Commenti

Non pubblicheremo commenti anonimi.

sabato 4 aprile 2020

Quarta settimana chiusi in casa

Siamo quindi arrivati alla quarta settimana di costrizione in casa. Abbiamo sperimentato l’ansia da attesa di un nemico invisibile, quella procurata da fake news che arrivano da ogni dove. E le ansie da persistente ed obbligata convivenza che, se pur normale e consueta e scelta, con l'obbligo può diventare in alcuni attimi diversa. 
Però ci sono aspetti altri, quelli che ci ricorderemo con nostalgia quando la vita riprenderà. Parlo dei silenzi della città, delle code tranquille e composte davanti ai pochi negozi aperti, dell’irreale ed inimmaginabile città desertificata, senza traffico. Parlo del canto dei passeri la mattina, dell’abbaiare lontano di un cane, delle voci di due passanti sul marciapiedi sentite nitidamente dal quinto piano (con tutta evidenza due fuorilegge, non si può camminare appaiati), dell’aria che si respira con più facilità, privata della dose massiccia di inquinanti a cui eravamo assuefatti. Parlo di un tempo riconquistato a pensarsi o ripensarsi, e della nostalgia del mare che non mi è dato raggiungere perché vietato. E paradossalmente, ci si sente più adesso di prima con persone care molto lontane, sfruttando ogni strumento informatico e di comunicazione a disposizione. Sembra che tutto, nel dramma della mortalità per il maledetto virus, si sia ridimensionato, sia tornato a costringerci a ripensarci “umani” nel senso più alto del termine. Non strumenti per produrre, code scomposte alla posta e altrove, auto che vanno ovunque e chissà dove, moto rombanti alle due di notte. Ora i semafori che cambiano colore per nessuno nel silenzio fanno quasi tenerezza. Anche la falce di luna è più pulita, limpida. 
Sentimenti e sensazioni contrastanti insomma, paura, ansia, pacatezza abitudini mutate, meno necessità e bisogni indotti da una vita dai ritmi convulsi, tempi molto più dilatati. L’impressione è che ci si lasci cullare dai pensieri e, si auspica, da un ripensamento globale del nostro rapporto con l’ambiente, con lo sguardo alle cose minime, con i rapporti umani.
Certo, tutto sarà difficilissimo quando usciremo da questo dramma, lo slancio umanitario che fa si che tutti, in qualche modo, pensiamo ed agiamo per solidarizzare con i troppi in povertà assoluta, i lavoratori precari rimasti senza un reddito sia pur minimo, gli immigrati che non possono più vendere accendini ai passanti perché sono spariti i passanti, e perché verrebbero multati se sorpresi in giro. Sarà difficilissimo riportare la sanità a livelli di eccellenza dopo decenni di idiote privatizzazioni, la Lombardia è l’esempio lampante della devastazione del servizio di sanità generalizzata a favore di pochi (e corruttori) privati. Rivendicano l’autonomia completa e vanno a pietire dallo stato centrale quando si rendono conto, senza mai ammetterlo, di avere fatto carne da macello di medici, infermieri e personale sanitario in genere.
Sarà tutto difficile ma occorrerà veramente fare sforzi immensi per trattenere il meglio di questa emergenza, e per far si che il peggio migliori poco a poco.
Una città deserta può fare paura, può terrorizzare, ma una città vivibile, senza traffico, con persone che camminano senza mascherine e magari tornano a sorridere, che si abbracciano quando si incontrano, è un traguardo da raggiungere anche dopo. Come è da ripensare la gestione della cultura che avvicina le persone, ridare vita nuova e nuovo respiro alla bellezza intesa nel senso più ampio, dai musei alle chiese, al paesaggio, dai teatri ai cinema alle biblioteche. Tutto a misura d’uomo, tutto “basso” e non levitato in un oltre riservato a pochi eletti (sedicenti eletti). Per fare questo passaggio è però indispensabile una politica che faccia la sua parte e che faccia l'impossibile per meritarsi la fiducia degli elettori. Ad ogni livello, dal piccolo Comune allo Stato centrale. 

venerdì 3 aprile 2020

I tulipani di Mariangela

Ph. Mario robotti 



L'assenza rallenta le informazioni, tutto è lontano, troppo a volte. 
Ma esiste un “cortile” dove si rincorrono come bimbi i ricordi che ti porti dentro e che sono stati momenti importanti per te e per la tua crescita. Sorrisi e risate, risse e incazzature, viaggi in collina o per strade sterrate.
Così arriva improvvisa, attraverso un post su Facebook, la notizia che non ti aspetti, perché il tempo si era fermato a quei momenti e a quei ricordi. 
Un post che dice dei suoi tulipani nati e che, chissà “se li potrà vedere da dove si trova”.
Così, per caso, cullato dalla forzata reclusione in casa, il cuore si stringe e i ricordi affollano la testa. Quelle domeniche passate all’Orba facendo bagni nel torrente e mangiando panini e insalate. Quelle sere d’estate passate a parlare di mille cose, a ridere e scherzare. La vita intanto era infinita e noi non saremmo invecchiati mai. E giri su fiat 500 blu o 126 di terza mano. E quei fidanzamenti infiniti che diventavano matrimoni, poi la figlia, poi il lavoro. Quelle coppie che erano due singoli ma un unicum indivisibile. Solo la vecchia signora ha potuto osare.
Così, leggendo di tulipani, arriva una strana  “saudade”, la nostalgia dei momenti belli, e arrivano i mille quesiti irrisolvibili. Così ti trovi a provare ammirazione e, forse, un po’ di invidia per chi crede che ci sia un aldilà dove forse la serenità ritorna. L’oltre, l’aldilà, è forse la più straordinaria invenzione delle religioni, una meraviglia. Il solo modo di sconfiggere la morte.
Però occorre avere fede. E la fede è, per sua definizione, cieca. Una scommessa al buio. Un tempo mi definivo prudentemente agnostico, in fondo sapevo di non sapere. Con l'invecchiamento, però, più si è insinuato il dubbio,  l'agnosticismo è diventato ateismo.
Quindi non ho speranza alcuna di rivedere o reincontrare. Quindi la morte è ancora più definitiva e buia.
Per questo è doloroso apprenderne, per questo ritornano ricordi che pensavi seppelliti chissà dove e chissà da quando. Macchè, erano lì ad aspettare, come la risata di Mariangela  che se ne fregava degli scacchi e della maratona, ma si lasciava coinvolgere sorridendo a organizzare tornei di scacchi e una maratona.
Sono belli veramente i tulipani di Mariangela. E sono belli i ricordi, anche se velati di saudade e un po’ di tristezza.  

