’attività dell’Associazione Culturale Fondo Verri dedicata allo scrittore
salentino Antonio L. Verri.
Giornalista,
già direttore del quotidiano “Il Paese Nuovo”. Impegnato sul fronte della
prevenzione e della cura del disagio esistenziale, progetta e conduce
laboratori di espressione creativa nell’ambito delle terapie integrate del
Centro di Cura e la Ricerca sui Disturbi del Comportamento alimentare DSM
Asl Lecce.
Mauro Marino: Di
politica e d’amore. 2000-2020 – Spagine editore € 10,00