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lunedì 27 luglio 2020

Leggendo Mauro Marino: Di politica e d'amore. (2000 - 2020)

 

 



Ci sono incontri segnanti, quelle persone che riescono ad entrarti dentro e non uscirne più. Quando arrivai in Salento conoscevo pochissime persone. Piano piano, grazie all’accoglienza del popolo salentino e al “clima” generale, iniziai a conoscere, a curiosare luoghi e intelligenze. Passeggiavo sempre con lo sguardo rivolto in alto ad ammirare le meraviglie di un barocco a volte ridondante, comunque imponente. Poi abbassai lo sguardo ed ebbi percezione dei “rifiuti” di vario genere, umani e non, che guizzavano fra le molte persone per bene.

Di questo, soprattutto della bellezza e della meraviglia, scrivevo in un blog amico di un’associazione di Alessandria, profondissimo nord, austera, pacata e ironica. Pianura piatta, caldissima in estate, gelida in inverno, nebbiosa e solare. Le Alpi, da là, si vedono soprattutto quando il sole tramonta, maestose e fiere. Mi pareva bello lanciare un messaggio, unire due lembi così lontani, mani protese fino a toccarsi. Da Alessandria in moltissimi sono passati, pochissimi si sono fermati. Pare una città anonima.  A Lecce invece non si passa proprio, Lecce è isola, se vuoi vederla ci devi venire  appositamente, qui non sarai mai di passaggio.

In tutto questo pensare, meditare, curiosare e scrivere, un giorno non so quale, incontrai in edicola un giornaletto da 50 centesimi, Paese Nuovo, quotidiano di Lecce. Vidi firme amiche e quasi per scherzo inviai via email due cose già pubblicate su www.cittafutura.al.it . Come sospettavo non arrivò risposta alcuna, d’altronde mi chiedevo che senso potesse avere che un giornale di Lecce pubblicasse un piemontese che parla di Lecce e di Salento con le teste pensanti che questi luoghi conoscono a menadito in ogni anfratto?

Invece dopo qualche giorno trovai pubblicati, in corsivo, i miei pezzi. Fu stupore.

Inviai altri pezzi e finalmente volli vedere in faccia quel direttore di cui ammiravo il  coraggio, forse l’incoscienza. Conobbi così Mauro, e scoprii la pacatezza, la calma, il rispetto dell’altro e la saggezza. Ascoltai  pensieri profondi che accompagnano sempre il suo agire nel campo della cultura e dei rapporti umani. Più ci si conosceva, più ci si rispettava e soprattutto imparai da lui il valore della poesia. Da sempre mi ci ero avvicinato con sospetto e un certo timore reverenziale. Però il fatto stesso che Mauro praticasse e promuovesse poeti e versi mi indusse ad avvicinarmi anche a quel tipo di lettura, con parsimonia, è vero, ma con gioia nello scoprire che il mio non praticare poesia, forse era solo una forma di invidia. Il poeta riesce in pochi versi, in parole pesate e meditate, poche, contate, ad esprimere concetti che noi scribacchini per diletto o professione, riusciamo a dire solo con pagine e pagine di parole .

Ora, con “Di politica e D’amore” ho scoperto quasi con commozione, anche Mauro poeta.

 

#iorestoacasa è stata la molla che ha finalmente liberato le sue poesie, grazie al dover passare quei giorni in modo produttivo ha messo in ordine una serie di poemetti che lasciano liberi pensieri e ripensamenti. La parola è vita:

“…Leggiamo. Andiamo incontro all’opportunità di chiarificare, di offrire interpretazioni, modalità alla lingua, nel suo farsi pensiero, punto di vista e innamoramento, motivo ideale… La ricerca è opera, diviene, si dispone all’incontro, costruendo il suo divenire e le sue alleanze.” Così scrive Mauro nella sua piccola introduzione.

E ancora “…nella mia scrittura abitano tre movimenti: un io monologante, un io volto all’ascolto della natura e della Storia, un io nel tentativo dell’amore. Un io che invade, mormora e interroga.”