martedì 31 marzo 2020

Autodichiarare ai tempi del corona virus


Sono quattro i moduli che ad oggi ci risulta siano usciti. I primi erano più semplici da compilare: ci chiedevano (soltanto) di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio come da DPCM concernenti lo spostamento delle persone fisiche all'interno di tutto il territorio nazionale, nonché delle sanzioni previste in caso di inottemperanza, cui seguivano le motivazioni dello spostamento, e la parte propriamente dichiarativa che fungeva da contenuto della giustificazione.

Il 17 marzo, un ulteriore aggiornamento chiedeva non solo più di essere a conoscenza delle misure di contenimento per (evitare il più possibile) gli spostamenti, ma anche di non essere sottoposto alla misura della quarantena e di non essere risultato positivo al virus, senza poterlo effettivamente sapere in assenza di tampone eseguito, (ben) potendo rientrare tra quelli “…asintomatici”; oltre che essere a conoscenza delle sanzioni (in allora) previste per l’inottemperanza delle predette misure, configurando il reato contravvenzionale di cui all'art. 650 c.p.

Il 23 marzo è uscito un altro modulo che, se confrontato, reca oltre all'inizio dello spostamento e la sua destinazione —solo in termini di spazio e non anche di tempo — una motivazione rientrante nel novero delle situazioni di necessità scissa tra la “assoluta urgenza” e la “situazione di necessità” differendo l’una per trasferimenti in comune diverso, l’altra per spostamenti all'interno dello stesso comune, con il richiamo dei due DPCM rispettivamente del 22 marzo e dell’8 marzo 2020.

Il 26 marzo esce (si spera) l’ultimo, attualmente in vigore, disponibile, unitamente alle regole per gli spostamenti — altrettanto importanti da leggere e sapere — nella pagina del Ministero dell’Interno. (Fonte: Agenda Digitale).

Collezione autodichiarazioni

Dalla tragedia alla farsa il passo è breve. E il governo Conte, dal punto di vista delle autocertificazioni, ci è arrivato in dieci giorni netti.
CI sarebbe da ridere se  questa bulimia autocertificativa non avesse conseguenze per una persona normale. Si parla di multe oltre i 400 euro e fino a 3000 e addirittura di denuncia penale per errate dichiarazioni.
Nell'ultima versione, oltre che dichiarare di non essere sottoposto a quarantena, di non essere positivo al virus (omettendo “a mia conoscenza”, perché, se sono asintomatico e dichiaro di non essere positivo, dichiaro il falso?), di indicare il percorso da/a per gli spostamenti, occorre dichiarare di essere a conoscenza delle norme locali in caso di cambiamento di regione. Se andate dalla Puglia all'Emilia non azzardatevi a fermarvi a fare pipì in Abruzzo, altrimenti rischiate grosso.
Per gli spostamenti locali invece si fa dura, se esco di casa per andare in panetteria, poi all'edicola, poi dal tabaccaio, poi al supermercato, poi a comprare i croccantini per il cane, devo dettagliare il tutto o limitarmi a mettere “commissioni indispensabili”? In questo caso però non potrei mettere da / a, perché i negozi sono in 4 vie differenti e va a finire che se il controllore è pignolo mi denuncia.
E se porto il cane a fare la passeggiata “nei dintorni della mia abitazione” devo comunque descrivere il percorso? E se il cane da via Battisti mi scappa in via Salandra? Incorro in denuncia penale se lo rincorro?
Sulla “assoluta urgenza” e “stato di necessità” poi la cosa si fa bizzarra. Non è l’urgenza anche necessità?
In tutto questo rimane il problema del pensionato che non ha computer, non ha internet o non ha una stampante. Non può farsi stampare i moduli perché i negozi sono chiusi. E’ vero che solerti controllori possono fornirlo e compilarlo seduta stante in presenza del malcapitato che ha comprato il pane. Tuttavia questa operazione implica la perdita di non meno di 15 minuti per il controllato e il controllore. Assieme allo stress da controllo ovviamente. C’è anche la bizzarra alternativa che dice “si può ricopiare a mano il testo”. Ma l’avete letto? Occorre scrivere mezz'ora citando codici e codicini.
Data per scontata la necessità di un modulo, non sarebbe stato più dignitoso per il governo e per i controllati una cosa semplice semplice e soprattutto unica?
Il rischio è di uscire di casa con il modulo compilato e scoprire dopo un’ora che il ministro pinco pallino ne ha fatto uno nuovo e diventare tout Court fuorilegge.  
In attesa del quinto modulo!