 E’ questa la giusta chiave di lettura delle operette di Mauro. Poesia come politica, poesia come amore, una (con)fusione ideale. Tre movimenti che diventano poemi e parole che lasciano segni, dagli anni 2000 al 2020, nella consapevolezza che

 

La vita poetica

È nello strazio del non.

 

Nella mancanza!

 

Nel vuoto che ascolta

Vengono le parole

Fanno sussurro. A volte gridano.  

 

E ancora, oltre,

 

Son venuto qui

Con asciugamani rosso cupo

Con Vespa rossa

E l’Unità sul petto, sotto la giubba

A proteggere

Come l’antico andare.

 

E si potrebbe proseguire citando altre parole in questo viaggio in cui esplodono pensieri, sofferenze, gioie, coscienza dell’essere qui ed ora e dell’essere stato, altrove, in altri momenti, in altri mondi forse più pregni di certezze e di principi che pensavamo immortali. L’età, gli anni che passano, mostrano spazi che stiamo imparando ad esplorare, con più dubbi forse, con meno certezze del “per sempre” e del “mai più”.

 

E ancora citando la quarta di copertina: “… La strada, la scuola; la porta aperta, la norma delle pratiche sinora create. Poesia viva, da persona a persona, quello il fronte preferito, atti di costruzione, minimi a volte per una semina non sempre riuscita. Qui c’è il sentire trattenuto, ciò che è rimasto a lato, sul margine a nutrire il diario dei giorni”.

 

Un osservatore attento, poeta raffinato ed impegnato nel comprendere e trasmettere emozioni, Marcello Buttazzo, così ha scritto e sintetizzato come i poeti sanno fare, l’opera di Mauro:

 Il titolo dell’opera è già un manifesto poetico. La politica intesa come fare comunità, realizzare cittadinanza, è la cifra paradigmatica dell’esistenza di Mauro. Non una politica sterile, gridata, inconcludente, quella politica spesso fiaccamente dominante, che non sa decidere e, quando delibera e agisce, mostra il suo volto smunto, la sua bocca vorace. La politica, a cui allude l’Autore, è un saper occuparsi effettivamente dei bisogni della gente, un saper prendersi cura delle necessità degli altri. Un voler entrare in sintonia con l’altro da sé, edificando ponti conoscitivi. E il sentimento amoroso non è scisso da questo modo d’intendere il fare politica. Chi conosce Mauro sa che lui progetta costantemente una politica attiva per la crescita umana, culturale e sociale della comunità. E lui è mosso da un afflato fraterno e d’amore. L’amore è il motore dinamico, che sommuove Mauro. L’amore è, per dirla con Antonio L. Verri, anche l’incanto. “Fate solo ciò che vi incanta”, scrive Verri. Le definizioni apodittiche non sono una grande cosa, poiché hanno la pretesa di incatenare e di incanalare in un piccolo recinto definito e asfittico pulsioni, sensazioni, gioie, dolori, ebbrezze, travagli. Ma se, per un attimo, dovessimo usare una notazione netta e marcata per queste poesie, potremmo dire che sono essenzialmente versi d’amore e d’incanto. https://salentopoesia.blogspot.com/2020/07/nellambito-delle-iniziative-inaugurate.html  

 

Mauro Marino è nato a Lecce il 18 settembre del 1956. Operatore culturale e curatore editoriale, allievo e collaboratore del poeta Danilo Dolci, dal 1999 dirige a Lecce l’attività dell’Associazione Culturale Fondo Verri dedicata allo scrittore salentino Antonio L. Verri.

Giornalista, già direttore del quotidiano “Il Paese Nuovo”. Impegnato sul fronte della prevenzione e della cura del disagio esistenziale, progetta e conduce laboratori di espressione creativa nell’ambito delle terapie integrate del Centro di Cura e la Ricerca sui Disturbi del Comportamento alimentare DSM Asl  Lecce.

 

Mauro Marino:  Di politica e d’amore. 2000-2020 – Spagine editore € 10,00